Joe e Kamala estromettono Trump. Bel fine settimana!

8 Novembre 2020
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Andrea Pubusa

Joe Biden (v. nota biografica) ha vinto. E’ stato eletto 46esimo presidente degli Stati Uniti. La lunga attesa è finita. L’America ha un nuovo presidente, Joe Biden, che torna alla Casa Bianca dove per otto anni è stato il braccio destro di Barack Obama. E al suo fianco per la prima volta ci sarà una vicepresidente donna, Kamala Harris (v nota biografica). C’è un dato da segnalare: Joe e Kamala sono i due candidati presidenziali, più votati nella storia.
Ci sono voluti quattro interminabili giorni per avere un risultato ufficiale, ma in realtà si era capito fin da subito che aria tirava negli States. E lo ha fatto capire proprio Trump con le sue dichiarazioni demenziali, che hanno indotto i più autorevoli media a oscurarlo, fatto di per sé più esplicativo di tanti comunicati. Trump ha fiutato l’aria e ha subito dato il via ad uno scomposta ed isterica reazione preventiva. Ha ridotto la democrazia americana, tanto decantata, a quella che si pratica, da capi di stato capricciosi e bizzarri, negli staterelli delle bananas, ormai sempre più rari. E così i suoi seguaci hanno minacciato gli scrutatori nei seggi e sono comparsi in squadre armate di mitra e d’armi da guerra nelle piazze. Maduro, ad esempio, presidente eletto, tanto criticato in occidente, non è ricorso alla forza neppure quando un signore si è, golpisticamente e senza passare per le urne, autoproclamato presidente, guarda caso proprio su istigazione di Trump.
Non ho mai pensato che quella a stelle e strisce sia la miglior democrazia del mondo. I fatti di questi giorni mostrano la grave inadeguatezza e arcaicità della legislazione elettorale, fra l’altro diversa da Stato a Stato. Il voto per posta, poi, al tempo del web, è un ancronistico retaggio della società ottocentesca, nella quale la posta era l’unica garanzia di voto per chi abitava negli isolati insediamenti agricoli o nei lontani pascoli montani dello sterminato territorio americano.
Il Presidente disarcionato continua a minacciare, ma è difficile credere che la Corte suprema o gli organi giurisdizionali siano disposti a minare ancor più la credibilità degli USA, inseguendo un uomo del tutto uscito di testa. Si consideri inoltre anche l’effetto persuaivo del pronto riconoscimento dei capi di Stato e di governo dei maggiori paesi occidentali e del mondo. Per Trum è proprio finita.
E che dire a caldo di Biden? Non è un fulmine di guerra. Non c’è da aspettarsi da lui più di quanto sia riuscito a fare Obama. Tuttavia il ritorno alla normalità democratica, che è un bene prezioso, è sicuro. Il presidente eletto ha certamente un ottimo garbo istituzionale, affinato in una carriera politica di lunghissimo corso e negli otto anni di vicepresidenza. E lo ha dimostrato il modo tranquillo con cui ha affrontato questa fase elettorale  turbolenta e lo spoglio. Certamente poi dalle urne è arrivata una svolta destinata a incidere sul futuro delle relazioni sul piano internazionale. Importante, ad esempio, è l’impegno a rientrare subito nel Trattato di Parigi sul clima, da cui Trump, provocatoriamente era uscito proprio nei giorni scorsi.
Rilevante è anche la reazione popolare. Da New York a Washington esplode l’entusiasmo in strada per la vittoria di Joe e Kamala. E anche questo è un segnale decisivo in momenti travagliati come questo. I clacson festeggiano il 46mo presidente americano fra le grida di gioia dei passanti sui marciapiedi. Folla davanti alla Casa Bianca. La piazza antistante a 1600 Pennsylvania Avenue cambia così pelle: da teatro delle proteste a teatro dei festeggiamenti. ’You’re fired’ (’sei licenziato’) è lo slogan del popolo di Joe. La frase che sta tanto a cuore all’attuale inquilino della Casa Bianca, e che lo ha reso famoso durante lo show Apprentice, viene questa volta usata contro di lui.
Questa settimana non poteva chiudersi meglio! Il futuro è più promettente o meno preoccupante. Insomm, migliore del passato prossimo. E vi sembra poco!

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