A.P.
Capitol Hill sospende i lavori dopo che migliaia di fans di Donald Trump hanno circondato il Parlamento salendo anche sulle gradinate e le balconate mentre era in corso la certificazione della vittoria di Joe Biden. La tensione è altissima e la polizia ha usato anche i lacrimogeni, dopo che gli appelli a disperdersi sono caduti nel vuoto.
All’interno di Capitol Hill dopo l’irruzione dei fan di Donald Trump ci sono stati alcuni scontri violenti, e uno con armi alla mano all’ingresso della Camera. Una donna è stata uccisa. La polizia ha estratto le armi per proteggere i parlamentari.
Ora a Washimgton c’è il coprifuoco e ci saranno certamente altri scontri e violenze.
La Costituzione USA, una delle più antiche e solide dell’età moderna, mostra una debolezza intima di tutte le Carte costituzionali. Esse reggono fintanto che c’è un consenso diffuso, e i protagonisti del gioco politico e istituzionale le rispettano. Se questo vien meno entrano immediatamente in crisi. Nel caso USA la questione è aggravata dal fatto che Trump è il presidente in carica fino al 20 gennaio, ed ha poteri amplissimi. Dispone di gran parte delle leve degli States, dalle forze armate a tutti i corpi fondamentali dell’amministrazione. Non è un caso che il Congresso non sia stato adeguatamente difeso. Non si son visti elicoteri e la guardia nazionale è stata schierata in ritardo e in misura inadeguata.
Un passaggio fondamentale sarà la certificazione della vittoria di Biden, che tuttavia oggi è saltata a seguito di un’azione insurrezionale ispirata e sostanzialmente guidata dal Presidente degli Stati uniti, che invece aveva il dovere di garantire il regolare svolgimento dei lavori parlamentari.
Vedremo gli sviluppi, ma certo qualcosa si è rotta: quel patriottismo costituzionale, che aveva caratterizzato la vita politica e istituzionale americana, è stata spezzata e non sembra facile una ricomposizione. C’è di più e peggio: se la sollevazione non rientra siamo di fronte ad una vera e propria azione golpista e insurrezionale guidata dal Presidente in carica.
3 commenti
1 Aladinpensiero
7 Gennaio 2021 - 09:57
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=117287
2 Tonino Dessì
7 Gennaio 2021 - 10:05
Concordo, Andrea, su questa tua riflessione scritta ieri a caldo, in cui richiami l’attenzione sul fatto che le democrazie, persino la più anziana democrazia costituzionale del mondo, siano fragili quando saltino i patti di lealtà fra le loro componenti politiche e istituzionali.
Io aggiungerei alcune altre riflessioni.
La prima è che il Vice Presidente Pence, Presidente del Senato, che in questa veste presiede il Congresso in seduta congiunta per la convalida del voto elettorale presidenziale e la Presidente della Camera Pelosi ieri notte hanno fermamente deciso di riprendere i lavori parlamentari fino alla conclusione dell’adempimento, con una formula che nei Parlamenti è d’uso: la democrazia rappresentativa non si ferma per nessun motivo incidentale, nemmeno grave.
La seconda riguarda proprio il Congresso e la compostezza, pur severa e pur accompagnata dalla polemica conferma, da parte di alcuni esponenti repubblicani, delle loro obiezioni sulla regolarità delle elezioni presidenziali, con cui ha ripreso e fra poco concluderà, con l’esito d’obbligo, i suoi lavori.
Le immagini dell’irruzione dei manifestanti a Capitol Hill sono state scioccanti, ma mai a mio avviso quanto lo sono state le immagini di svilimento del Parlamento da parte dello stesso Parlamento cui abbiamo assistito, rischiando purtroppo di assuefarci col tempo, in Italia da quando il centrodestra e la destra sono diventate protagoniste della scena politica nazionale, dai nodo scorsoio agitati in aula, alle mortadelle e agli spumanti stappati in Senato nel 2008, fino all’assalto violento ai banchi del Governo di qualche settimana fa per impedire il voto abrogativo delle parti più infami dei cosiddetti decreti-sicurezza.
