Il bambino scemo mette il suo pallone per essere della partita

30 Gennaio 2021
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Amsicora

 

Government crisis in Italy © EPA 

Il trombettiere l’altro giorno va - a pagamento - a Riyad e si onora d’essere ricevuto dal grande principe ereditario Mohammed bin Salman, ancora con le mani sporche del sangue di Jamal Khashoggi (pardon! dell’acido con cui il giornalista è stato sciolto), e gli illustra le bellezze del Rinascimento. Ma - novello Turati - pensa ai lavoratori e gli confessa un’invidia. Invidia di cosa? Del costo del lavoro a Riyad, naturalmente: “da italiano sono molto geloso”. Che fosse quello il suo modello quand’era a Palazzo Chigi? Si direbbe di sì, vista la fornitura di bombe che ha assicurato a Riyad da capo del governo, quegli stessi ordigni che il parlamento italiano ha prima sospeso e poi, in questi giorni, revocato.
Che disinvoltura! Passa, allegro, dal cospetto dell’oscuro e inquietante Mohammed, in camicia nera, al candido Mattarella? Quanto  è servile davanti a sua maestà, tanto è fermo e mostra gli attributi (idest: bottoncini da coniglio) al Colle. Come i bambini scemi di un tempo, poco considerati dal gruppo, si vendicavano avanzando ricatti odiosi al momento del bisogno. Ce n’era uno ai tempi di Carbonia, molto coglionazzo, che aveva un pallone di cuoio, una rarità in tempo di palle di stracci, e lui per stare in squadra nel ruolo che voleva poneva condizioni: “se volete giocare, dovete fare così, cosà, passarmi la palla per farmi segnare“, e così via dicendo. E noi, poveracci, scarpe rotte, desiderosi non di lui ma del pallone, accedevamo o meglio cedevamo. Eravamo opportunisti? Non saprei. So solo che avevamo un irrefrenabile voglia di giocare e quello ci sembrava un sacrificio tollerabile. Tuttavia Matteo (questo, guarda caso!, era il nome del bambino col pallone) coglione era e coglione è rimasto per saecula saeculorum!
Ora che volete fare? Non c’è solo il governo in ballo, c’è la presidenza delle repubblica. Fare elezioni col rischio di dare il Colle a B. o anche alla Casellati è un atto grave, da irresponsabili. La politica, nelle persone serie, è sentimento, anzitutto sentimento e idealità, ma è anche, e forse ancor più, razionalità. Fare un passo indietro per evitare una disfatta non è mai stato sbagliato, se non c’è altra via. Un passo indietro per poi farne due avanti, come diceva uno che ne capiva, questa è saggezza politica. Così come è razionale mantenere saldo il partito che regge la baracca in questo momento: il M5S. Che errore gli abbandoni! Guardare il proprio ombellico e non l’insieme non porta da nessuna parte e non rende neanche più fighi. Che pericolo un ulteriore sfrangiamento dei musi gialli! Meglio lasciare che il bambino scemo si senta accolto perché mette il pallone, che perdere la partita, anzi il campionato!! E’ dura, compagni ed amici, com’era duro far segnare il nostro conoscente scemino a Carbonia, ma bisogna pensarci.
Benché non abbia vissuto a Carbonia fra il ‘49 e il 50, lo ha capito Mattarella che ha nominato il mite Fico esploratore per riaggregare la squadra. Anche a Carbonia facevamo così da piccoli. Si individuava un compagnetto scaltro che doveva sussurrare  all’orecchio del bambino scemo che lo avremmo fatto segnare. E lui, contento, metteva il pallone e la partita aveva inizio. Ed era convinto di essere un goleador davvero. In realta’ era solo uno che truccava le partite.
Visto che sono in vena di ricordi, amici miei, un altro flash: nel nostro campetto, di bambini, ce n’erano tanti, le famiglie allora erano numerose. Ce n’era uno senza pallone, pantaloni con le toppe e spesso, d’estate, senza scarpe o quasi, ma giocava così bene ed era così allegro e disponibile che per noi era sempre il benvenuto. Lo chiamavamo a gran voce per essere della partita. Con lui in squadra era tutta un’altra storia. Passava bene la palla e segnava. Non si chiamava Matteo e divenne il nostro capitano. 

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