Il corpo di una sola donna

10 Ottobre 2020
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Stefania Falzoi

Uno sgabello, una bella signora accomodata sullo stesso, il suo corpo seminudo con le parti più critiche” occultate dal suo braccio e dall’accavallamento delle sue gambe. È questa l’immagine che lan settimana scorsa è stata scelta come copertina di una rivista italiana per lo più indirizzata ad un ubblico femminile. Un seminudo di cui valersi simbolicamente per ingaggiare una protesta contro chi aggredisce con ferocia le donne per umiliarle usando il loro peso (non conforme ai canoni) attraverso ’arma più impietosa, quella della parola.
Due elementi oggettivi saltano immediatamente alla vista in questa fotografia, la signora in questione  non è grassa (permettetemi di usare l’aggettivo più onesto, risultando, l’uso di equilibrismi lessicali,   spesso ancora più offensivo) ed è bellissima. All’interno della rivista ovviamente il lettore/lettrice troverà l’intervista collegata all’immagine di copertina in cui la protagonista risponde alle domande che le vengono poste. Giova segnalare, prima di approfondire alcuni passaggi dell’articolo, che la signora sullo sgabello è stata ritenuta vittima di quello che oggi si chiama bodyshaming ovvero l’azione di sbeffeggiare una persona per delle sue caratteristiche fisiche considerate non aderenti ai canoni fisico/estetici ritenuti “normali” in una data epoca. Non volendo entrare nella discussione riguardante le prepotenze ed insulti subiti, mi limito a dare un’opinione sull’operazione che si è tentato di fare con questa copertina che è diventata un “caso” ed ha avuto una risonanza non trascurabile.
Il paradosso più macroscopisco è che la protagonista della copertina ha fondato la sua carriera in quanto modella, la quale racconta candidamente che addirittura nella sua vita non ha dovuto fare neanche un provino per accedere alle opportunità più importanti. Lungi da me scagliarmi contro le carriere fondate sulla bellezza del corpo, ma risulta abbastanza poco credibile chi pretende adesso di scardinare un sistema grazie al quale per tutta la vita ha goduto ed ottenuto privilegi. Inoltre, risulta particolarmente imbarazzante in un momento di crisi estrema come quella che stiamo vivendo, in cui uomini e donne di tutte le età arrancano nel mondo del lavoro con alle spalle grandi sacrifici e decenni di studio, leggere di una signora che ha ottenuto grande fortuna economica essendo stata scritturata “sulla parola” (queste le sue testuali parole presenti sulla rivista).
Concludo segnalando il titolo dell’articolo, “Il corpo di tutte le donne”.
Ecco, ritengo che quello in copertina sia in realtà il corpo di una sola donna, una donna bellissima, solare e simpatica ma rappresentativo unicamente di se stessa.
Avrei preferito uno sgabello vuoto, dove, nel silenzio e nel vuoto di un’immagine senza corpi umani, ci dimentichiamo per una volta della nostra manifestazione fisica per abbandonarci alle nostre idee, sogni e passioni; è quello il corpo di tutte le donne.

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