Gianna Lai
Oggi è l’ultima domenica di primavera e puntuale ecco il post sulla storia di Carbonia, iniziata il 1° settembre 2019.
Secondo la “Tabella Salari Medi nei Distretti di Torino (miniere di antracite di Colle Croce e Terre Nere), Trieste (miniere di combustibili fossili)” e Iglesias, 1946, i salari più alti vengono percepiti dai minatori del distretto di Torino, mentre in Sardegna si registra ancora la presenza di donne e ragazzi, ormai del tutto assenti, questi ultimi, nelle miniere della Penisola. Queste le paghe orario, per i 15 mila minatori del Sulcis, alla fine del 1946: Interno, sorveglianti lire 124,30; minatori 116; manovali 109,16; specialisti 111; servizi vari 102,50. Esterno, sorveglianti lire 112,50; minatori 102,60; manovali 101,50; donne e ragazzi 60,70. E più precisamente, la “paga netta” registrata nel distretto di Iglesias per il 1946: minatore lire 66,53, manovale 56,25. Cui si aggiungono, cottimi e premi e incentivi, come quello assegnato nel Sulcis, per il “Superamento del traguardo delle centomila tonnellate mensili: 3mila lire agli uomini, 1.500 ai ragazzi e alle donne”.
Bassi salari nel Sulcis, mentre si aggrava l’inflazione, proprio nel corso dell’inverno 1946-47, che provoca un generale aumento dei prezzi, come dice Giorgio Candeloro, a seguito dell’abolizione dei prezzi politici. E sì da far crescere il malcontento nel Paese e da provocare numerosi scioperi in varie località, nonostante la tregua salariale ancora vigente. Sempre più difficile la posizione delle sinistre nel governo, attaccate fortemente dalla stampa di destra come responsabili della protesta. Secondo Ernesto Ragionieri, invece, “a far precipitare la situazione, la scissione socialista e il viaggio di De Gasperi in America, che avrebbero posto le basi per la fine dei governi di unità nazionale: … la nascita del PSLI rappresentò un successo per i fautori della rottura dell’unità antifascista, in quanto ripropose nel movimento operaio italiano il tema della divisione che esso aveva cercato di superare nella lotta contro la dittatura”.
Gravi le conseguenze in tutto il paese, mutano i rapporti tra le forze politiche, ne risente l’intera CGIL, dove le varie correnti tenderanno a strutturarsi in forme sempre più precise. Così in Sardegna e a Carbonia. E mentre i socialisti riprendono l’antica denominazione, Partito socialista italiano, PSI, tra i più illustria aderenti alla nuova formazione di Saragat, nell’isola, l’onorevole Angelo Corsi, presidente dell’ACaI. Ad esprimere e incarnare la continuità con la precedente gestione alleata, fin dalle agitazioni di gennaio che, come nel resto d’Italia, aprono in città il 1947.
Lo sciopero dell’11 è preceduto dalla protesta, il giorno prima, di 200 operai di Bacu Abis, “per ottenere la regolare distribuzione dei generi razionati e la distribuzione di oggetti di vestiario e calzature, a prezzi modici”. E si estende a tutto il bacino minerario fino al 13 gennaio. E poi di nuovo, sciopero dei minatori di Carbonia il 20 gennaio, mentre sono in agitazione i lavoratori di tutta la provincia, contro i mancati approvvigionamenti. Il 22, per solidarietà con il Sulcis, astensione dal lavoro degli operai delle miniere metallifere, Monteponi, San Giovanni, Società Pertusola, Monte Agruxiau, Società Sapez.
Lo sciopero dell’11 gennaio, sostenuto dalla Camera del Lavoro cittadina, rivendica l’indennità di mensa, il miglioramento delle razioni alimentari, l’esenzione dal pagamento delle tasse e sollecita una migliore gestione dell’Ente di consumo e della Cooperativa di gestione alimentare e il potenziamento delle Commissioni operaie nella vigilanza sui prezzi. Allo sciopero, che si propaga immediatamente a tutto il bacino, partecipano anche i portuali di Sant’Antioco e ancora gli operai delle miniere metallifere, stesse le richieste, mentre assemblee popolari e imponenti manifestazioni si susseguono, ad Iglesias, a Gonnesa, dapertutto. In città la parola d’ordine è “resistere a tutti i costi”, reclamando il salario completo anche per i giorni di sciopero, cui gli operai si sentono costretti per l’intransigente no della direzione sulle questioni che riguardano le mense e l’approvvigionamento alimentare.
