CHIEDIAMO ALL’UNIVERSITÀ DI CAGLIARI DI INTERROMPERE GLI ACCORDI CON ISRAELE
Noi, studenti, professori e lavoratori dell’Università di Cagliari, siamo profondamente allarmati dalla posizione passiva delle nostre istituzioni nei confronti del colonialismo, dell’apartheid e della pulizia etnica in corso in Palestina oggi. Il ministero della Sanità palestinese a Gaza ha dichiarato che il numero di persone uccise dai bombardamenti indiscriminati israeliani ha raggiunto 230, con 65 bambini, e ne ha feriti oltre 1700, spazzando via intere famiglie e sfollando più di 72.000 civili. Quest’ultima operazione militare israeliana deve essere vista sullo sfondo dei continui sforzi di Israele per ripulire etnicamente la Palestina dalla sua popolazione indigena, per espandere il suo progetto coloniale e consolidare ulteriormente il sistema dell’apartheid nella Palestina storica. Lo Stato sionista mira a sopprimere la lotta dei palestinesi per la loro liberazione e il loro diritto all’autodeterminazione. Quello che sta accadendo in Palestina non è un conflitto, né la conseguenza di un “circolo vizioso”. È una forma di pulizia etnica prodotta da uno Stato di apartheid coloniale. Dobbiamo quindi abbandonare la narrazione di “entrambe le parti” che mette sullo stesso piano il colonizzatore con il colonizzato e ignora queste dinamiche di potere asimmetriche. Nelle ultime settimane abbiamo assistito alla brutale repressione dei manifestanti palestinesi in tutta la Palestina storica: a Sheikh Jarrah, Gerusalemme, Haifa, Lydd, Jaffa, Hebron e Ramallah. Abbiamo assistito al linciaggio di palestinesi da parte di coloni israeliani, protetti dalla polizia israeliana. Dopo la “tregua” iniziata il 21 maggio, i manifestanti palestinesi - in gran parte studenti e giovani - hanno subito una nuova ondata di arresti e repressione. Durante la pandemia, le politiche di segregazione, in particolare, di blocco sanitario hanno impedito l’accesso ai vaccini, ai farmaci e alle cure per la popolazione palestinese. Gli ultimi bombardamenti hanno colpito anche l’ospedale che ospitava l’unico laboratorio covid di Gaza. Chiediamo che le università e le istituzioni politiche sarde, italiane ed europee prendano una posizione forte a sostegno del popolo palestinese nella sua lotta per la liberazione dall’oppressione. Ora è il momento di abbandonare la posizione “neutrale”. La neutralità e l’imparzialità supportano solo i colonizzatori israeliani. Inoltre, questa posizione si oppone ai valori di diversità e inclusione e alla protezione dei diritti umani. Chiediamo un’azione continua, perché tacere significa essere complici del regime colonialista e di apartheid intrapreso dallo Stato israeliano nei confronti del popolo palestinese. Il “cessate il fuoco” negoziato non significherà la fine dell’occupazione, che va avanti da più di settantatré anni. Le politiche israeliane di occupazione, segregazione e apartheid continueranno ei palestinesi continueranno a soffrirne le conseguenze attraverso espropriazione, discriminazione, lesioni e morte. Chiediamo all’Università di Cagliari di non collaborare con istituzioni accademiche israeliane. Il mondo accademico ha la responsabilità morale, politica e storica di condannare tali crimini, e di rifiutare ogni complicità con lo Stato di Israele. Come studenti, intellettuali, docenti e ricercatori di un istituto universitario abbiamo l’irrinunciabile dovere di opporci alle politiche israeliane di apartheid, colonialismo e occupazione, chiedendo il boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane, sino a quando Israele non rispetterà il diritto internazionale e i diritti umani, civili e politici del popolo palestinese. Alle istituzioni accademiche sarde, italiane ed europee chiediamo: 1. Il boicottaggio e il disinvestimento dalle istituzioni accademiche e dagli studiosi israeliani che sono complici e traggono profitto dal regime dell’apartheid 2. La sospensione delle collaborazioni con le università israeliane che rappresentano una minaccia per i diritti umani 3. L’applicazione coerente dei principi dei diritti umani nella ricerca, nell’istruzione e nelle politiche accademiche. I docenti, i ricercatori e i lavoratori dell’Università che vogliono sottoscrivere l’appello possono scrivere alla mail mobstudentesca@gmail.com
1 commento
1 Aladinpensiero
18 Giugno 2021 - 06:20
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=124030
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