Il M5S al bivio fra irriverenza e omologazione

30 Giugno 2021
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Andrea Pubusa

La vicenda del M5S ha assunto caratteri dirompenti perché riguarda una questione sempre complessa: il ruolo e il destino, nei movimenti sorti per iniziativa di una personalità forte, del loro fondatore. Trattandosi di movimenti informali le regole sono all’inizio altrettanto magmatiche. Dirigono il fondatore e i seguaci della prima ora. Nessuno li mette in discussione, si segue e basta. Poi, se la creatura cresce, nasce il problema di dare stabilità all’organizzazione e di dotarla di regole, di uno statuto.
Anche le successioni in questi casi sono spesso tormentate. La grande storia presenta òmolti esempi, tragici e ricchi di colpi di mano, di repressioni, perfino sanguinose. Nel caso dei pentastellati la questione è più semplice. Conte, secondo arrivato, seppure con meriti innegabili nella ultima fase, pone la questione dello statuto, delle regole, del passaggio dal movimento alla forza strutturata e organizata. In questo contesto, le figure dei capi fondatori, indiscutibili non esistono, al più si può prevedere un presidente con funzioni neutre, di garanzia mentre le decisioni spettano al segretario o capo politico e agli esecutivi elettivi, con ampie assemblee di indirizzo politico.
Ora, un meccanismo del genere, comunque declinato, ridimensiona sicuramente il ruolo di Grillo. Non esiste negli statuti il capo fondatore, carismatico. Ma vien da chiedersi, giova questo al M5S? Alla lunga certamente sì, ma nell’immediato? Nel presente la risposta è meno sicura, anzi è perplessa. Conte non sarà un democristiano, anzi certamente non lo è, ma sicuramente non ha la carica dirompente di Grillo. E in questo panorama italico, piatto e grigio, una figura che spariglia, che introduce temi e suggestioni nuove, fuori schema serve, è necessaria come l’aria ai polmoni. Semmai a Grillo puo’ essere imputato un certo appannamento nell’ultimo periodo, di fronte a Draghi, specialmente.

Che fare dunque per uscire dsll’impasse? Occorre una pensata fuori dagli schemi. Mano libera a Grillo sul piano dell’ideazione e della elaborazione generale e di fondo e un potere decisionale di Conte nella gestione? Una soluzione del genere è difficile a pensarsi e ancor più ad essere inverata, ma - se ci pensate bene - un M5S omologato è poco utile al paese. Almeno a quelli come me non entusiasma. Grillo con la sua uscita di ieri sembra pensarla cosi’. Conte deve portare pazienza. Non puo’ traformare il Movimento in partito. Forse farebbe bene a tener conto di questo. Impuntarsi non serve a nulla. E’ dannoso.

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