Roxana Saberi libera ovvero quando il dialogo è più convincente delle minacce

12 Maggio 2009
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Red

La democrazia si esporta meglio con il dialogo e il buon esempio che con le bombe. Ne volete una prova? Dopo cento giorni esatti passati nel carcere di Evin a Teheran la giornalista irano-americana Roxana Saberi è stata rilasciata. Grazie alla sentenza del processo d’appello che ha ridotto da otto a due anni la pena inflittale, concedendole la sospensione condizionale. E sapete quali sono le ragioni di questo risultato sorprendente? “La ragione principale di questo cambiamento è che gli Stati Uniti non sono stati riconosciuti come Paese ostile”, ha dichiarato l’avvocato Khorramshahi. In appello è stata condannata solo per “raccolta e trasmissione di informazioni atte a minacciare la sicurezza del Paese”, non per spionaggio in favore del “nemico”.
Questa è la soluzione formale. Ma certo su di essa ha inciso, sul piano sostanziale, la ragione politica. Dopo la sentenza di primo grado, il presidente Mahmud Ahmadinejad era intervenuto per chiedere alla magistratura di garantire che fossero rispettati “i diritti alla difesa” dell’imputata. E la Corte d’appello ha mostrato subito un’attenzione particolare per il processo. Rispetto alla sola ora di udienza del primo grado, ieri ne sono state impiegate quattro per esaminare la documentazione e ascoltare le dichiarazioni dell’imputata e dei suoi due avvocati. Dunque, maggior rispetto del contraddittorio e migliore esame delle risultanze processuali. Un giudizio più vicino a quelli degli ordinamenti civili. Ma il segnale politico più forte è stata la motivazione con cui è stata ridotta la pena. Non solo, una fonte giudiziaria ha precisato che la Saberi “é libera di fare ciò che vuole come qualsiasi cittadino in possesso di un passaporto, e può andare e venire a suo piacimento”. Può dunque, se vuole, anche tornare negli USA, come Obama aveva chiesto.
Non a caso, appena diffusa la notizia soddisfazione per la liberazione, definita “un gesto umanitario”, è stata espressa anche dalla Casa Bianca mentre il segretario di stato americano Hillary Clinton ha detto di essere “molto incoraggiata”. Insomma, i gesti amichevoli di Obama verso l’Iran e il mondo musulmano iniziano a rompere il ghiaccio. Per ora si tratta solo di piccoli segnali. Ma, rispetto all’era Bush, è già un altro mondo.

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