Andrea Pubusa, Mario Faticoni, Tino Petilli
Nei giorni scorsi in silenzio Tonio Prost ci ha lasciati. Avevamo da tempo capito che non stava bene. Da quando ha iniziato a mancare alle tante riunioni dei tanti nuovi inizi, che, insieme ad altri comunisti e democratici, abbiamo tentato dopo la ”Bolognina” e lo scioglimento del PCI , lungo le frustranti esperienze del PDS e dei DS e dopo la separazione definitiva prima del PD. In questo lavoro Tonio ha sempre dato il proprio contributo con pacatezza e passione. Aveva la saggezza dei compagni esperti, che riuscivano a mantenere la calma e la lucidità anche nelle situazioni più difficili.
Tonio ha vissuto questi ultimi vent’anni di impegno politico - come tutti noi - con grande sofferenza. Non è tanto il cambiamento che lo spaventava, ché per quello aveva sempre combattuto con decisione e spesso con radicalità. Ciò che lo angosciava era il superficiale e precipitoso abbandono di un patrimonio ideale e culturale di grande spessore in favore di improbabili e indefiniti approdi, che pian piano, giorno dopo giorno, hanno contribuito alla scomparsa della sinistra italiana e al forte ridimensionamento dell’area progressista. Lo preoccupava il restringersi degli spazi democratici, che per lui, comunista, non erano solo astratta possibilità o vuota declamazione ma concreta presenza organizzata, propositiva e combattiva in tutti i gangli della società. Non per caso, da uomo di scuola, fu tra i fondatori e dirigente nazionale della CGIL Scuola. E, non a caso, fino alla fine ha lavorato per la ricostruzione della sinistra, insistendo sempre per la creazione di riferimenti organizzativi e programmatici certi.
Ora, in questi nostri tentativi sempre più velleitari, ci mancherà la sua presenza preziosa, pacata, rassicurante e colta. E ci macherà sopratutto la sua grande umanità, che traspariva dietro la sua corazza apparentemente ruvida.
Ciao Tonio, ti salutiamo con affetto, ci dispiace non poterti promettere molto. Ma l’impegno per una società più democratica e giusta, quella per cui tu ti sei sempre battuto fin da ragazzo, questo sì, ci sentiamo di potertelo promettere. Non molleremo. E questo, siamo certi , è il modo migliore per onorare quotidianamente la tua memoria (a.p.).
Tonio Prost fu un appassionato e valente uomo di teatro e di radio. Con particolare piacere pubblichiamo il ricordo di due personalità storiche del Teatro sardo e non solo, Mario Faticoni e Tino Petilli, che ringraziamo vivamente.
Ricordo di Antonio Prost
Mario Faticoni
“Flemma” era, secondo la medicina antica, uno dei quattro umori principali del corpo. A esaltarne il concetto, a Cagliari c’era soprattutto lui, Antonio Prost. E, proseguendo in questo gioco linguistico che Tonio mi perdonerà, la sua natura placida trova conferma anche dalla probabile radice del cognome, “probo”. Così era Tonio, calmo e buono.
Di queste qualità c’era ben bisogno nei diversi ambiti in cui s’è impegnato in una vita interrotta improvvisamente così presto. Ci sono uomini che per il loro vivere regolare e sornione appaiono infatti destinati ad una vita più lunga di quella degli altri.
Cultura, insegnamento, sindacato, teatro, radio, tutti settori e mestieri da inventare prima che da praticare.
Io l’ho conosciuto e frequentato solo nel teatro e alla radio.
Erano gli anni ‘60 e in Castello nasceva il nostro Centro universitario teatrale, il CUT. Quella bella gioventù, Gianni Esposito, Giovanni Sanna, Mariella Cocco, Pasqualino Cherchi, Bruno Pierini, Graziella Fanni e…Mario Faticoni, faceva conoscere Camus, Sartre, Beckett, Miller, Pirandello, Mrozek e un Cocteau diretto proprio da lui, portandoli sulla scena cagliaritana a pochi anni dai debutti parigini, americani, londinesi.
