Gianluca Scroccu
Pubblichiamo uno stralcio della relazione di Gianluca Scroccu ad un recente Convegno sulla sicurezza e la violenza. E’ interessante perché mostra la costante della formazione di organizzazioni armate private nella formazione di regimi autoritari. Le ronde ne sono l’attuale versione.
Il termine dissoluzione permette di comprendere bene i meccanismi che hanno portato stati più o meno democratici come l’Italia liberale o la Germania di Weimar verso una spirale sempre più forte rappresentata dallo stravolgimento quotidiano dei diritti costituzionali. La storia del Novecento esprime con chiarezza cosa succeda quando politiche miranti all’erosione delle regole democratiche intacchino giorno dopo giorno il tessuto civico di una nazione che si immune da riteneva derive totalitarie o segregazioniste. Il gioco linguistico che introduce nel dibattito quotidiano parole chiave che vengono ripetute in maniera ossessiva sino a penetrare nella coscienza degli elettori diventando senso comune produce alla lunga un cambiamento che diviene irreversibile. Termini come sicurezza, governabilità, ordine si prestano in maniera perfetta alla concretizzazione di questo disegno politico. Colpire il diverso come colui che rende impossibile la realizzazione del disegno politico di chi detiene il potere pubblico diventa alla fine lo schema principale nella realizzazione di un disegno totalitario: l’avversario politico come l’ebreo, l’omosessuale come l’extracomunitario.
[…] L’esperienza italiana del fascismo, ovvero di quella che secondo Norberto Bobbio aveva nel suo corpo l’ideologia della violenza, ci tocca in prima persona perché ha riguardato la nostra storia nazionale. […]Fin dai suoi primi atti il fascismo si mostrò disposto ad introdurre nella lotta politica i metodi dell’esperienza di guerra, dandosi una formazione militare come supporto e sostegno dell’organizzazione dei Fasci, prima occasionalmente, per difendersi dall’aggressività degli avversari, poi, sempre più rapidamente, per usarla come forza dirompente contro di essi. Le varie fasi dello squadrismo, sino all’apoteosi nella fase posteriore all’occupazione delle fabbriche, quando le squadracce diventano il braccio armato degli agrari spaventati dal “pericolo rosso”, testimoniano un caso di scuola per comprendere come il regno d’Italia fosse passato da un’architettura istituzionale che, sebbene in maniera ancora parziale, stava vedendo crescere una certa coscienza democratica (pensiamo all’allargamento del suffragio), ad un momento di crisi totale che avrebbe portato, con l’avvento del fascismo, alla cancellazione di ottant’anni di lenta e faticosa conquista dei principi di un governo liberale, democratico, parlamentare. Questo avvenne per la sostanziale incapacità delle forze di governo di comprendere in pieno il significato di rottura della violenza fascista e delle possibili derive autoritarie che si sarebbero realizzate con la presa del potere da parte di Mussolini. Profetiche, sotto questo punto di vista, le parole del deputato socialista Niccolai nel corso di un dibattito alla Camera del novembre del 1920:
Vogliamo dimostrarvi che se il fascismo esiste, se il fascismo agisce, se tenta le sue imprese pazzesche nel Paese, ciò è dovuto alla connivenza governativa. E quando avremo dimostrato questo,avremo dimostrato che il governo abdica i suoi poteri di difesa e conservazione nelle mani di una privata organizzazione che può domani rivolgersi contro lo stesso governo.
[…]Ricordiamoci che in questa nuova religione della politica che fu il fascismo il ruolo della violenza venne legalizzato e istituzionalizzato attraverso la mediazione offerta dalla figura del capo carismatico, dell’uomo provvidenziale e dalle doti straordinarie che lo rendevano salvatore della patria nei momenti di crisi del sistema. […] La magistratura tenne un orientamento filofascista, specie nelle zone del fascismo agrario, così come buona parte della forza pubblica, quasi soddisfatta che le camicie nere reprimessero le manifestazioni e le sedi dei sovversivi rossi. Forze socialiste che nelle componenti massimaliste, con le loro prese di posizioni ciecamente rivoluzionarie, ebbero la colpa di scavare un fossato sempre più largo rispetto alle forze dell’ordine, ovvero carabinieri e guardie regie.
[…]La violenza, componente essenziale dell’ideologia fascista, servì al governo per guadagnare e stabilizzare il consenso attraverso la paura e per liberare il campo da possibili avversari: divenne cioè strumento essenziale per imporre la propria strategia di consenso. Le Camicie Nere furono via “costituzionalizzate”; l’obiettivo di Mussolini era di farle entrare a tutti gli effetti nell’apparato militare dello Stato e di chiamarle Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Già il 15 dicembre del ’22, in una delle prime riunioni del Gran Consiglio del Fascismo (creato come organo consultivo di partito, ma di fatto libero di influenzare le decisioni dell’esecutivo) venne discussa l’idea di come utilizzare al meglio le squadre sotto la responsabilità diretta della Presidenza del Consiglio. Era questa un’esplicita violazione dello Statuto, che stabiliva come tutti i corpi d’armata dovessero essere sotto il diretto controllo del re. Il primo decreto di istituzione della Milizia, ratificato senza discussione dal sovrano, venne pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nel gennaio 1923. Parallelamente era stata abolita la guardia regia, che aveva assunto sempre posizione di contrasto verso la milizia. Un clamoroso strappo della legalità costituzionale che invece venne visto come un atto di “normalizzazione” delle squadracce e contro cui le forze liberali e democratiche reagirono debolmente: indicative le prese di posizioni attendiste del Corsera di Albertini o della Stampa di Torino. […] La svolta autoritaria del 1925-1926 avrebbe presto cancellato i residui argini costituzionali sancendo, di fatto, l’instaurazione di una dittatura a partito unico che avrebbe presto cancellato le opposizioni e governato secondo uno schema totalitario sino al 25 luglio del 1943.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.
Lascia un commento