Il Cavaliere non tollera la libertà di stampa

16 Maggio 2009
4 Commenti


Carlo Dore jr.

In un lungo articolo pubblicato su “La Repubblica” di ieri, Giuseppe D’Avanzo proponeva dieci domande al Presidente del Consiglio, dirette a chiarire alcuni punti controversi della vicenda che ha indotto la first lady Veronica Lario a rendere pubblica la sua volontà di divorziare dal Premier.
Oltre a rifiutare per l’ennesima volta di sottoporsi ad un confronto autentico con un giornalista non disposto a fungere da mera spalla per assecondare il solito monologo presidenziale, Berlusconi ha affidato la sua replica ad una durissima nota di Palazzo Chigi, sostenendo come l’inchiesta di “Repubblica” sarebbe motivata “da invidia e odio nei confronti di un Presidente del Consiglio che ha raggiunto il massimo storico della fiducia dei cittadini”, con la conseguenza che sarebbero “palesi i motivi della campagna denigratoria che la Repubblica e il suo editore stanno conducendo da giorni” contro il Capo dell’Esecutivo.
Dato che molti lettori di questo blog non hanno fatto mistero di avere sostenuto, in occasione delle ultime elezioni regionali, il candidato espressione del PDL, una presa di posizione in ordine a simili dichiarazioni risulta quantomai necessaria.
In ogni democrazia evoluta, esiste quello che si chiama “quarto potere”, identificabile appunto nella stampa indipendente. Alla stampa spetta il compito di esaminare le decisioni che i soggetti investiti di una carica istituzionale assumono, di illustrarne con obiettività ai cittadini il contenuto e, quando occorre, di rendere noti gli abusi e le deviazioni che all’esercizio del potere politico possono essere in qualche modo collegate.
Il ruolo del “quarto potere” assume una particolare rilevanza proprio negli Stati Uniti d’America, individuati dallo stesso Berlusconi come la massima espressione dei valori della democrazia occidentale: furono due giornalisti del Washington Post a costringere, con le loro inchieste, Dick Nixon alle dimissioni; fu il rispetto per il ruolo della stampa ad indurre Bill Clinton a rivelare all’opinione pubblica i particolari più scottanti dell’ormai famoso “Sexy Gate”; è stato Michael Moore a denunciare al Mondo, prima ancora degli esponenti del Partito Democratico di Barack Obama, le tante aberrazioni che avevano caratterizzato l’amministrazione – Bush.
Ma se il potere politico pretende di controllare l’informazione, imponendo un modello di stampa sostanzialmente contigua alla voluntas domini, non viene semplicemente meno uno dei fondamentali elementi di quel sistema di ceck and balances su cui ogni ordinamento democratico si fonda. Se un quotidiano come “La Repubblica” rinunciasse alla sua dimensione di coraggioso giornale di inchiesta, se la stampa rinunciasse ad esercitare la sua fondamentale funzione di controllo del potere, proponendo all’opinione pubblica una visione alterata della realtà dei fatti, i cittadini verrebbero privati del loro diritto a formarsi un opinione corretta della realtà che li circonda: in altre parole, verrebbero privati del loro diritto a pensare.
Ecco, di fronte alla nota di Palazzo Chigi, non possiamo non specificare che, se viene meno l’indipendenza del “quarto potere”, è come se la democrazia stessa smettesse di respirare.

4 commenti

  • 1 Gianfranco Pintore
    16 Maggio 2009 - 12:44

    E’ verissimo che un politico, poco importa se di piccolo o di grande calibro, non si può permettere di ignorare la funzione della stampa. Vale per Berlusconi oggi come per D’Alema ieri.
    E però, da giornalista amante di un mestiere una volta non ignobile, capisco che possano saltare i nervi quando un attacco si fonda o su gossip da giornaletto scandalistico o su un paio di scarpe particolarmente costoso. Sono scatti di nervi, riprovevoli quanto si vuole, ma che non minano la libertà di stampa.
    Mi sono rifiutato di fare il guardone in una vicenda che se sollecita alcuni pruriti nulla aggiunge o toglie alle critiche o agli apprezzamenti per l’operato del primo ministro. La libertà di stampa è valore troppo alto per essere confusa con il voyerismo, pur se questo finisce per far parte della lotta politica.

