A.P.
Vi siete mai chiesti perché gli esuli di tutto il mondo in tutti i tempi hanno cercato riparo in Francia o in Inghilterra o negli USA? Perché nei paesi di più solida democrazia le libertà si riconoscono a tutti, anche agli stranieri e agli apolidi, non solo ai cittadini. Karl Marx e Friedrich Engels, braccati perché coinvolti nei moti libertari del ‘ 48 in Germania, hanno vissuto tranquilli nel Regno unito, senza mai rinnegare le loro idee rivoluzionarie. A Londra hanno scritto le loro opere più importanti e da lì hanno organizzato la Prima internazionale dei Lavoratori. Così gli antifascisti e gli ebrei durante il nazifascismo.
L’Italia, con la Costituzione repubblicana ha provato ad allinearsi a quelle grandi tradizioni democratiche, ma senza centrare appieno l’obiettivo. Lo ha sentito sulla propria pelle Ocalan, il leader curdo del PPK, cacciato dall’Italia, presidente del Consiglio D’Alema, per non indispettire il governo turco.
Non c’è dunque da meravigliarsi se oggi i fondamentali principi della democrazia vengano gravemente violati da un governo e da ministri che della tradizione reazionaria e fascista rappresentano la continuazione. Perfino la scuola, luogo da sempre dedicato al dialogo e all’incontro e dunque, nelle migliori tradizioni, fuori dall’intervento delle polizie, da noi ora dovrebbe diiventare sede di delazione e di repressione verso i deboli di oggi, gli immigrati. Il desiderio di cultura, d’integrazione, tradito nel luogo più sacro del confronto e della comprensione fra soggetti di culture diverse. Ma che pericolo può costituire per la nostra sicurezza un padre o una madre che hanno a cuore l’istruzione del figlio? Gli extracomunitari che si recano, fiduciosi, in una scuola per iscrivere il proprio bambino? Stranieri che anziché estraniarsi vogliono che il figlio cresca coi nostri figli e nipoti e apprenda dai nostri maestri?
Questo scempio era inserito nel ddl sicurezza che intendeva impedire di fatto ai figli di immigrati clandestini l’iscrizione alla scuola dell’obbligo. Lo aveva rilevato anche Fini in una lettera inviata il 30 aprile al ministro dell’Interno Roberto Maroni. In Europa, rimarcava il presidente della Camera, non si riscontra nessuna normativa ”volta a discriminare l’esercizio del diritto allo studio da parte dei minori stranieri”. Ed ancora, limitando “l’accesso a pubblici servizi’ anche nel caso in cui i medesimi servizi rivestano carattere essenziale” questa disciplina cozza con la Costituzione. La presa di posizione di Fini ha indotto Maroni ed espungere la norma dal ddl, cosicché la maggioranza ha potuto manifestare insieme la faccia dura e minacciosa e quella buona e compassionevole.
Non diversa è la norma che obbliga i medici a denunciare gli immigrati irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie. Qui sono i sindacati dei medici a protestare. contro la nuova situazione che si è determinata alla luce dell’istituzione del reato di clandestinità. “La qualifica di reato dello stato di clandestinità obbliga il medico in quanto pubblico ufficiale a denunciare il clandestino in quanto tale. La norma approvata dalle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera esenta i sanitari dalla segnalazione all’autorità, come previsto dal precedente dettato legislativo, ma non dalla denuncia all’autorità giudiziaria”. Occorre pertanto, secondo l’intersindacale medica, che venga esplicitata “espressamente l’esenzione del personale sanitario anche per quanto riguarda la denuncia penale all’autorità giudiziaria”.
Umori di stampo fascista, che evocano l’humus che costituì il terreno di coltura delle leggi razziali del 1938-39. Ma il fatto sorprendente è che il destinatario della petizione dei sindacati medici sia non l’opposizione ma Fini. A lui chiedono un intervento in difesa della libertà. Cosicchè la destra con una mano toglie le libertà, e raccoglie i consensi della destra reazionaria, con l’altra le difende e prende i consensi degli strati moderati ma non alieni ai valori democratici.
Rimane da chiederci che ruolo ha l’opposizione, posto che con la sua politica incerta e confusa, sensibile alle spinte securitarie e imbelle verso le risposte liberticide, finisce per non prendere consensi da nessuna parte. Non dai moderati che non si fidano. Non dai democratici conseguenti, che sono incavolati per le tante titubanze. Ed in fondo, a ben vedere, si lascia così che il Paese impercettibilmente scivoli verso una condizione di a-democrazia. Ne è un esempio chiaro la vicenda del referendum Segni-Guzzetta. Casini e Bossi hanno finalmente una posizione corretta. Si smarcano da Berlusconi da cui non vogliono essere fagocitati. Preferiscono il sistema tedesco che assicura governabilità e accettabile proporzionalità. E Franceschini che fà? Anziché sintonizzarsi con loro solidarizza col Cavaliere. Anche lui è per il sì e dà man forte a chi vuole infliggere il colpo finale al nostro sistema rappresentativo, posto che non è rappresentanza quella che nasce da un sistema che anche con meno del 25% dei voti assegna ad un partito il 55% dei seggi. E così la destra incassa il consenso dei reazionari vecchi e nuovi, mentre l’opposizione frustra le aspirazioni democratiche del suo popolo e rinuncia ad una limpida battaglia a difesa di una seria rappresentanza. Un replay della vicenda delle norme che consentono la nomina del Parlamento dall’alto, privando i cittadini di un potere, seppur limitato, di scelta.
Per parte nostra andiamo dicendo che la questione democratica è il tema centrale per lo sviluppo del Paese. Su di esso si riqualificano le forze politiche e può rinascere una sinistra di governo, come avvenne, a ben vedere, nella lotta antifascista e nella battaglia per la Costituzione. O si riparte da qui, con nettezza e senza tentennamenti, oppure si va ancora più a fondo trascinando dietro il Paese. Assecondando gli umori antidemocratici non si catturano consensi a destra o fra i moderati. Semplicemente si concorre a spingerli, più convinti e numerosi, verso il Cavaliere o verso Casini, in questa materia - bisogna aammetterlo - più coerente dell’ex Veltroni ed ora di Franceschini.
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