Riflettano anche quanti nel referendum del 2016, sulla scia del consenso a un Presidente del Consiglio, allora del PD, che aveva inaugurato una seduta sulla fiducia al Governo in Senato preannunciando di voler destinare a museo la sua sede, Palazzo Madama e quanti, nel 2020, assecondando un partito, il M5S, i cui ispiratori esterni e la cui leadership politica istituzionale hanno teorizzato l’estinzione dell’istituzione parlamentare per via telematica, col voto referendario in entrambe le occasioni (la seconda con l’esito nefasto del taglio della rappresentanza), hanno interpretato anche da noi un antiparlamentarismo tanto protestatario, quanto sbrigativo e in fondo qualunquista.
I Parlamenti sono il cuore delle democrazie e i presidi indispensabili contro le avventure autoritarie.
Non vanno sviliti dai loro rappresentanti, non vanno ridotti e indeboliti dai rappresentati.
3 gio
8 Gennaio 2021 - 10:37
Sono assolutamente d’accordo con le tesi sostenute dal Dott. Dessì, in particolare sul fatto che i Parlamenti sono il cuore delle democrazie e, in quanto tali, vanno difesi contro qualunque ideologia che tenda a svilirne il ruolo e l’importanza.
Tuttavia la domanda ineludibile è: Come è possibile che in paesi a lunga tradizione democratica, quale gli USA ma anche i paesi dell’Europa occidentale, il populismo, specie quello di destra, abbia così tanti consensi ? non ci sarà qualche responsabilità delle classi dirigenti che in questi paesi hanno governato negli ultimi decenni ?
Abbiamo tutti sotto gli occhi le conseguenze di una globalizzazione sfrenata e di una liberalizzazione selvaggia. Nei paese occidentali, USA compresi, si è creata una nuova classe di poveri e diseredati. Persone che pensavano di essersi guadagnata una posizione sociale garantita e decorosa, in pochi anni sono precipitati in una condizione di assoluta precarietà. Non parliamo poi delle giovani generazioni a cui non è consentito nemmeno poter immaginare una prospettiva di vita futura con un minimo di stabilità.
In questa situazione a poco serve che politologi, sociologi ed economisti, dall’alto delle loro cattedre e dei loro stipendi garantiti, si straccino le vesti e si meraviglino che qualcuno possa abboccare ai menzogneri richiami populisti. Quando le persone sono alla fame sono disposte ad ascoltare chiunque offra loro una prospettiva di uscita dalla loro misera condizione. Anche quando questa via si rivela foriera di conseguenze peggiori della situazione di disagio che si intendeva risolvere.
Talvolta può succedere, purtroppo, che chi è colpito da un male a cui la scienza non è in grado di dare una soluzione, si rivolga a santoni o ciarlatani, che sono sempre vigili e pronti ad entrare in azione ogniqualvolta se ne presenti la possibilità.
Negli ultimi decenni la politica, specie quella di sinistra, ha abdicato al proprio ruolo di rappresentanza e difesa delle classi più deboli, ponendosi un una posizione di subalternità rispetto ai grandi gruppi di potere economico e finanziario.
Il Presidente Trump è l’esempio più eclatante di un rappresentante del potere economico che ha assommato in se anche quello politico. Esempi analoghi si potrebbero fare in casa nostra.
Lamentarsi della crisi della politica non serve a molto. Il sistema politico-partitico è ormai incancrenito. Nei paesi occidentali, la disaffezione per la politica ha raggiunto livelli di guardia. Leggi elettorali truffaldine che, di fatto, negano il potere di rappresentanza agli elettori hanno determinato un grado di astensionismo elettorale non più tollerabile.
La soluzione non può che essere quella di ripartire dal basso. É necessario che I cittadini si riprendano il potere di rappresentanza, senza più la mediazione dei partiti attuali. Con mezzi pacifici, naturalmente. Tutto questo, in realtà, si sta già verificando. Associazioni culturali, di volontariato, ambientaliste, pacifiste svolgono ora, seppure in modo informale, quello che dovrebbe essere il ruolo primario della politica: Rappresentare le istanze dei cittadini-elettori.
Non ci sono alternative. I sistemi politici, come li abbiamo conosciti, hanno ampiamente dimostrato di non essere in grado di rinnovarsi e affrontare le grandi sfide del terzo millennio. Al contrario, ci stanno conducendo verso un collasso economico ambientale a cui possiamo, forse, ancor porre rimedio. Ma per fare questo è necessario un mutamento di paradigma che non potrà certo essere portato avanti da chi ci ha condotto allo stato in cui ci troviamo.
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