Andrea Pubusa
Era una bella giornata di primavera, come oggi, quando incontrai per la prima volta Marco. Era il ‘67 o il ‘69, il 25 aprile o forse il Primo Maggio e a Carbonia si teneva una manifestazione popolare in piazza. Marco era lì in qualità di segretario regionale dei giovani comunisti (FGIC), una carica rilevante, che apriva la strada a importanti carriere. Ma Marco, come tanti giovani di quella generazione, fu travolto da quel ciclone che si chiamava Luigi Pintor. Inviato in Sardegna a dirigere la Commissione regionale agropastorale perché in odore di eresia, con la sua brillantezza e la sua critica frizzante e profonda del sistema sovietico ormai imbalsamato e del PCI sulla via del compromesso storico, divenne un riferimento obbligato per chi la sinistra l’aveva scelta per cambiare il modo e aveva aderito al Partito comunista per rivoltare la società (fund’a susu), mettendo sopra quelli ch’erano sempre stati sotto, i lavoratori, gli sfruttati, i ceti subalterni.
Marco fece così parte con un ruolo di primo piano di quello stuolo di giovani che seguì il Manifesto e lo organizzò nell’isola. Lì c’incontrammo e non ci siamo mai lasciati. Venivamo da punti diversi, lui già dirigente importante del PCI, io giovne studente da Carbonia con simpatie verso il filone libertario del Movimento operaio. Fummo tutti affascinati da Pintor e dal Manifesto perhé inveravano quell’idea del socialismo e del comunismo come movimento ideale e pratico di liberazione. Uguaglianza e libertà insieme.
Furono anni di intenso impegno in una società che dal ‘68 ribolliva di idee e di voglia di combattere e cambiare. Per noi, più giovani e nuovi arrivati, fu una grande scoperta e una bella avventura, per Marco, e Salvatore Chessa ed altri fu anche un grande atto di generosità: facevano parte di quella nidiata che il PCI di Umberto Cardia aveva con cura e con attenzione tirato sù per lanciarli chi al Consiglio regionale, chi in Parlamento, e loro lasciarono tutto per tentare di cambiare non solo la società ma anche il comunismo italiano.
Da allora Marco non ha mai abbandonato quella speranza e quella prospettiva. E, quando ci è stato chiaro che la via intrapresa era ormai chiusa o strettissima, lui non si è arreso e ci ha provato ancora e sempre, tenacemente e generosamente. Ha fondato il Manifesto sardo e attorno ad esso ha cercato di tenere unito e di allargare un gruppo regionale di iniziativa comunista. Li ci siamo uniti e divisi. Uniti nel convincimento che la sinistra italiana dovesse essere rinnovata, ma divisi perché una parte di noi (i più giovani) pensavamo che l’idea di fondare una nuova formazione politica comunista fosse fallito. tanto più che poi lo stesso PCI fu “suicidato”, benché godesse ancora di buona salute anche elettorale. E così, con Marco ci siamo ritrovati in tutti i momenti di lotta e battaglia sociale e democratica, sempre schierati dalla stessa parte e, in linea generale, nello stesso modo. Ma fummo divisi dall’idea di poter partire da quei movimenti per costruire un nuovo soggetto politico. Così anche dopo la esaltante e vittoriosa campagna referendaria del 2016 contro l’assalto di Renzi alla Costituzione, Marco voleva e tentò un coordinamento regionale dei Comitati, altri (fra i quali Tonino Dessì, Franco Meloni ed io) per una valorizzazione dell’iniziativa locale in piena libertà, senza organismi regionali o provinciali, spesso fonte di divisioni e lacerazioni.
Ora, pensare alla sinistra militante cagliaritana senza Marco è impossibile, inimmaginabile. Pensare solo al grave vuoto morale che Marco lascia, sì morale, che non è moralismo stantio, ma è la cristallina dirittura di un uomo che in tutta la sua vita, ogni giorno, in ogni sua azione, in ogni relazione ha sempre e soltanto pensato e operato per l’interesse generale, per la causa dei lavoratori e dei ceti subalterni. Ecco perché non c’è mai stata diversitò di punti di vista o di collocazione che mi ha diviso da Marco o ha attenuato in me l’attenzione e il rispetto per la sua persona e le sue posizioni.
Ora anche tu, Marco, ci lasci e il dolore è grande, ma in fondo tu sei in qualche modo anche noi, perché una militanza comune di mezzo secolo, alimentata da ideali di libertà e uguaglianza, a ben veder, fa sì che ciascuno di noi viva nei compagni di una vita che rimangono. Ecco perché, caro Marco, il tuo impegno vivrà ancora nelle piazze e nelle nostre discussioni, nei pensieri dei compagni che hanno combattuto al tuo fianco.
