Lussu: “io avevo tutti i contadini in corpo”

14 Novembre 2020
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Giuseppe Caboni

All’inizio di ottobre si è svolta una Rassegna intitolata a Lussu, organizzata dall’Associazione l’Alambicco.
Giuseppe Caboni, uno dei massimi studiosi dell’Uomo di Armungia, ha contribuito con notazioni utili per alimentare la conoscenza e la discussione su una personalità così centrale nella storia sarda (e non solo) del ‘900.
Pubblichiamo pertanto un primo stralcio, dedicato alla formazione di Emilio Lussu.

Lussu ha interpretato, nel suo lungo percorso politico e di vita, una esemplare figura di dirigente popolare.
Le sue capacità, in tale senso, si sono espresse in complesse, ma chiare, attività conoscitive, programmatiche e di azione organizzativa.
Le prime esperienze formative del suo carattere e del suo sistema di valori sono nella sua famiglia e nella comunità di Armungia. Sono, quindi, nell’apprendere l’ingiustizia dei rapporti sociali e la possibilità di contrastarla, il solidarismo e il dovuto il riconoscimento di norme e capacità reali (il lavoro, le virtù del capocaccia), la possibilità di opporsi a pretese ingiuste (gli esattori feudali).
Ma la sua capacità di ascoltare, vedere, interpretare la realtà e i bisogni popolari, i rapporti sociali, ha un determinante salto, quantitativo e qualitativo, nelle vicende della Brigata Sassari (’15 - ’18), quindi nel “movimento dei contadini, in Sardegna”, nel primo dopoguerra.
La prima base “di tutto”, per Lussu è stata la presa di coscienza, la manifestazione dei bisogni dei soldati sardi nelle trincee del Carso e dell’altipiano di Asiago, nei dialoghi “spontanei” dei momenti di riposo: “io ascoltavo i soldati pastori e contadini, è lì, nella Brigata Sassari, che nasce il mondo, l’organizzazione contadina incomincia lì”.
Il socialismo, l’autonomia, si delineano, per la prima volta, in quelle discussioni, come esigenze concrete, e universali, come possibile risposta materiale di massa, e non solo intellettuale, alle storture delle società classiste, autoritarie, coloniali, militariste.
Queste conoscenze fondamentali si consolidano e si ampliano nei percorsi e nelle conversazioni del dopoguerra.
Nel ricordare la consistenza “non avventuristica” del suo progetto di insurrezione antifascista nella nostra isola (dal ‘40 al ‘42), Lussu potrà dire “Io conoscevo la Sardegna per averla traversata in lungo e in largo in ogni regione.
Conoscevo le sue vallate e le sue montagne e tutte le linee principali di comunicazione”. E in tutti i paesi la sua presenza negli anni ‘20 era ricordata come un riferimento salvifico, come ha potuto constare la stessa Joyce, quando, nel secondo dopoguerra, raggiungeva i villaggi sardi a cavallo, anche lei “per conoscerli”.
E qui, in numerosi incontri, il dialogo era la prassi costante. A chi, nei primi anni ‘20, chiedeva a Lussu perché non scrivesse di più, lui rispose: “Io scrivo con riluttanza, poiché la massima parte di quelli ai quali mi interesserebbe arrivasse il mio pensiero non sa né leggere né scrivere. Sono i contadini e i pastori sardi. Perciò preferisco parlare”.
Nei suoi ultimi appunti, per un libro sul P.S. d’Az., ha voluto ricordare la consistenza del movimento sardista anche nelle città. A Cagliari 1000 portuali, le donne (le operaie della manifattura), gli artigiani, i pescatori, i ragazzi. E nelle sezioni cittadine si discuteva notti intere sulla riforma agraria: i colloqui dei paesi incidevano così nelle scelte di direzione del movimento.  .
Dirà più volte: “io avevo tutti i contadini in corpo”. Esemplari quelli di Sestu, anch’essi ogni sera impegnati in discussioni politiche .  E questo riferimento si estese “naturalmente” ai pastori, a tutti i proletari, agli operai delle miniere, a tutto il popolo dei lavoratori antifascisti che conobbe poi nella vicenda del confino e della battaglia internazionale contro il fascismo e il nazismo.
Conoscere la realtà è stato, in definitiva, il primo imperativo che Lussu si è posto come base per le sue proposte politiche. Farò qui alcuni riferimenti, su argomenti che meriterebbero una ben più ampia trattazione.
Il primo è all’applicazione precisa, puntigliosa, nello studio delle forze politiche organizzate e dei loro programmi: basta ricordare i suoi numerosi scritti su “Giustizia e libertà”, le analisi di “Teoria dell’insurrezione”, i numerosi discorsi elettorali e istituzionali nel periodo della nascita della Repubblica e nei decenni successivi.
Ma conoscere soprattutto la vita delle masse popolari, le loro aspirazioni e la loro disponibilità alla lotta politica, è stato sempre, ripeto, il presupposto di ogni fase del suo percorso.
Farò, in questo senso, solo tre esempi.
Il primo si riferisce alla “fiducia nelle masse”, nella loro creatività, che era per lui la base del concetto di autonomia. Su questo tema, in G.L., polemizzò con lo stesso Rosselli e con i socialisti italiani, che non avevano saputo opporre la forza popolare alla violenza del fascismo.
Il secondo esempio è quello della “Difesa di Roma”, il libro a cui ha dedicato le sue ultime forze. La possibilità di impedire, con la mobilitazione di massa, l’occupazione della Capitale da parte dell’esercito nazista, era fondata sull’analisi delle forze in campo, a partire dal tessuto antifascista dei quartieri romani. Questa tesi, se necessario, è stata convalidata da precise e ampie ricerche storiografiche, anche recenti.
Il terzo esempio è quello che si riferisce alle posizioni del Partito comunista rispetto ai primi governi del secondo dopoguerra, al suo giudizio sul P.d’Az; e alla ricerca di un accordo soprattutto con la DC, anche con la Chiesa. Lussu li giudicava errori basati su un “errata conoscenza e valutazione della realtà”, e delle forze sociali in campo.
Del resto era Stalin che aveva indicato una strada conservatrice quando sostenne che il regime di Vichy rappresentava la realtà della Francia meglio delle forze antifasciste. Pétain più che De Gaulle.
L’impegno politico di Lussu, la sua volontà di interpretare, sulla base delle conoscenze acquisite, il suo ruolo di dirigente popolare, si è tradotto costantemente nell’elaborazione di testi programmatici. (segue)

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