Caro Gianfranco, ci hai giocato un brutto tiro

20 Dicembre 2020
2 Commenti


Andrea Pubusa

Caro Gianfranco,

il 16 mi hai mandato il tuo bell’articolo dal titolo intrigante, “Un “Manifesto” di disobbedienza civile per salvare il pianeta“, e già aspettavo un nuovo titolo quando, d’improvviso, la ferale notizia. Uno scherzo pesante! Ci hai giocato un brutto tiro!
Altri, con più competenza, ci parleranno del pensiero e della produzione scientifica dell’accademico. Io mi limito ad osservare che non è una frase rituale dire che la perdita è grave, perché Gianfranco aveva una dote rara: non leggeva solo per sé, leggeva anche per gli altri, per noi. Ogni volume, rivista o giornale che chiudeva gli offriva materia per una immediata riflessione critica sul tema, che traduceva in uno scritto di divulgazione. Ecco Gianfranco era un divulgatore nel senso migliore del termine, voleva che le questioni importanti fossero conosciute e comprese da un pubblico vasto di non economisti, di non addetti i lavori. Abbiamo così appreso da lui, quando ancora nessuno ne parlava, del reddito universale e del reddito di cittadinanza, ci ha indicato i grandi economisti e intellettuali che hanno concorso ad elaborare quelle categorie, ci ha spiegato la loro portata innovativa in seno alla corrente culturale che ha messo capo al Welfare State. Tutto questo poi ha riversato in tanti scritti su Aladinpensiero, Il Manifesto sardo e Democraziaoggi, nonché in un articolo più organico apparso nel volume a cura di Fernando Codonesu “Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutti” - Aracne editore. E così, quando Renzi e altri politici nostrani (anche della sedicente sinistra) favoleggiavano di pelandroni sul divano, con i pop-corn, a guardare la TV da mane a notte, noi sapevamo che questa è una tematica solida sul piano della teoria economica e che costituisce una evoluzione del Welfare. Cosa sarebbe oggi il  nostro paese, di fronte alla crisi terribile indotta dal covid senza il reddito di cittadinanza? Cosa sarà il mondo quando l’umanità intera avrà - come predicava anche Gianfranco - un reddito unversale, ossia un reddito minimo garantito per tutti “dalla cula alla tomba”?
E quanto è stato stimolante sullo sviluppo locale, organizzando convegni, mettendo assieme economisti, giuristi, sociologi, e raccogliento tutto in volumi per far circolare le idee, per farle diventare programma e gambe di forze politiche intelligenti e di movimenti democratici.
Questi e altri sono i voli che Gianfranco ci faceva fare, anziché stare, come molti di noi fanno, a coccolarsi i propri libri, ad assaporarne l’odore fresco di stampa e a gustarne il contenuto, godendoselo, però, in solitudine. Come il bambino scemo che mangia la nutella da solo e di nascosto, per non condoviderla con fratellini, sorelline e amichetti . No, Gianfranco il bene prezioso della cultura voleva fosse alla portata di tutti, e lavorava instancabilmente per questo.
Ho conosciuto Gianfranco mezzo secolo fa, quando iniziai la mia avventura universitaria a Economia, chiamato da Umberto Allegretti che allora vi insegnava “Diritto Pubblico“, era burbero e non di facile carattere: c’era però un pregio che lo contraddistingueva e che non era difficile notare immediatamente: Gianfranco era innamorato del suo lavoro e della Facoltà, lui aveva la chiave e si recava in istituto tutti i santi giorni, domenica compresa, spesso lavorava, altre volte faceva solo un giretto di ispezione, lui voleva una conferma che tutto fosse in ordine e a posto. Curava l’organizzazione minuta della facoltà e il personale lo seguiva, nonostante le sue esternazioni talvolta non proprio in stile accademico, perché la sua era passione per l’organizzazione, comprensione che, senza una perfetta predisposizizone e guida del personale, la facoltà avrebbe perso in qualità, in capacità d’essere luogo di ricerca e di apprendimento per discenti e docenti. Il personale amministrativo traeva grande appagamento da questa efficienza e dalla gratitudine del corpo docente. Ad Economia c’era la simpatica consuetudine di riunirsi a metà mattina per il caffè e la pasta, prima e dopo tutti al lavoro! Niente perdite di tempo. I docenti a turno offrivano le paste. Una vera gioiosa macchina da lavoro!
Grazie anche a Gianfranco fare ricerca ad economia era agevole: il personale, in un tempo in cui tutto era cartaceo, ti riempiva la scrivania di libri riviste e fotocopie, a tua richiesta, e senza defatiganti perdite di tempo. Avevo visto qualcosa del genere solo a Milano all’ISAP, un centro di ricerca in campo giuridico di assoluta eccellenza nazionale.
Gianfranco, anche dopo il pensionamento, ha voluto avere una stanzetta in Facoltà, dove lui si recava tutti i giorni. Li trovavi caterve di libri, giornali e riviste, che lui avidamente divorva, dandone conto a noi tutti coi suoi post illuminanti.
Gianfra’, cosa dire per salutarti? Che sei stato un collega burbero, un amico atipico, un “maestro Manzi” anche per noi non economisti molto amorevole, solerte e puntuale? Chi prenderà il tuo posto? Sento un vuoto, al momento incolmabile. Non vedo chi ci aprirà le finestre luminose della ricerca in campo economico. A te, mazzianiano, laico integrale, non te ne risentirai, auguro che nelle praterie eterne gli alberi d’alto fusto producano libri, nelle piante medie crescano le riviste, e le piantine diano in abbondanza, come le fragole, articoli e post per i blog. Forse ci vorrebbe anche un po’ di personale da mettere in riga per la raccolta e la sistemazione di tutto il materiale. E tu a dirigere i lavori, a scrivere e a studiare. Lo hai fatto in modo encomiabile quaggiù, chissà cosa farai lì dove non c’è fatica ed è sempre giorno!
Ciao Gianfranco!

2 commenti

  • 1 Aladin
    20 Dicembre 2020 - 09:56

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=116766

  • 2 Maria Teresa Lecca
    20 Dicembre 2020 - 19:26

    Le parole di Andrea Pubusa ci raccontano di una bella persona e non ci sarebbe niente da aggiungere.
    Tuttavia mi piace aggiungere un particolare che mi fece apprezzare anche l’uomo, oltre lo studioso che avevo appena ascoltato alla Fondazione. Mi complimentai con lui per la chiarezza dell’esposizione aperta anche a persone semplici. E lui mi invitò a prendere qualcuno dei suoi saggi, messi a disposizione del pubblico. Me ne suggerì qualcuno, con la generosità che spesso accompagna le personalità non comuni.

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