“Riforme”: Mercegaglia chiama, Berlusconi risponde

22 Maggio 2009
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Red

Pensioni, liberalizzazioni, giustizia, università e, ancora, taglio della spesa pubblica improduttiva, eliminazione degli enti inutili, sburocratizzazione. Sono queste le riforme strutturali di cui l’Italia ha bisogno e che vanno fatte subito, non solo per agganciare la ripresa, appena si ripresenterà, ma anche per tutelare la coesione sociale, “bene assoluto” messo a rischio dall’incapacità di crescere del Paese. Nella sua relazione di fronte alla platea  degli imprenditori riuniti per l’assemblea annuale di Confindustria, Emma Marcegaglia lo ha ripetuto più volte: l’unico modo per rimettere l’Italia in carreggiata dopo una crisi “violentissima”, che, secondo gli industriali, vedrà quest’anno il pil contrarsi di oltre il 4%, è fare le riforme. Senza non si va da nessuna parte. Un concetto che la presidente degli imprenditori ha voluto ribadire con forza facendo appello direttamente al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, seduto in prima fila all’Auditorium Parco della Musica di Roma, insieme a quasi tutto il governo: “Il consenso che lei ha saputo conquistarsi è un patrimonio politico straordinario. Lo metta a frutto. Usi quel patrimonio per le riforme che sono necessarie. Lo faccia adesso”, ha scandito Marcegaglia. “La crisi - ha insistito - non può essere l’alibi per non fare le riforme di cui abbiamo bisogno”.
Berlusconi risponde immediatamente. Riforme subito a partire dal Parlamento “inutile e dannoso” e “pletorico”. Gioca sul pletorico, che è vero, per far passare il primo messaggio, l’inutilità e addirittura la dannosità. Tutti gli aspiranti monocrati provano fastidio per le libere assemblee elettive. Al cavaliere ormai non basta più neppure una maggioranza di uomini e donne di servizio. Non gli basta più  questo simulacro della rappresentanza a cui, con nomine dall’alto e leggi truffa, ha ridotto il Parlamento italiano.

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