Carbonia, elezioni: bisogna uscire dalla crisi, ma chi ha concorso allo sfascio non può essere ricostruttore

6 Settembre 2021
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Andrea Pubusa

A Carbonia si va a elezioni. Un fatto politico importante non solo perche’ si tratta di un grosso centro, ma per la sua storia. Chi legga in questo blog i post domenicali di Gianna Lai sulla sua storia sa quanto  questa citta’ di minatori sia stata centrale nella battaglia democratica in Sardegna e non solo, fino agli anni ‘60. Basti pensare che nell’immediato dopoguerra Il PCI mise Velio Spano a capo della Camera del lavoro e Renzo Laconi in Consiglio comunale. Due padri costituenti, dirigenti nazionali del partito, collaboratori stretti di Togliatti dislocati nella citta’ a guidare le lotte dei minatori, segno dell’attenzione dei comunisti alla situazione delle miniere e alla condizione dei lavoratori.
Ora, a settant’anni, il PCI e’ stato sciolto, non c’e’  piu’, non ci sono piu’ partiti a contendersi il governo della citta’, ma consorterie e bande variamente chiamate.  Ecco perche’ non si riesce a comporre le liste in modo partecipato ne’ a mettere siu un programma all’altezza della crisi morale, sociale e politica della citta’.
Il dibattito pubblico latita, le consorterie amano le discussioni riservate, l’intrigo piu’ che il confronto ampio e capillare. In questo contesto degradato e piatto e’ pregevole, per impegno e intenti, il contributo, pubblicato su La Provincia e su Il Manifestosardo, di Paola Atzeni, che, da antropologa di razza quale e’, e da protagonista della vita comunale fino agli anni ‘70, parte da un’ampia analisi della storia della citta’, delinea un’ipotesi per costruire il programma e indica alcuni dei soggetti per guidare o accompagnare un processo di ricostruzione politica.
Ora, la riflessione e’ di indubbio interesse e meritevole di seria attenzione e di approfondimento, ma a me pare contenga un punto di manifesta debolezza e contraddittorieta’: propone a guidare il processo di superamento della crisi chi, per i ruoli svolti, ne e’ stato responsabile. Gli ex sindaci Casula e Cherchi avrebbero dovuto al tempo delle loro leadership curare 
 la formazione di amministratori a cui passare il testimone nella naturale successione delle generazioni. Invece non lo hanno fatto, anzi proprio sotto le loro gestioni, per cause non dipendenti solo da loro e non puramente locali, si avvia quel processo degenerativo cui urge oggi porre rimedio. Ecco questo e’ il punto  da cui partire analizzandolo senza reticenze e con spirito di verita’. Senza questa analisi, che e’ gia’ essa stessa una parte dell’opera, parlare di programmi e’ un mero esercizio verbale e ipotizzare una ricostruzione politica e morale e’ una pura chimera. Carbonia, finita l’epopea dei minatori, e’ diventata anche per il PCI un serbatoio di voti da usare nello scacchiere regionale. Meglio, dunque, non favorire l’emersione di personalita’ locali autorevoli, meglio avere modesti e ubbidienti controllori di pacchetti di voti, meglio avere chi garantiva il mantenimento di una funzione servente. Aggiungeteci lo sfaldamento generale del PCI (e degli altri partiti) ed eccoci qua.  Ardua l’opera per fuoriuscire daĺlo sfascio, ma certo la mano e la testa rigeneratrici non possono essere quelle di chi ha concorso a crearlo.

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