Andrea Pubusa
Mimì non so dove e quando l’ho incontrato. E’ uno di quei compagni che conosco da sempre. Non c’è questione o battaglia in questo mezzo secolo di vita tormentata del sindacato e della sinistra che non lo abbia visto presente, con quella gentilezza, quel garbo, quella signorilità che lo ha sempre caratterizzato. In lui non c’erano i toni alti, eppure ritrovavi nelle sue parole e nei suoi comportamenti una fermezza, una convinzione ch’era frutto di scelte meditate e profonde, di un orientamento sicuro nei valori di fondo. Ecco perché in questi anni difficili, in cui abbiamo dovuto difendere la Costituzione e la Scuola da attacchi che non venivano solo dalle destre, lui era sempre lì pronto a fare la sua parte con passione e generosità. Ecco perché Mimì è una di quelle persone che ha vissuto la sua esistenza “con disciplina ed onore“. Disciplina rispetto ai principi di solidarietà ed eguaglianza, onore per la composta coerenza e per l’onestà con cui li ha professati e perseguiti, quando ha svolto importanti funzioni nella CGIL Scuola e, dopo, quando è tornato a far parte di quella riserva democratica su cui si è retta la democrazia italiana in questi anni di duro attacco neoliberista.
Con Mimì il dialogo è stato continuo, da quando avevamo i figli nella stessa scuola e fino a pochi mesi orsono, quando ci si vedeva ai concerti, accomunati dalla passione per la musica classica. E in quelle occasioni ci cercavamo per uno scambio veloce di opinioni, per un commento o per assumere un impegno sulle questioni sul tappeto. E in lui sempre, anche nelle situazioni meno favorevoli, non era dato cogliere un atteggiamento di rinuncia o di arretramento. Mimì riassumeva in sé quella volontà di riscatto, quella consapevolezza di poter contare solo sull’impegno personale e collettivo che caratterizza il movimento di crescita dei ceti popolari di quel profondo Meridione da cui veniva e a cui si sentiva legato.
Caro Mimì, ora che ci lasci noi ti salutiamo seguendo il tuo stile, con sobrietà, senza proclami o paroloni, ma con il fermo e tranquillo proposito di continuare nell’impegno per una società giusta e ugualitaria, per la quale tu hai speso ogni ora della tua bella vita. Ecco perché noi non possiamo dimenticarti.
A Maria e ai cari figli la nostra profonda e affettuosa vicinanza.
8 commenti
1 Aladinpensiero
31 Marzo 2021 - 07:40
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=120638
2 Gian Piero Liori
31 Marzo 2021 - 09:57
Caro Andrea,
In poche parole semplici come appariva Mimì (ma era sempre molto profondo, come dici bene), gli hai fatto un ritratto “monumentale”! Bravo, Andrea, e bellissima questa immagine di Mimì ritornato (dopo l’impegno ufficiale nel Sindacato), con la sua proverbiale modestia, a presidiare sempre “la riserva democratica” base della nostra Democrazia!
3 Silvana Manelli
31 Marzo 2021 - 14:52
Condivido in Toto.
4 Nicola
31 Marzo 2021 - 15:46
Ciao Andrea, condivido il commento di Gian Piero, aggiungo solo che a Mimiì che con dolore ho visto sul letto di morte, mi legava anche la comune provenienza e origine campana,sannio prov Benevento io , lui Avellino.
5 massimo burgio
31 Marzo 2021 - 16:47
Io Mimì ho avuto la fortuna di frequentarlo dai 12 ai miei 26 anni. Ora che ne ho compiuti 50 mi è chiaro che, assieme a Maria, sono stati per me il più alto esempio di solidità negli ideali, sagacia e passione nell’affrontare le questioni della vita. Era instancabile la sua sete di informazione, i quotidiani letti al giorno erano almeno 3… ora, mentre i ricordi mi assalgono, ciò che mi dispiace è di non averlo mai ringraziato per la sua pazienza nel sopportare quel ragazzino che gli stava forse troppo spesso attorno e che tante, tante volte lo ascoltava con ammirazione ….grazie Mimì
6 Gabriella Lanero
31 Marzo 2021 - 17:43
Ricordo dei primi anni ‘80, i miei primi anni di lavoro come insegnante nel Corso per lavoratori, le “150 ore”. Gli alunni erano adulti lavoratori, provenienti dalle officine, dai cantieri, dalle campagne, pochi gli operai dalle fabbriche e già in quegli anni per la maggior parte cassaintegrati; molte erano le donne, soprattutto casalinghe e cominciavano ad esserci anche ragazzi e ragazze. Perché, se in gran parte erano ultraquarantenni, che da piccoli non avevano avuto la possibilità della Scuola media, altri erano intorno ai trenta e vent’anni, giovani che dalla Scuola media degli anni ’60 e ‘70 erano stati respinti. Per tutti loro una nuova opportunità. Fu istintivo per me, di fronte ai miei e loro bisogni, andare a cercare compagni con cui affrontare quei percorsi. Il Collettivo delle 150 ore, costituito da insegnanti e studenti lavoratori offriva la possibilità di formarci assieme nel lavoro, acquisendo assieme consapevolezza che ciò che facevamo aveva a che fare con l’articolo 34 della Costituzione e soprattutto con l’articolo 3. Ci riunivamo in Via Macomer, presso la sede dell’Umanitaria, con la guida di Fabio Masala. Ma l’altra nostra casa era in viale Monastir, con Mimì De Simone alla Segreteria provinciale della Cgil Scuola, dove le nostre iniziative trovavano accoglienza, riscontro, diffusione e sostegno, non solo finanziario, in un quadro di difesa dei diritti e della democrazia.
7 Rita Podda
1 Aprile 2021 - 10:42
Ringrazio Andrea per la condivisibile rappresentazione della bella persona che è stata Mimi, con cui ho condiviso l’impegno sindacale nella CGIL Scuola in un periodo molto difficile ed oscuro di questo sindacato che so aver creato a Mimi molta sofferenza. La sua capacità e profondità di sguardo sui vari aspetti della realtà, sia che toccassero le vite delle singole persone che la dimensione della vita sociale, lo rendevano aperto a tante possibili interlocuzioni e a offrire contributi importanti nella ricerca di percorsi per la costruzione di una società più giusta. Proprio una bella persona che penso abbia segnato positivamente l’incontro di quante e quanti l’abbiano conosciuto.
8 Marco Asunis
1 Aprile 2021 - 12:33
Grazie Andrea per questo bel ricordo…
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