Lettere di Natale

19 Dicembre 2020
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Stefania Falzoi

Lettere di Natale
Quando è stata l’ultima volta che avete scritto una lettera per poi spedirla? E quando è stata l’ultima volta che siete andati alla ricerca di francobolli? Partirò dall’ultima domanda fare delle piccole considerazioni sugli stessi, iniziando dal loro tentativo di reperimento.
La ricerca dei francobolli è una di quelle cose che mi fa sentire veramente novecentesca, benché io ne abbia attraversato una parte dell’ultimo ventennio in condizione di fanciulla. La scena che si presenta nella maggior parte dei tabacchini alla richiesta di francobolli è quasi sempre la stessa: a seguito di una prima reazione facciale di sbigottimento da parte del negoziante, la risposta che viene offerta è che l’esercizio non dispone da anni di francobolli.
Il francobollo mi è sempre parso un oggettino abbastanza singolare, un pezzettino di carta filigranata (oggi carta plastificata adesiva) con delle dentellature sui bordi reso speciale da delle immagini identificative e spesso celebrative del Paese di provenienza dello stesso. Tanti, in tempi passati li collezionavano, oggi non conosco nessuno che lo faccia. Il francobollo è l’elemento che in qualche modo completa l’architettura della busta da lettera, troneggia sul suo angolo estremo destro, la rifinisce, è così che la vedrà il destinatario, con, in aggiunta, il timbro postale,  elemento, quello, che invece il mittente non vedrà mai.
E poi c’è la lettera, la carta, la penna. Quel foglio bianco da riempire con la propria grafia, unica, solo nostra. La grafia è veramente solo nostra, eppure ci siamo dimenticati di lei. Gli esercizi di bella scrittura delle scuole elementari, i dettati, le ore da bambini a riempire quei quaderni con quelle lettere ben ordinate negli spazi contenitivi, il traguardo di farlo senza nessuna sbavatura.
Prendiamo quindi la carta e la penna e scriviamo. Scriviamo a qualcuno che non sentiamo da tempo o che magari sentiamo ogni giorno e rendiamolo partecipe di qualcosa che non sa o più semplicimente qualcosa di già noto ma detto in un altro modo, il modo della scrittura. Tra pochi giorni è Natale, è il momento perfetto per spedire delle lettere.
Le lettere io le spedisco direttamente all’ufficio postale,dove, nel migliore dei casi, i tempi di attesa in questo periodo sono di quarantacinque minuti. L’ufficio postale si attesta infatti come l’unico porto di partenza sicuro, dato che oltre alla penuria di francobolli nei tabacchini, il boicotaggio alla  corrispondenza si manifesta anche nell’inoperatività sopraggiunta di molte buche delle lettere disseminate nelle città.
La corrispondenza restituisce i tempi lenti della distanza tra le nostre parole scritte e la lettura del destinatario che le riceve. É straordinario quello che la tecnologia ci mette a disposizione, strumenti preziosi, che, soprattutto nei momenti di isolamento, si rendono indipensabili mostrandoci magicamente in diretta i volti e facendoci sentire la voce di persone lontanissime.
Non dimentichiamoci però che il nuovo talvolta non può sostituire il vecchio e quindi neanche la gioia di toccare quella carta che a distanza di tanti chilometri qualcuno ha scelto per noi, quel qualcuno che ha dedicato del tempo alla riflessione sulle parole da scrivere, tempo di silenzio, di immersione.
I sentimenti non sono e non possono essere virtuali, diamogli l’importanza che meritano.
Buon Natale a tutte e a tutti.

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