Tonio amava d’un amore quasi esclusivo la protagonista della nostra ricerca, della nostra passione: la parola, la parola alta della grande drammaturgia contemporanea. E con la parola pura cominciammo nell’autunno ‘59 un corso di dizione tenuto dall’annunciatore Rai Giorgio Atzeni. Ne venne fuori una dispensa che da allora è stata lo strumento base dell’attività didattica. In cinquant’anni, passata di mano in mano, tormento di decine di fotocopiatori, arricchita, integrata, ha formato tutti gli attori sardi. Di questa amorosa cura Tonio fu uno dei principali attori. E forse è opera sua questa copia di un’edizione antica che mi sono ritrovato in questi giorni nel rovistare l’archivio. Mi viene da pensare che questo strumento abbia avuto il pregio d’essere stato quella casa comune di una generazione di teatranti sardi che la politica, nostra e dei governanti, non ha saputo creare. Mi ricorda quelle tasche della zimarra di Colline ne “La boheme”, in cui passarono, ” come in antri tranquilli, filosofi e poeti”.
Trovo anche testi di opere teatrali con annotato il suo nome in un ipotetico cast, il gioco del teatro giovanile portava a farne di continuo. A lui naturalmente toccavano personaggi posati e saggi.
Poi ci fu l’avventura radiofonica.
La Rai di viale Bonaria fungeva da serbatoio di attori, ebbe un ruolo nella nascita e sviluppo del teatro sardo, tenne uniti attori che altrimenti si sarebbero dispersi. Reduci dal teatro universitario fummo subito cooptati come annunciatori, dopo il vaglio di Aurora Lai, l’annunciatrice storica, fascinosa grande signora. S’erano aggiunti nel frattempo le voci di Tino Petilli, poi divenuto annunciatore stabile, e di Franco Noè. Da annunciatori tornavamo poi attori, dagli stessi microfoni che usavamo per i Gazzettini. La storia della enorme attività culturale e teatrale della nostra Rai sarda è tutta da scrivere.
Eccolo lì Tonio, seduto con noi, la sigaretta accesa, nelle poltroncine dell’andito prospiciente lo studio di registrazione, mentre attendiamo che ci richiamino per la nostra scena. Eccolo che, tra una voluta e l’altra del fumo, se ne esce sornione con quel suo solito ” ..e intanto la paga corre…”. Non era il distacco brechtiano che imparavamo in quegli anni, era proprio lo stile dell’uomo.
Un distacco che lo portò inevitabilmente a preferire nel tempo, e ad appassionarvisi e a coltivarla, la regia alla recitazione. Quella generazione sapeva mettere l’uomo giusto al posto giusto. Nella regia, soprattutto radiofonica si immerse completamente. Divenne un conoscitore e cultore di dicitori e attori. Li seguiva. ” Veniva di nascosto a vedermi”, dice Gisella.
Non so parlare di lui come insegnante, come sindacalista, come operatore culturale nei numerosi altri campi in cui s’è impegnato. Ma voglio sottolineare il suo impegno sindacale, convinto come sono che in ogni caso non solo la vita ma anche la politica, nel nostro disimpegnato paese, sia più importante del teatro. “Una vita spesa per affermare la funzione sociale della scuola e la dignità del lavoro nella scuola”, hanno scritto in un necrologio gli amici del Primo Segretario e fondatore della Cgil Scuola. Invidiabile.
In quegli anni nascevano e agivano a Cagliari famiglie di artisti e operatori culturali, che, riunite insieme in un’ideale storia culturale cittadina, avrebbero potuto oggi essere punto di riferimento, esempio virtuoso, per le nuove generazioni giovanili. Invece rimangono solo memorie orali, occasionali storie separate. Non avere scritto questa storia è la maggiore responsabilità degli intellettuali di casa nostra.
Antonio, Tonio Prost
Tino Petilli
Non siamo stati Amici, non c’è stato un rapporto amicale, ma amichevole sì.
Tonio, di cui piango con rimpianto la scomparsa, è legato per me alla RAI. Dagli anni ‘60 siamo stati colleghi come annunciatori e attori. Lo ricordo, ad esempio, nella parte di un ufficiale, ed anche io lo ero, nella registrazione radiofonica di “Un anno sull’altipiano”, con le migliori voci di attori: Mario Faticoni, Gianni Esposito, Giovanni Sanna, Franco Noè…
Il suo meglio però credo lo abbia dato come regista, sempre nel campo radiofonico. Era attento e scrupoloso conoscitore della commedia, abile ed estroso regista, e questa estrosità pareva contrastare col suo carattere calmo, serio e riservato.
Caro Tonio, anche tu te ne sei andato chissà dove, chissà dove (per dirla con D’Annunzio), dopo essere stato un prezioso testimone sia umano che professionale.
Tonio era un vero comunista, della prima ora, e credo che la svolta della “bolognina” l’avesse quanto meno sconcertato: coerente però fino alla fine.
Addio, Tonio.
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