Cosa c’insegna il caso Trump sulle Costituzioni

10 Novembre 2020
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Andrea Pubusa

Il rifiuto scomposto e minaccioso di Trump di riconoscere la vittoria di Biden, apre scenari pericolosi, possibili, però, in tutti i sistemi costituzionali ancorché democratici. Le Carte hanno la superba pretesa di essere stabili perché la loro rigidità le protegge dalle leggi ordinarie contrastanti. Questa loro indubbia forza superiore si manifesta e tiene  però ad una condizione, ossia che le maggiori forze politiche difendano la legge fondamentale, pur nella loro normale e talora aspra lotta politica contingente. A fine anni ‘40 e nel decennio successivo in Italia ci fu un duro scontro politico e sociale con al centro PCI e DC, e, può apparire paradossale, l’opposizione di sinistra difendeva la Carta con più tenacia e vigore (libertà sindacali e legge truffa docent).
Ecco, le Costituzioni sono formalmente forti, ma divengono subito deboli se perdono il supporto dei maggiori schieramenti politici. La loro forza non può essere solo formale., dev’essere anche sostanziale. Diviene così rilevante la prassi e la consuetudine e diviene imprescindibile il comportamento degli attori politici importanti. Ad esempio in Italia, nella vicenda Covid, la Costituzione rivela una forte indecisione, che però è solo in parte connessa alle oscurità del titolo V; la verità è che sulla pandemia non si fa lotta sanitaria e comportamentale unitaria, come si dovrebbe, perché molti, a partire da Salvini e Meloni e dei relativi “governatori”, fanno battaglia politica contingente e propaganda. La sottommissione alle lobby economiche sta spesso alla base dei disastro, come ha mostrato Report ieri per l’apertura assassina delle discoteche in Costa Smeralda e in tutta l’isola l’agosto scorso. Solinas e la sua maggioranza guidati non dall’interesse pubblico, ma dagli oscuri personaggi che stanno dietro questo business criminale. Il risultato? Un quadro delle competenze e delle decisioni sflilacciato, l’assoluta mancanza di una linea di fermezza contro la pandemia.

Dal canto suo Trump vorebbe far leva sulla macchinosità del sistema elettorale del suo paese, frazionato a livello statale, e con un voto per posta, utilissimo nell’800 per gli elettori dei territori lontani, ma non oggi che c’è il web. Alla fine dovrà arrendersi, ma si comprende che la condotta della Corte Suprema, delle forze parlamentari e delle personalità repubblicane, giocheranno un ruolo decisivo nel ricondurre la situazione alla normalità. E’ molto importante anche il riconoscimento della vittoria di Biden del capi di stato stranieri e delle organizzazioni internazionali. Sono dunque le condotte, insieme alle norme scritte, a garantire di ricondurre alla normalità il gioco democratico.
Negli States in effetti è sempre stato molto diffuso un “patriotismo costituzionale”, che ha costituito il collante di un paese, nato rivoluzionario e libertario per la sua lotta d’indipendenza antinglese, ma attraversato da pulsioni conservatrici e reazionarie per via della sua economia capitalistica, in molti settori caratterizzata da forme integralistiche e razziste.
Viene un monito dalle elezioni USA e dalla reazione di Trump alla sconfitta? Sì e molto forte. Le debolezze delle Carte si scongiurano con buone pratiche costituzionali e con un diffuso patriottismo costituzionale. Gli altri rimedi, anche quelli formali, possono rivelarsi deboli e inefficaci.

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