Vittoria europea, pandemia, governanti e dintorni

14 Luglio 2021
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A.P.

La passione sportiva - si sa - porta spesso ad eccessi e mette in movimento soggetti e masse solitamente statiche o passive. L’esplosione di gioia per la vittoria dell’Italia ha anche altre motivazioni, prima fra tutte la voglia di tornare alla normalità dopo due anni pesanti. Non pare, ma le restrizioni, anche per chi le ha razionalmente accettate come necessitate, hanno inciso a fondo nella testa delle persone, creando una situazione di disagio e di incertezza. Un fatto positivo, fortemente simbolico, come la vttoria di un torneo calcistico, ha dunque assunto il valore di una svolta. Festeggiare senza precauzioni è apparsa una reazione ovvia quasi doverosa.
C’è poi una malcelata antipatia per gli inglesi, supponenti e convinti d’essere primi in tutto, a partire dalla democrazia, se non fosse che hanno creato un impero sull’asservimento degli altri popoli, a partire dai più vicini, gli irlandesi e gli scozzesi, che non a caso hanno tifato ostentatamente Italia.
Se, dunque, la spontanea ondata di manifestazioni è comprensibile, anche se non condivisibile dal punto di vista sanitrario, diversa è la valutazione sui nostri governanti. Hanno lasciato fare al di là dell’ammissibile. Un allarme sanitario forte e netto sarebbe stato auspicabile. Ma il consenso che si ha dalle gesta e dai divertimenti dei circenses è forse il meccanismo di governo più collaudato da quando l’uomo è sulla terra ed alcuni comandano i tanti. Anche le due tedesche, Ursula e Angela, di solito poco espansive, hanno dichiarato di tifare Italia e così tutti i governanti dell’Europa continentale, segno anche questo che gli inglesi non godono di vaste simpatie. Del resto, anche il modo in cui hanno preso la sconfitta è poco sportivo e civile. e svela l’intima convinzione che il titolo spettasse a loro per uno speciale diritto naturale. Ma vabbe’.
Ora, accendiamo un cero e speriamo che non ci sia una riesplosione della pandemia. La vaccinazione di massa però sta funzionando e quindi una controllata transizione alla normalità non pare  un’ipotesi irragionevole.

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