Referendum costituzionale di settembre: un po’ di ripasso e qualche conto

24 Agosto 2020
4 Commenti


 Tonino Dessì

Questo è il testo originario degli articoli 56 e 57 della Costituzione promulgata nel 1948.
“Art. 56.
La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto, in ragione di un deputato per ottantamila abitanti o per frazione superiore a quarantamila.
Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i venticinque anni di età.
Art. 57.
Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale.
A ciascuna Regione è attribuito un senatore per duecentomila abitanti o per frazione superiore a centomila.
Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sei. La Valle d’Aosta ha un solo senatore.”.

L’Assemblea Costituente svolse sul tema della rappresentanza parlamentare una discussione specifica, nella quale prevalse, sia sulla base di considerazioni empiriche ed esperienziali, sia sulla base del raffronto comparativo con ordinamenti di altre democrazie contemporanee, il criterio volto ad assicurare a una determinata quota di elettori i propri rappresentanti.

Il testo attuale, che fissa in seicentotrenta i deputati e in trecentoquindici i senatori (più i cinque a vita di nomina presidenziale previsti dall’articolo 60), deriva da una modifica costituzionale apportata al testo originario nel 1963 (l. cost. 9 febbraio 1963, n. 2). Una successiva modifica è stata introdotta con la revisione del 2001 (l. cost. 23 gennaio 2001, n. 1), che ha riservato alla circoscrizione Estero l’elezione di sei senatori.

La legge costituzionale del 1963 intervenne a boom demografico in pieno svolgimento, per bloccare una crescita continuativa della rappresentanza che appariva in prospettiva controproducente, sia in quanto, potendo dar luogo a un numero di parlamentari pletorico, avrebbe indebolito il Parlamento, anzitutto rispetto al Governo, sia in quanto la variabilità del numero dei seggi in occasione di ogni tornata avrebbe reso meno governabile la vita interna dei partiti e più indeterminate le reciproche relazioni, i rapporti di forza, le stesse maggioranze parlamentari.
Bloccare il numero ai livelli ormai raggiunti costituiva un fattore di stabilizzazione del sistema.

Restava tuttavia un numero di rappresentanti conforme all’esigenza di rispecchiare in Parlamento tanto il pluralismo politico quanto la complessità sociale e persino territoriale della realtà italiana.
Non deve sfuggire che più alto è il numero di elettori necessario per eleggere un parlamentare, più si allarga la distanza del parlamentare stesso dai propri elettori e più bassa è la varietà delle istanze, anche territoriali, che potrà personalmente e direttamente interpretare.
Il Parlamento non è infatti una semplice macchina per la produzione di norme, ma è il principale strumento per la rappresentazione, la conoscenza, la messa a confronto, la ragionevole mediazione nelle rispettive soluzioni, dei problemi del Paese: la rappresentanza elettiva in democrazia a questo serve.

Oggi in Italia ci sono 1 deputato ogni 96.006 abitanti e 1 senatore ogni 188.424 abitanti.
Se venisse confermata la legge costituzionale oggetto di referendum (che riduce da seicentotrenta a quattrocento i deputati e da trecentoquindici a duecento i senatori), si arriverebbe a 1 deputato per ogni 151.210 abitanti e a 1 senatore per ogni 302.420 abitanti, con una drastica riduzione della rappresentanza popolare e quindi con un divario enormemente accresciuto nel rapporto tra elettori ed eletti.

Tutto ciò a fronte dell’unico obiettivo che sarebbe conseguito: una riduzione della spesa pari a 57 milioni di euro annui, cioè allo 0,007 per cento dell’intera spesa pubblica, risultato che potrebbe essere ottenuto alternativamente, se li si ritiene un costo da abbattere, con una riduzione degli emolumenti, oppure riconsiderando alcune altre decisioni di spesa. Un caccia F35 dei novanta che l’Italia ha deciso di acquistare per l’ammodernamento dell’Aeronautica militare costa attualmente fra i 90 e i 106 milioni di euro, per dire.

