Carbonia. Con la fine della guerra, finisce la gestione commissariata ACaI- SMCS

13 Settembre 2020
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Gianna Lai

Puntuale il post domenicale di Carbonia a partire dal 1° settembre 2019.

E gli abitanti di Carbonia vivono ancora bombardamenti e coprifuoco, attraverso i racconti della  guerra, il ricordo che ciascuno ha della guerra, e poi l’abbandono della città, tra il 1942 e il ‘43, e il ritorno al paese. E le sofferenze per il freddo, il carbone tutto destinato all’industria, e per la fame, quella che ancora in città si faceva sentire dopo il 25 aprile, e la borsa nera, ad opera degli sfollati nei confronti dei paesani e dei paesani nei confronti degli sfollati. E di come, prendendo in prestito le parole di Giovanni De Luna, ‘il freddo la paura la fame, tre fantasmi che sembravano provenire da epoche lontanissime’, avevano di nuovo allora segnato l’esistenza dei popoli.
Le assemblee pubbliche in cui la politica si intreccia con le vicende personali e le più varie, tante quante sono i territori di provenienza dei minatori e dei dirigenti dei partiti cittadini  e regionali. E l’impegno di tutte le forze politiche per la ricostruzione, già avviata in Sardegna e nel Mezzogiorno, pur tra le gravissime condizioni in cui ancora versano le popolazioni rientrate dallo sfollamento, dopo la fine dei bombardamenti. A segnare il cambiamento in città, l’apertura della Camera del lavoro, che si inaugura proprio il 30 aprile, segretario Luigi Piga,  ‘un vecchio compagno di Guspini’, dice Vincenzo Pirastru,  nell’ambito della struttura CGIL provinciale, di cui è responsabile Giovanni Ibba. Ed in continuo coordinamento anche con quella circondariale, già aperta ad Iglesias e rivolta all’intero territorio. Proprio mentre stanno ampliando il loro intervento le Camere del lavoro territoriali, onde assicurare la tutela dei lavoratori anche nello svolgimento di ‘una regolare attività di assistenza in tutti i campi, in quello medico legale, nell’infortunistica, nella trattazione delle vertenze sindacali individuali’, così come tiene a sottolineare Giovanni Ibba, nell’intervista a Il Lavoratore del 10 luglio 1945.
E cresce  dapertutto, nella provincia di Cagliari, l’adesione dei lavoratori al sindacato libero, in particolare dopo la conclusione degli accordi  sugli  adeguamenti salariali per tutte le categorie e la firma dei ‘contratti di lavoro per i tranvieri, per gli operai dell’Elettrica Sarda, per i dipendenti delle Bonifiche di Arborea e dell’Opera Nazionale Combattenti  di Sanluri’. E cresce anche nelle campagne l’adesione alle leghe, 90 quelle contadine che si contano nei paesi della provincia e che saranno determinanti nel saldare le lotte per la difesa delle miniere alle lotte per la terra, provenendo ancora dalle campagne del Sulcis, nel corso di tutto il dopoguerra, la maggior parte degli operai di Carbonia. E’ tempo di crescita e ancora di cambiamenti importanti in città,  a chiusura della vertenza di quei mesi, 9 lire l’ora di aumento per gli operai della miniera e aumenti allargati anche alle cernitrici in laveria, da conteggiare a partire dal 1 aprile 3). Proprio mentre avviene  il cambio completo ai vertici dell’azienda, con grande soddisfazione delle maestranze e della città. Allontanato il Commissario Sanna, con decreto governativo del 27 aprile 1945 e sostituito dal Commissario straordinario Stefano Chieffi, per la reggenza dei primi tre mesi, viene successivamente  nominato presidente dell’ACaI il professor Mario Levi, Chieffi amministratore delegato. Dopo la gestione straordinaria, così  il nuovo Consiglio di amministrazione ACaI, rimasto  in carica fino al 1950: dottor Angelo Corsi e dottor Stefano Chieffi, e dottor Vegezzi, e poi gli ingegneri Balestra, Notalberti e Bartolini e i professori Romanelli e Gilardoni.
Per le sinistre di Carbonia, il nuovo Consiglio di amministrazione è l’esito delle lotte operaie di quei mesi, e si dichiararono pronti, comunisti e socialisti, ad appoggiare il sindacato e i lavoratori  che già richiedono, con forza,   l’allontanamento di tutti i ’satelliti dell’ex Commissario Sanna: Pani, Siciliani, Marongiu, Corpino, Canfora, Sai, Pinna, Floris, Garau, il colonello Manca e il maresciallo Moi, comandante delle guardie….i quali avevano goduto tutti di posizioni di privilegio nella precedente gestione’. Sempre obbedienti al commissario  Sanna e artefici importanti della sua politica di oppressione verso gli operai, come dice il Lavoratore del 22 maggio 1945.
Perché la Ricostruzione avrebbe potuto realizzarsi solo creando nuovi rapporti di fiducia nei luoghi  di lavoro, sostenevano ancora le sinistre, e condizioni di collaborazione in città, tra tutte le forze politiche. Quel forte senso di responsabilità nella edificazione  di una vera democrazia, partendo innanzitutto dalla fabbrica e dai cantieri, che  fondi sull’antifascismo i nuovi rapporti di unità tra i lavoratori nella città e nell’intero paese, molti  operai del Sulcis l’avevano ben colto proprio durante lo sciopero di marzo contro gli attentati fascisti nell’Iglesiente. Ed in continuità con le lotte che, fin dalla riapertura delle miniere sotto gli alleati, avevano dovuto sostenere con la direzione SMCS, pagando molti di loro a caro prezzo quella esposizione, fino addirittura al  licenziamento.
Mentre proseguono ancora i festeggiamenti della Liberazione, si celebra di nuovo il 1° Maggio  anche a  Carbonia, il lavoro di nuovo al centro a segnare, per il futuro, la grande capacità organizzativa degli operai e del sindacato territoriale. Nelle prime ore della mattina dell’8 maggio 1945, ‘in tutte le città e in tutti i centri abitati d’Italia, le campane delle chiese suonano a lungo, per annunciare che in Europa la guerra è finita’. Mancando ancora tuttavia ‘all’appello finale’ il lancio americano della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, che  saranno i movimenti per la pace, sorti quasi spontanei in città nei mesi seguenti, a denunciare e a dire come quelle vittime di guerra si aggiungessero alle altre. Solo in  Italia, 300mila, 30 milioni in Europa, di come a milioni si contassero le vittime nei campi di concentramento nazisti. E a interpretare quella volontà di pace, il 25 settembre successivo l’ONU, mentre  si istituisce il tribunale di Norimberga, per giudicare i crimini mondiali contro l’umanità. E in Italia la convocazione di un’Assemblea costituente, per la scrittura di una nuova Costituzione, che ponesse fine allo Statuto Albertino. Che assicurasse la pace, interpretavano i partiti in città, riflettendosi  le politiche dell’unità nazionale a Carbonia così come nel resto del paese.

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