Draghi, gira gira, dipende da Grillo

6 Febbraio 2021
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Andrea Pubusa

Compagni ed amici, come sempre non decide chi si offre aggratis (come si dice a Cagliari), ma chi è esigente e compra solo ciò che gli sembra ragionevole e conveniente. Se guardate il tentativo di Superman, vi rendete subito conto che la soluzione della crisi non  dipende da chi si è sdraiato come uno zerbino, narrando mirabilia del presidente incaricato, ma da chi vuole capire e vuole decidere a ragion veduta. Il decisore della crisi, a ben vedere, è ancora una volta lui, Beppe Grillo. Dalla sua decisione deriva la sorte di Draghi, se finalmente lo rimettiamo coi piedi per terra. Non è un caso che Draghi abbia preso il telefono non per chiamare B. o il trombettiere, ma per parlare per due ore con Grillo. Sa che, in fondo, le chiavi di Palazzo Chigi è lui che gliele può dare o negare-
Cosa farà dunque Grillo? Sarà quello del vaffa… o quello dialogante. Anche qui una precisazione non guasta: il vaffa… di Beppe è sempre stato rivolto a lor signori, ai distruttori, ai profittatori, agli affaristi, mai all’indirizzo della gente, che anzi è sempre stata il suo punto di riferimento. Su questo personaggio anomalo, che ha vinto le elezioni e non ha mai chiesto nessuna carica, non ha mai inondato le TV, e non chiede ora nulla per sé, sono riposte in larga misura le sorti prossime venture del paese.
Cosa farà dunque? Alcune cose le ha già dette, direttamente o per bocca dei suoi, Conte per primo. Crede sia necessario un governo politico, perché le questioni sul tappeto, pur avendo - come sempre - implicazioni tecniche, sono eminentemente politiche, si decidono sulla base di indirizzi di fondo, non di algoritmi. Quindi, questione morale, giustizia, equità sociale sono certamente i riferimenti irrinunciabili. Lo hanno già detto i musi gialli: nessun passo indietro sulle politiche sociali, sulla giustizia, sulla correttezza nell’uso delle risorse pubbliche, che ora, col Recovery, sono enormi. Grillo poi ha lanciato un obiettivo che grandi economisti predicano da tempo: il reddito universale come forma nuova del Welfare. Chi nasce per ciò stesso ha diritto al minimo vitale. Grande idea che a noi, qui a Cagliari, è stata resa familiare dal compianto Gianfranco Sabattini. Draghi su questi temi sarà interrogato e su questi dovrà dare risposte. Sul programma si determina anche l’arco delle adesioni. FI accetterà il reddito di cittadinanza? Cosa dirà delle riforme sulla giustizia già fatte su proposta di Bonafede? Superman sa già che sono punti su cui non può far miracoli e la sua discrezionalità è limitata. Anche Leu sembra muoversi in questa direzione. Se anche il PD, anziché sdraiarsi, tiene il punto, Draghi può farcela, ma non su un generico e sempre imbroglionesco “volemose bene“. No può avere una affidabile maggioranza su un programma preciso di rilancio del paese, salvando i ceti popolari dalla gelida crudeltà dei manager e dei superuomini (Monti docet).
Non è facile, ma Grillo ha mostrato di avere la fermezza e la saggezza giuste. Ha anche la duttilità necessaria. Ed è l’unico che può rimettere ordine nella indisciplinata tribù dei musi gialli. I pentastellati- non lo si dimentichi - hanno inventato anche il contratto di governo, che e’ cosa diversa dal programma. Al di là di tutte le trombonate e piaggerie di politici di mezza tacca e giornalisti e intellettuali sempre al soldo, slecchinate tanto rumorose quanto fastidiose, la  soluzione della crisi dipende molto da Beppe Grillo.

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