  • 2 Giuseppe Pala
    16 Maggio 2009 - 19:39

    Quanto accaduto con la mancata intervista su Repubblica, conferma quanto sostenuto da Karin Karlekar, la ricercatrice che ha realizzato il lavoro per conto della freedom house sulla libertà di Stampa nel Mondo.
    Si parla tanto in questi giorni di veline, ma, mi sto convincendo che la velina che sta tornando in voga in questo periodo è simile a quella utilizzata da Galeazzo Ciano nel 1937, quando dirigeva l’ufficio stampa e propaganda.
    Dopo tutto, se l’Italia occupa il 61° posto nel rapporto annuale della Freedom house, unico Paese occidentale ritenuto parzialmente libero, un motivo ci sarà!

  • 3 M.P.
    18 Maggio 2009 - 08:03

    Da sardista anch’io ho “dato una mano” al PDL ma non sento la necessità di chiarire la mia disapprovazione per un Berlusconi di cui non approvo e non ho mai approvato NULLA.
    Le elezioni regionali avevano un carattere eminentemente locale, checché ne dica Giorgio Melis e anche tu, caro Dore, che avete voluto cavalcare l’identificazione B=C o ancor meglio B=c, prefigurando una “longa manona” del B. e la riduzione di C a semplice controfigura di B.
    Certo che era reale lo scontro B vs S, ma a livello nazionale, nella realistica prospettiva di una futura candidatura di S alla carica di Primo Ministro, previo passaggio in quella di Segretario PD.
    Ma la nostra prospettiva immediata per 5 anni non ci poteva permettere di guardare così avanti e in alto, e abbiamo dovuto scegliere; fortunatamente per la Sardegna … bene, con tutti i limiti.
    L’atteggiamento di B. nei confronti della stampa è piccola cosa confronto a tanti altri atteggiamenti. Ricordo soltanto che in occasione di un 1° maggio di tanti anni fa, per non sfigurare come “corpo estraneo” nella festa di tutti gli italiani, era scappato in Russia dall’amico Putin (anche allora) e incalzato dai giornalisti aveva detto che a lui, del 1° maggio, non fregava proprio un…tubo. Pensa tu!

    Però prende voti; perchè? Questo è il vero problema. Credo che alcuni abbiano interesse diretto per farlo, ma che la grande maggioranza lo faccia per DISPERAZIONE.
    AUTOCRITICA, dunque.

  • 4 Meloni Giacomo /CSS
    18 Maggio 2009 - 15:24

    Che i poteri forti tentino sempre di mettere il silenziatore alla stampa e ai massmedia è un fatto che si ripete nel mondo ed in Italia in particolare.Sulla vicenda del cavalier Berlusconi è singolare che l’imput sia venuto dal Giornale a lui o meglio alla sua famiglia molto vicino.Il Gossip attira molto e c’è chi si è immerso abbondantemente nel gioco,salvo poi improvvisamente far finta di niente,mentre le dichiarazioni della signora Veronica ci devonohanno far pensare e riflettere
    perchè è giusto sapere se chi ci governa abbia la testa a posto ed un grado di moralità al di sopra di ogni sospetto.
    Sono preoccupato e scandalizzato per ciò che nel nostro piccolo è avvenuto a Cagliari,dove il Presidente dell’ERSU il 14/5/09 ha sospeso cautelativamente la proiezione del film di Massimiliano Mazzotta dal titolo “OIL:la forza devastante del petrolio-la dignità del popolo sardo ”
    con la motivazione di dover esaminare la lettera di diffida che l’Ufficio legale della Saras aveva inviato
    perchè non si desse corso alla proiezione in programma alla Casa dello Studente Venerdì 15/5/09.
    Interferenza grave dei poteri forti soprattutto su un Ente che si rapporta agli Universitari ,di cui si deve
    rispettare la sensibilità e l’intelligenza.
    Pensate che la stesso film è stato presentato nella sala dell’Umanitaria e nel Teatro Odissea a Cagliari,inoltre è in programmazione a S,Sperate
    il 16/5 e a Cagliari al Teatro Civico il 17/5/09.
    Per fortuna sia gli organizzatori di S.Sperate sia la Cooperativa Culturale l’Atrio hanno saputo resistere alle pressioni della Saras ed il film ha avuto un grande successo di pubblico.
    Resta in coda il CdA dell’ERSU che ora dovrebbe motivare le proprie scelte e dare corso alla proiezione a cui ci auguriamo segua il dibattito ed il confronto anche con i rappresentanti della Saras,che nessuno vuole allontanare dalla Sardegna,ma a cui si chiede ad iniziare dagli abitanti di Sarroch rispetto dell’ambiente e della salute dei lavoratori e degli abitanti dei territori intorno alla fabbrica.

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