Suarez, perché guardargli la lingua anziché i piedi?

26 Settembre 2020
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Amsicora

Compagni ed amici, una rivelzione! Sono molto amante del calcio. E forse perché da calciatore ero un terzino più fabbro che fino, mi piacciono i campioni; di fronte ai campioni rimango in estasi, non guardo la maglia, li ammiro e basta! Come puoi dare rilievo ai colori delle bandiere quando vedi le giocate di Messi, Ronaldo, Ibra o Dybala. Godi e basta. Ecco perché sono stato felice quando ho appreso dell’arrivo in Italia di Suarez. Non avrà una bella faccia, ha dei brutti denti, ma ha dei piedi meravigliosi! E proprio per questo mi chiedo che c’entra l’esame di lingua per farlo venire a giocare in Italia. Se ciò che conta sono i piedi o la testa per spingere la palla in fondo alla rete, cosa c’entra il cervello o la lingua? L’esame di Perugia è una burletta perché non lì, ma semmai a Coverciano va esaminato il calciatore che chiede di venire nel nostro campionato. Ci dà lustro? Migliora la qualità? Può insegnare qualcosa ai giovani pallonari? E sopratutto ci delizia con le sue giocate?  Se sì, sia il benvenuto, senza altri oneri e aggravi burocratici. Se no, venga messo alla porta.
Se le cose stanno così, secondo la logica della materia calcistica, signori miei, come si fa a sbarrare le porte a Suarez, a rispedirlo al mittente? A me pare una follia, un esito manifestamente illogico di un iter altrettanto palesemente insensato. Invertendo, è come se un prof. universitario venisse giudicato, per la chiamata in cattedra, dalla sua capacità di tirare rigori o punizioni.
Ma direte, sei sempre stato giustizialista e adesso cadi su una buccia di banana? Il calcio ottunde la mente anche a te? Come non vedere la miseria di quell’imbroglio perpetrato nell’Università di Perugia? E come non cogliere l’ingiustizia, lo promuovono Suarez  per dagli la cittadinanza anche se non sa una mazza d’italiano, mentre la cittadinanza la negano perfino a ragazzi che sono sempre vissuti in Italia e parlano la nostra lingua come noi! Amici e compagni, certo che la vedo l’ingiustizia: ai ricchi ponti d’oro, ai poveri calci in culo, così  è sempre andato e, ahinoi! va il mondo, anche se  oggi la Costituzione proclama il contrario. E che vergogna questa genuflessione ai potenti della c.d. accademia per  miserabili affarucci! Chissa quanti esami si vendono lì, mi viene da sospettare. Chi lo fa, lo fa sempre, in grande e in piccolo. Sì proprio così è una intollerabile vergogna a livello planetario per la notorietà dell’esaminato. Ma io parlo d’altro e dico che se devo prendere un pallonaro guardo i piedi non la testa, se devo accogliere un poveraccio guardo il suo cuore, le sue intenzioni, la sua condizione, penso che è una persona come me, un mio fratello: la lingua in fondo si può sempre apprendere e se si è accolti, si fa in fretta. Quanti di noi da bambini, in bidda, parlavano solo il sardo, eppure erano cittadini italiani, e poi in men che non si creda, trasferitisi in città o a scuola, hanno imparato anche la lingua non madre, l’italiano.
Insomma, la vicenda mi sembra assurda da tutti i punti di vista, da quello calcistico è comica e tragica, da quello morale è solo tragica. Se pensiamo ai migranti grida vendetta!

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