Amsicora
Ricordate da bambini a scuola? C’erano compagni di tutte le specie. Quelli generosi, magari talvolta svogliati e quelli sempre in gara con tutti. Io legavo, ed ho un affettuoso ricordo dei primi. Sassà, ad esempio, diminutivo di non so quale nome, un siculo ripetente seriale, che apriva poco i libri, ma quando si trattava di avanzare una rivendicazione della classe o scoraggiare qualche prepotenza nei riguardi dei più deboli (oggi si chiama bullismo), lui fulminava i malintenzionati solo con uno sguardo. Un togone! Che palle invece quelli sempre in gara con gli altri!
Domanda: c’è oggi in Italia un politico della serie bambini scemi? Ohibo! Che prontezza! Avete pensato senza esitazione a quello cui ho pensato anch’io. E chi di grazia? Il trombettiere naturalmente! Non vi sembra in gara con tutti? Lo sa solo lui, ma s’impegna a fondo. Prima voleva essere il più giovane presidente del Consiglio d’Italia e così, invitandolo a stare sereno, ha segato Enrico. Poi, per dispetto, voleva profanare un sacro testo del mondo del lavoro e ha sfasciato lo Statuto dei lavoratori, eliminando quell’art. 18 che ne era l’architrave. Poi, poi, poi… ha voluto strafare e addirittura ha preteso di scassare la Costituzione e lì è rimasto fulminato, non ha visto il cartello: chi tocca, muore! Poi ha sfasciato il PD per farla pagare a chi lo aveva disarcionato.
Uno così con chi non poteva non mettersi in gara oggi? Troppo facile, elementare con Giuseppe, naturalmente. Sale troppo nei sondaggi, mentre i suoi scendono, piace alla gente mentre lui viene scansato. La misura è colma! Insopportabile! Ci vuole uno sgambetto! Squilli di tromba, rullo dei tamburi e via all’attacco… fino al ritiro dei ministri. E poi, allargando lo sguardo, si parla troppo di Trump. Urge una dimostrazione: il re dei guastatori non è a Washington, ma a Roma. L’assalto non è quella carnevalata al Congresso con mastrucati e cornuti, no è a Roma, al senato, assieme alla Bellanova e alla Boschi. Non l’avete capito? Il trombettiere si è messo in gara pure col tycoon dal fulvo pelo in un torneo speciale, molto singolare, e cioè? Presto detto, si gioca “al vaffa“. Ovvero? A chi ne prende di più… E così se Trump colleziona il vaffa di Biden e della Pelosi, Renzi si becca quello di Conte e Zingaretti, Trump perde Pence, Renzi Nencini, Trump scende nei sondaggi, Renzi fa meglio, rasenta il - zero, Trump perde truppe e fa un po’ di marcia indietro, Renzi dice che sì lui ha ritirato la Bellanova, ma questa perdita, pur grave per il Paese, non porta necessariamente alla crisi. Ci sono altre strade…
Ora voi direte, la competizione è impari. Trump i vaffa li raccoglie su scala planetaria, quindi necessariamente ne incassa di più rispetto a Renzi che gioca in campo nazionale. Vero, verissimo. Ma il trombettiere la gara la fa con regole sue, non in cifra assoluta, ma sulle percentuali, e così non c’è dubbio: la partita è sua. Trump a quanto pare ha dietro di sè un gruppo di irriducibili, Renzi neanche quello, anzi c’è un fuggi fuggi anche nella cerchia dei fedelissimi. Perfino tal Nencini si sgancia.
Certo fare la conta è difficile, i numeri sono alti, altissimi, ma Renzi, con l’unico metodo possibile, quello percentuale, sembra largamente primo. Il vaffa per lui è convinto e generalizzato, rasenta il 99,9999999…%. Nessun paragone con altri. Non accusatemi di simpatie nascoste o di partegianeria, la vittoria è sua, indiscutibilmente sua. Il re del vaffa è lui, senza se e senza ma.
1 commento
1 Aladinpensiero
16 Gennaio 2021 - 10:43
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