Accettate alcune richieste del Comitato di agitazione, da parte della SMCS, sembra ad un certo punto che la protesta possa concludersi, quando si verificano i primi incidenti: responsabili, secondo i dirigenti sindacali, un gruppo di anarchici per lo più provenienti da Iglesias, che accusano la CGIL di aver firmato accordi, tradendo le aspettative dei minatori. E si aggrava ancora il quadro con le dichiarazioni dell’ingegner Rostan, direttore generale che, da Roma, con grande distacco, dichiara non essere l’indennità di mensa, richiesta dai sindacati, suffragata da norme contrattuali, venendo a costare all’azienda, la sua istituzione, un milione e mezzo di lire al giorno. Totale il sostegno dell’Associazione industriale di Cagliari alla SMCS, si verificano il 27 gennaio i primi incidenti, e poi il 29 con l’invasione di Villa Sulcis, dove sono in corso le trattative alla presenza, questa volta, dello stesso direttore generale. E sotto la vigile protezione di un battaglione di carabinieri, alcuni dei quali vengono disarmati nel primo scontro con i manifestanti e costretti all’impotenza. Su pressione della folla e di fronte a una piazza gremita di gente, l’ingegner Rostan costretto, subito dopo, dalla sede del Comune, ad annunciare l’accettazione delle richieste, compresa l’indennità di mensa prima negata, mentre il sindaco, rientrato precipitosamente da Cagliari, dove ha incontrato il prefetto, cerca inutilmente di placare gli animi. Ed intanto, facendosi sempre più forte la pressione della massa sul portone del Municipio, dall’interno del Comune i poliziotti esplodono alcuni colpi di arma da fuoco, a scopo intimidatorio: risponde dalla torre civica un gruppo di dimostranti, con le armi appena sottratte ai carabinieri presso Villa Sulcis. Un vero corpo a corpo si verifica poi, sotto i portici del Comune, tra forze dell’ordine e dimostranti, che riescono ancora una volta a disarmare altri militari, la piazza invasa dai poliziotti armati di manganello e attraversata dai caroselli delle autoblindo per disperdere la folla, il centro cittadino in pieno assetto di guerra. E la notte, nelle case operaie le prime perquisizioni e i primi arresti, interi quartieri circondati dal battaglione di Cagliari, tradotte 21 persone nelle carceri mandamentali di Carbonia e nella Questura del capoluogo. La direzione si limita a concedere solo le 40 lire di indennità giornaliera, metà della somma richiesta dal sindacato, l’esenzione dal pagamento delle tasse, e la promessa di un miglioramento delle razioni alimentari. Stessa intesa firmata poco dopo con i lavoratori delle Ferrovie Meridionali Sarde.
Ma non si ricompongono i rapporti fra maestranze e SMCS, tenacemente convinta l’azienda della inopportunità dello sciopero, “privo di movente giustificato”, in quanto “le deficienze degli approvvigionamenti alimentari erano già state dichiarate tali dalle autorità competenti”, mentre erano state avanzate dai manifestanti, “richieste economiche che non avevano formato oggetto di preliminari trattative con i dirigenti della Società”. Nel Consiglio di amministrazione del 26 gennai anche un duro attacco al ruolo svolto dal Municipio e dal dottor Marco Giardina, dirigente della Camera del lavoro: “Si ritiene che il Consiglio comunale di Carbonia abbia perseguito uno scopo del tutto estraneo agli interessi degli operai, in quanto si è avuta l’impressione che il dottor Giardina mirasse particolarmente ad un rafforzamento della propria posizione personale, nei confronti della massa”. Sicché, per quanto riguarda le paghe, le più alte nel settore minerario, a detta della società, il Consiglio unanime deliberava di respingere “le richieste formulate dalla Camera del lavoro di Carbonia, in ordine al pagamento dei salari per le giornate di sciopero; di confermare per iscritto alla Confederazione Generale del Lavoro quanto già verbalmente esposto, in relazione ai gravi fatti accaduti a Carbonia e alla mancata osservanza della prassi sindacale; di rivolgere alle maestranze di Carbonia, a mezzo di apposito manifesto, la deplorazione per i fatti verificatisi, ponendo in rilievo i pericoli a cui esse vanno incontro a causa di elementi provocatori, presenti nella massa”.
1 commento
1 Aladinpensiero
20 Giugno 2021 - 06:44
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=124075
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