Ecco: questa è in sintesi la partita in gioco col referendum.
I favorevoli alla revisione costituzionale oligarchica non hanno un solo ragionevole argomento da spendere.
I NO sono il più ragionevole strumento per difendere una soglia decente di democrazia e per mantenere aperte differenti possibilità di un suo miglioramento anche qualitativo.

4 commenti

  • 1 Aladinpensiero online
    24 Agosto 2020 - 07:54

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=111612

  • 2 Marco
    24 Agosto 2020 - 13:25

    Scusi, ma leggo che l’unica altra democrazia a bicameralismo paritario ed elettivo sono gli Usa: hanno sei volte il numero dei nostri abitanti e un Congresso con 535 fra deputati e senatori. Non mi sembra che siano deboli e mal rappresentati! Inoltre oggi il potere legislativo non è più esclusiva del parlamento: rispetto al 1963 molte leggi sono di competenza dell’Unione Europea e tantissime delle Regioni. Io voterò decisamente SI perché penso che i parlamentari siano troppi in rapporto alle loro funzioni, che il taglio non determinerà alcuna reale perdita di rappresentatività.

  • 3 Giorgio
    24 Agosto 2020 - 19:54

    I parlamentari costituiscono già oggi una casta e un corpo, di fatto, separato dagli elettori. Inoltre continuano a godere di privilegi assolutamente non giustificati, tanto più nella attuale situazione di stagnazione economica.
    Se, come lei dice, per ottenere lo stesso risparmio è sufficiente ridurre gli emolumenti dei parlamentari, come mai in decenni di vita parlamentare ciò non è stato mai realizzato ?
    Per non parlare poi dello scandalo dei vitalizi.
    Mi creda dott. Dessi la gente è stanca. Probabilmente a Montecitorio o a Palazzo Madama (forse neanche in via Roma a Cagliari) nessuno se ne è accorto ma non se ne può più
    Saluti

  • 4 Tonino Dessì
    26 Agosto 2020 - 08:03

    Caro Marco, non si può fare un paragone fra gli USA e l’Italia. Gli States sono una Repubblica federale, nella quale esistono, oltre al Congresso Federale altrettanti Congressi per ciascuno dei cinquantuno Stati. Tutti corpi rappresentativi, legislativi e deliberativi il cui rango è appunto statuale, non meramente regionale, il che porta gli USA ad avere un sistema rappresentativo elettivo fra i più numerosi del mondo, per tacere delle altre istituzioni statunitensi elettive. La differenza principale è che il Senato degli Stati Uniti rappresenta gli elettori di ciascuno Stato in modo paritario: ogni Stato ha lo stesso numero di rappresentanti assegnati nel Senato federale.
    Caro Giorgio, a me pare evidente che se esiste una casta, più la di riduce di numero più casta diventa, con tutte le tendenze alla corporatività trasversale interna.
    Ma secondo voi, ora che la totalità dei maggiori partiti di maggioranza e di opposizione (al seguito dei quali, dentro e fuori il Parlamento, la totalità delle destre anche estreme) è confluita a favore del taglio della rappresentanza parlamentare, a questa oligarchia trasversale importa qualcosa della più che probabile crescita dell’astensione dal voto, che già assomma alla metà degli elettori italiani, i quali da anni non trovano più un’offerta politica capace di rappresentarli?
    O non stanno tutti i rispettivi gruppi dirigenti attuali, piuttosto, badando a blindare il proprio potere, cogliendo l’occasione per eliminare ogni possibilità di rappresentanza del pluralismo politico democratico persino all’interno dei propri partiti e gruppi parlamentari?
    Prepariamoci, in queste prossime settimane, a contrastare la più massiccia e mistificatoria campagna di disinformazione antidemocratica della storia repubblicana, a un livello cui forse non abbiamo mai assistito in precedenza e a sconfiggerla con le solide argomentazioni del NO.

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