Tu sei uno di quelli che si è costruito un privilegio raro: credere da grande negli ideali degli anni verdi e professarli con la stessa passione e generosità.
A Maria Grazia e alle care figlie un abbraccio affettuoso.
5 commenti
1 Tonino Dessì
1 Aprile 2021 - 12:36
Un lutto severo per la sinistra sarda.
Addio, Marco, storico compagno rigoroso e fermo, intellettuale autorevole e inesauribilmente curioso, gentiluomo misurato e cortese, persona generosa.
Già mi manchi.
Un abbraccio da casa nostra a Maria Grazia, Valeria, Laura e Lesline.
Il commosso ricordo di Andrea lo condivido sul mio profilo FB.
2 Franco Meloni
1 Aprile 2021 - 12:44
Il ricordo di Marco Ligas anche su aladinpensiero: http://www.aladinpensiero.it/?p=120664
3 Franco Meloni
1 Aprile 2021 - 12:48
Marco. Caro compagno. Che dispiacere grande. Lo conoscevo perlomeno dal 1972. Ai tempi dell’impegno politico con il manifesto-pdup-democrazia proletaria… Al di là delle appartenenze contingenti per me è sempre stato un “dirigente di riferimento”. Di lui mi ha sempre colpito la pacatezza, il richiamo alla necessità e alla pratica del ragionamento sempre e comunque. Anche quando ci si accapigliava. Dopo i tempi eroici non ci si perse mai di vista. Lui ha continuato ad esserci, sempre, in compagnia di Luigi Pintor e del suo pensiero, nelle pagine del manifesto sardo, da lui rifondato ma mai gestito con intenti proprietari, al contrario sempre aperto e disponibile, al servizio delle masse popolari (come si diceva un tempo). E in tutte le occasioni di dibattito politico che non ha mai smesso di animare. Intransigente nei principi, quelli antichi e nobili della sua formazione comunista, che ritrovava vivere nella Costituzione, per lui (e per noi) il programma da portare avanti nell’unico grande compromesso accettabile con tutte le forze progressiste della società. Con particolare attenzione al mondo cattolico, nel suo convinto apprezzamento del messaggio di Papa Francesco. Sempre moderato nel linguaggio e disponibile al confronto nel saper proporre quei valori fondanti nelle vicende del tempo presente. Lo avevo sentito poco tempo fa al telefono. Lo chiamai io per chiedergli un parere sulla “fase politica” perché nella confusione e nella disgregazione generale lui riusciva a darti indicazioni concrete, proprio per il suo ancoraggio a quei valori. Dopo una conversazione rapida mi richiamò con tutta calma e insieme mettemmo giù delle idee. In premessa mi rimproverò come coautore di un “appello per la Sardegna” che lui condivideva in pieno, ma che gli sembrava riduttivamente rivolto al mondo cattolico, mentre occorreva stabilire patti con tutti, di diversi orientamenti, nella riproposizione del modello costituzionale. Ovviamente concordai. E ci demmo appuntamento per costruire insieme occasioni di dibattito, ulteriori rispetto a quanto già stavamo e stiamo facendo. Facemmo perfino una lista di argomenti… Ma Marco, non ti aspettavi certo di lasciarci così presto. Ci hai lasciato un’agenda con un sacco di impegni da realizzare. Cercheremo di fare tutto, in stretto raccordo in particolare con il manifesto sardo e le altre entità democratiche e tu idealmente sarai con noi. Condoglianze e vicinanza a Maria Grazia, alle figlie Valeria e Laura e familiari. E ai compagni e amici del manifesto sardo, della sinistra sarda e oltre.
4 Mariella Montixi
1 Aprile 2021 - 23:21
Ho conosciuto Marco in occasione della campagna referendaria a favore del No alla riforma costituzionale voluta da Renzi/Boschi, era una persona dai modi gentili e pacati, rispettoso delle opinioni altrui e sempre pronto al confronto. Lo ricorderò sempre con stima e affetto. Un abbraccio a Maria Grazia, Valeria e Laura.
5 Luisa Sassu
2 Aprile 2021 - 09:23
Ci sono percorsi politici che costruiscono legami personali. La comune difesa della Costituzione è stato uno di quei percorsi. E così potevamo sentirci al telefono come se lo avessimo sempre fatto, per parlare con sgomento di una compagna che non c’era più o per informarci reciprocamente di una delle tante cose da fare per rendere migliore questo mondo ostile alle persone come noi. Sobrio, pacato nell’argomentare, ma determinato nel sostenere i tuoi argomenti. Così ti ricordo. E l’ultima volta in cui ti ho incontrato, per caso in prossimità di un ambulatorio, avevi la barba un po’ più bianca e la voce di un saggio. Ma non mi aspettavo che potessi lasciare così presto questo mondo.
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