Andrea Pubusa
Avete letto? La mano invisibile del mercato ha colpito: ha spezzato il collegamento via mare tra Cagliari e Civitavecchia, uno dei più antichi (istituito un secolo fa) e un tempo frequentati tra la Sardegna e la penisola.
L’altra sera sono partiti gli ultimi traghetti Tirrenia e non sono previste altre corse. Una rotta che in questa stagione estiva veniva effettuata da Tirrenia in regime di libero mercato (la convenzione con lo Stato è scaduta a luglio). Nessun’altra compagnia, infatti, è sembrata interessata a gestire questa rotta.
E’ l’epilogo di una vicenda che quest’anno ha visto un bando e due manifestazioni d’interesse andati deserti. In un contesto nel quale anche lo scalo di Arbatax - ora entrato a far parte della gestione dell’Authority Mare di Sardegna - ha sofferto per l’addio dei traghetti in banchina. La Regione, già a fine luglio, aveva chiesto al Ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibile un bando unico su tutti i collegamenti da e per la Sardegna “in presenza di tratte remunerative e altre in sofferenza con l’idea di avere un regime tariffario adeguato e frequenze garantite per passeggeri e merci”.
E tra un mese esatto rischia di fermarsi anche la continuità territoriale aerea, in quanto l’Alitalia garantirà i voli fino al 14 ottobre. La nuova compagnia Ita, infatti, non può subentrare con un affidamento diretto delle rotte da e per i tre aeroporti della Sardegna con Roma e Milano. Per varare il bando con la procedura d’emergenza la Regione Sardegna attende indicazioni dal Governo.
La libera concorrenza ha dunque fatto il miracolo. Ha riportato l’isola in pieno Ottocento!
Possono sembrare discorsi retrò, ma rimane sempre valida l’idea che nei servizi pubblici essenziali la mano invisibile va fermata e va mezza in funzione un’altra mano, quella pubblica. I servizi vanno assicurati riversasndo sulla contribuzione generale i costi non coperti dagli incassi e vale la vecchia tecnica deò prezzo amministrato, determinato con equità in ragione delle esigenze dei cittadini. Cosa si può fare di diverso per un’isola alla quale va assicurata la continuità territoriale? Come, se non così, si può garantire l’eguaglianza?
Questa vicenda ha valenze più generali: ci dice dei disastri del liberismo, non e’ un caso che per assicurare la continuita’ dei servizi debba subito intervenire il governo. Ma si tratta di pannicelli. I mali, che si manifestano in tutti i settori, permangono e ci dicono che una sinistra può rifondarsi contrapponerndo al mercato elementi di socialismo,. La parola è stata ormai perfino espunta dal lessico politico, ma va rilanciata a fondamento di una ripresa del movimento del lavoro.
2 commenti
1 Aladinpensiero
15 Settembre 2021 - 07:11
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=126884
2 Tonino Dessì
15 Settembre 2021 - 13:45
La Sardegna in balia di se stessa, sempre più isolata.
Ora, senza entrare in questioni che potrebbero apparire ideologiche, come fai pur comprensibilmente tu evocando il socialismo, non c’è dubbio che questo dei collegamenti esterni, cui si aggiunge la condizione addirittura primitiva di quelli interni, costituisce il maggiore fallimento dell’autonomia speciale, ma anche del concorso dello Stato e non meno della sussidiarietà comunitaria al fine di assicurare la continuità territoriale fra l’Isola, la Penisola italiana, il Continente europeo.
Eppure, fra articolo 13 dello Statuto speciale, strumenti della politica economica nazionale, misure per la coesione negoziabili in ambito UE, ancor più oggi, con in campo il PNRR, non sono, in realtà, gli strumenti giuridici e nemmeno le risorse finanziarie, a difettare.
È l’incapacità cronica della politica sarda di costruire una vertenza capitale, che non riesce a smuovere la trascuratezza miserabilmente burocratica della politica e delle istituzioni statali, dei Governi e dei Parlamenti, ai quali invece competerebbe, anche nei livelli europei, rappresentare una questione che è di eguaglianza, di diritti individuali e collettivi, di efficienza di un intero sistema.
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