Red
Viviamo un momento in cui, dopo anni di assoluta egemonia dell’ideologia e della prassi liberista, c’è in molti un ripensamento. Le questioni che il Covid ha posto sul tappeto sono tante e complesse e tutte rimettono in discussione l’idea che debbano essere il mercato, la concorrenza e il profitto a guidare la politica e i governi. La pandemia ha mostrato e mostra quanto ci siamo disarmati rispetto agli accadimenti imprevisti, che sempre bisogna mettere fra le evenienze possibili. Salute contro profitto non si sono mai confrontati così nitidamente. Anche il vertice del capitalismo mondiale ha dovuto ammettere che sprigionare la forza incontrollata del mercato porta danno all’utilità generale. Biden, non un esponente di Medicina democratica, ha dovuto mettere all’ordine del giorno la sospensione dei brevetti sui vaccini, come uno dei presupposti necessari ad una vaccinazione globale. L’intervento pubblico diventa necessario per scongiurare che l’assetto sociale si sfilacci pericolosamente. Blocco dei licenziamenti, inteventi nei settori economici in crisi ed altro ancora sono ormai invocati da tutti. L’intervento dello Stato in economia cessa d’essere demonizzato. Anche il PD di Letta avanza un timido cenno in direzione del riequilibrio con la proposta di tassazione dell’1% ai grandi patrimoni! Ecco perché è importante riprendere battaglie, già vinte sul piano formale (referendum), ma poco effettive sul terreno sostanziale.
L’11 e il 12 giugno ci saranno manifestazioni sull’acqua pubblica e contro il nucleare. Bisogna esserci. Dobbiamo partecipare. Ma l’agenda dei fili da riannodare, delle campagne da riprendere è ampio, dal lavoro, alla sanità, alla scuola, al fisco, nella consapevolezza che al fondo c’è la dignità delle persone, la necessità di redistribuzione e di tensione verso l’uguaglianza.
Per questo è importante l’adesione del Coordinamento per la democrzia costituzionale alle manifestazioni dei giorni prossimi per l’acqua pubblica e contro il nucleare, e il COSTAT come referente cagliaritano del Coordinamento nazionale, è delle partita. Ecco l’appello di adesione. (A.P.)
Il Coordinamento per la democrazia costituzionale aderisce alle manifestazioni indette per l’11 e il 12 giugno per ricordare la vittoria popolare nei referendum di 10 anni fa per affermare l’acqua come bene pubblico di tutti i cittadini e per confermare il No del precedente referendum contro il nucleare in Italia.
E’ stato un appuntamento importante per il nostro paese, molto partecipato e che portò 10 anni fa ad un pronunciamento netto a favore dell’acqua bene pubblico e per la chiusura definitiva del nucleare civile da fissione in Italia.
Malgrado questo netto pronunciamento delle cittadine e dei cittadini italiani la pressione degli interessi economici che puntano a privatizzare le forniture di acqua e che vorrebbero riaprire il capitolo del nucleare in Italia, approfittando del rilancio che alcuni Stati ne stanno tentando in Europa per ottenere l’accesso ai fondi del Next Generation EU riservati alle energie da fonti rinnovabili.
E’ la conferma che i successi non sono mai definitivi e per questo vanno ricordati e occorre impegnarsi per attuarli, altrimenti gli interessi coinvolti non si rassegnano e continuano a premere per mettere in discussione il netto pronunciamento della volontà popolare.
L’obiettivo oggi è bloccare definitivamente gli interessi economici che vorrebbero privatizzare l’acqua bene pubblico, facendone oggetto di speculazione in borsa,
Così occorre non solo confermare senza equivoci il NO al nucleare in Italia, ma pretendere che il Governo si pronunci in sede Europea mettendo il veto ad ogni tentativo di paragonare il nucleare civile da fissione alle energie rinnovabili, negando di conseguenza l’accesso ai fondi europei.
Inoltre è necessario che la questione delle scorie nucleari, sia quelle di medio-bassa intensità (oltre 300 anni) che quelle più pericolose e di lunga durata (10.000 anni) sia risolta rivedendo radicalmente le proposte della Sogin, che in sostanza propongono di contaminare nuove aree territoriali e di riunire in un unico deposito entrambe le categorie di scorie, vietato dalle norme attuali.
Per di più la Sogin ha avanzato proposte pubbliche senza avere fatto studi preventivi approfonditi sui diversi siti possibili, anzitutto per evitare di compromettere le condizioni di salute, di vita, economiche, culturali e per di più senza offrire garanzie sulle acque interne e sul mare, sull’ambiente, sulla sicurezza pubblica e sulla viabilità.
Tra meno di un mese si chiuderà il periodo di consultazione previsto sul deposito delle scorie nucleari. E’ necessario che governo e parlamento garantiscano che la Sogin riveda le sue proposte, raccogliendo le opinioni delle istituzioni locali e delle popolazioni.
La grave questione della collocazione delle scorie nucleari è certo la conferma che la scelta dell’energia nucleare civile da fissione era sbagliata e andava bloccata, ma non basta. La soluzione della collocazione delle scorie deve avvenire senza compromettere più di quanto già non sia avvenuto la salute, l’ambiente e la sicurezza pubblica.
1 commento
1 Aladinpensiero
9 Giugno 2021 - 08:17
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=123887
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