Raffaele Paci
Nei giorni scorsi il Prof. Raffaele Paci, nell’ambito della campagna per l’elezione del Magnifico Rettore dell’Università di Cagliari, ha inviato ai “grandi elettori” una sua riflessione sulla situazione finanziaria degli Atenei italiani. Ora che il Prof. Paci ha riununciato alla sua candidatura, pubblichiamo questo suo interessante contributo, che consente di comprendere in quali difficoltà si dibatte l’Università pubblica nel nostro Paese.
Il ministero ha pubblicato in questi giorni il quadro finanziario delle università statali italiane relativo al 2008. Come è noto, l’indicatore che segnala se una università è “virtuosa” o “viziosa” è dato dal rapporto tra assegni fissi (AF: costo del lavoro per il personale docente e tecnico amministrativo) e fondo di funzionamento ordinario (FFO: principale voce di finanziamento delle università da parte dello stato).
Esistono due modalità di calcolo di questo rapporto. Nel primo caso si tratta del “rapporto puro” tra AF e FFO e ci indica con immediatezza quanta parte del finanziamento statale risulta impegnato nelle spese per il personale e non può quindi essere disponibile per altri usi (spese generali, ricerca, didattica, infrastrutture, ecc.). Nel corso degli anni tuttavia vari provvedimenti di legge hanno permesso un calcolo più benevolo per gli atenei proponendo un “rapporto scontato” per cui gli AF vengono ridotti in base a tre voci: (1) gli aumenti stipendiali maturati nell’anno precedente, (2) gli introiti provenienti da convenzioni pluriennali con enti esterni, (3) un terzo del costo del personale universitario delle facoltà di medicina impegnato in attività assistenziale. Attualmente la normativa prevede che un ateneo sia considerato virtuoso se il rapporto scontato AF/FFO è inferiore al 90%, se invece questa fatidica soglia viene superata l’ateneo viene sanzionato con il divieto di poter bandire concorsi e con l’esclusione dall’assegnazione dei posti aggiuntivi di ricercatore e di finanziamenti premiali. Nel 2008, per la prima volta, quattro atenei sono stati dichiarati non virtuosi e quindi sanzionati: Siena, l’Orientale di Napoli, Trieste e Firenze.
La politica del ministero è chiara: si vuole incentivare le università a non eccedere con le assunzioni e quindi a mantenere libera una quota di fondi statali da poter destinare alle attività generali e al finanziamento adeguato delle attività di ricerca e di didattica (progetti di ricerca, borse di dottorato, assegni di ricerca, sussidi alla didattica, laboratori, attrezzature ecc. ecc.).
Per quanto riguarda il “rapporto scontato” bisogna fare due considerazioni. Primo, questo rapporto non calcola alcune spese per il personale che in realtà l’università ha comunque effettuato; in altri termini si tratta di uno sconto virtuale perché questi soldi sono comunque spesi e non possono quindi servire per altri scopi. Secondo, la riduzione per l’assistenza sanitaria (la voce più consistente tra quelle previste) è transitoria ed ha avuto valore solo fino al 31 dicembre 2008 (si veda la L. 31 del 28 febbraio 2008). Ciò significa che, a legislazione vigente, nel 2009 questo sconto (peraltro virtuale) non si attua più.
Queste considerazioni implicano che gli atenei dovrebbero considerare attentamente il “rapporto puro”, ossia quello effettivo che, salvo modifiche di legge, sarà utilizzato nel 2009. Vediamo quindi nella tabella sottostante la situazione. L’Università di Cagliari ha un rapporto puro pari al 95%, peggio di noi stanno solo 10 atenei (sui 66 atenei statali considerati), compresi i quattro già “bocciati”. In generale altri 16 atenei superano la soglia del 90%. […]
Questa situazione finanziaria critica richiede, in un’ottica di programmazione pluriennale delle risorse, la predisposizione di scenari futuri sull’andamento del rapporto. Ad esempio sappiamo che gli AF varieranno sulla base di pensionamenti, adeguamenti stipendiali, concorsualità previste. Ma soprattutto l’FFO è destinato a variare per affetto delle norme di legge (L.133/2008 e L.1/2009) che prevedono nei prossimi anni forti tagli ai trasferimenti statali (e contro questi tagli dobbiamo continuare a batterci con molta tenacia) e una parte crescente dei finanziamenti assegnati secondo criteri di premialità. Ricordo che il nostro ateneo ottiene in termini di premialità una quota di finanziamenti inferiore a quella ordinaria (1,68% contro 1,9% secondo i dati del 2008), ciò significa che l’Università di Cagliari, per l’effetto combinato dei tagli e della premialità, riceverà nei prossimi anni un FFO sensibilmente ridotto.
Pertanto ci possiamo ragionevolmente aspettare per il futuro un ulteriore peggioramento del rapporto AF/FFO (in linea con quanto previsto a livello nazionale dal CNVSU nel suo IX Rapporto annuale, www.cnvsu.it ). In mancanza di politiche adeguate il nostro ateneo corre quindi il rischio di entrare in un circolo vizioso caratterizzato da una riduzione dei finanziamenti statali, quindi meno risorse disponibili per le attività di ricerca e didattica, quindi una minore produttività, e quindi ancora minori finanziamenti in base alla premialità.
Per uscirne da questo circolo vizioso bisogna agire con visione strategica e rigore cercando di intervenire contemporaneamente su più fronti. Riorganizzazione interna per garantire più efficienza e quindi una maggiore produttività delle risorse date. Incremento delle risorse esterne: inclusione dei fondi regionali nell’FFO (così come già avviene per l’università di Trento); finanziamento della ricerca scientifica e tecnologica grazie ai bandi POR e alla LR 7; potenziamento della progettazione europea, incentivazione del conto terzi. Sono questi gli interventi concreti che ho proposto nel mio programma e sui quali tornerò in un successivo intervento per illustrarli con maggiore dettaglio.
Dobbiamo infine continuare a rivendicare che il sistema universitario pubblico riceva dallo stato i finanziamenti adeguati per svolgere quel compito cruciale di alta formazione e ricerca scientifica che deve stare alla base di qualunque progetto di sviluppo della nostra società.
L’obiettivo strategico è quello di ottenere più risorse non vincolate (oggi del tutto insufficienti) per finanziare la ricerca e la didattica secondo standard di alta qualità, migliorare i parametri di premialità, riuscire così ad ottenere maggiori finanziamenti nazionali e distribuirli al nostro interno secondo criteri trasparenti di premialità.
Dobbiamo essere capaci di invertire il ciclo ed avviarci così verso un percorso virtuoso. Non sarà facile, ci vorrà del tempo, servirà rigore e disponibilità al cambiamento da parte di tutti. Ma è importante essere consapevoli che non esiste altra strada, non ci sono scorciatoie e facili promesse.
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