Tonino Dessì
Figuriamoci se la scoperta che cinque parlamentari (precisiamo: tre leghisti, un grillino, un renziano, su 945 parlamentari tra deputati e senatori) hanno richiesto e ottenuto il bonus postpandemico incondizionato INPS per le partite IVA, non avrebbe provocato l’innesco di una trappola strumentale nei confronti dell’opinione pubblica, per di più proprio alla vigilia del referendum sul nefasto taglio della rappresentanza parlamentare.
I media per di più parlano ora, scandalizzati, di duemila, fra rappresentanti elettivi e governanti locali, che avrebbero chiesto e ottenuto lo stesso beneficio dall’INPS.
Ci hanno messo in mezzo, in quei duemila, anche sindaci, assessori e consiglieri comunali.
Così però si mischiano situazioni estremamente differenti e assolutamente non comparabili con i livelli parlamentari e regionali.
Fare il sindaco, l’assessore o il consigliere in un Comune, con indennità bassissime, non è la stessa cosa che fare il deputato, il senatore o il consigliere regionale.
Spesso la rappresentanza politica locale sconfina nel puro volontariato, specie nei comuni medio-piccoli.
Perciò i distinguo vanno fatti, altrimenti è tutta una melma indistinta.
È stata con tutta evidenza levata una nuova, pericolosa cortina fumogena.
Nello specifico, poi, l’indennità parlamentare mi pare relativamente congrua, di per sè tutt’altro che esagerata.
Non sono fra coloro che la taglierebbero ulteriormente, perché persino per l’esperienza personale (fatta prima da persona impegnata nei movimenti, poi da dirigente regionale di partito, ma pur sempre come volontario della politica, che per un lungo periodo ha ritenuto di poterselo permettere di tasca propria e spendendoci tutto il tempo libero dal lavoro), so quanto costa esser presenti nelle situazioni in cui occorre, spostarsi, documentarsi, studiare, prepararsi per partecipare a eventi e a riunioni.
Non è come fare un’altra qualsiasi attività professionale, a meno che non la si eserciti con pigro, deteriore spirito impiegatizio.
Mi rendo conto anche che, considerata l’epocale precarietà generazionale della condizione lavorativa (autonoma non meno che stipendiata o salariata), si renda sempre più necessaria una soluzione previdenziale limpida e lineare, che estenda a tutte le condizioni di precarietà originaria forme analoghe all’istituto dei “contributi figurativi”, che lo Statuto dei lavoratori previde già nel 1970 per i dipendenti privati eletti a cariche rappresentative e collocati in aspettativa per mandato politico e che fu poi dalla contrattazione collettiva esteso ai dipendenti pubblici.
In linea generale ritengo che lo svilimento della funzione politica e parlamentare, cui in parte hanno purtroppo dato causa tanti, troppi comportamenti vergognosi dei politici, ma che è stato anche il frutto avvelenato di una campagna mediatica e politica populista e reazionaria, abbia indotto molti dei nuovi eletti a considerare quella carica come qualcosa, appunto, di vile, acquisita a buon prezzo e meramente lucrativa di privilegi.
Certo, che c’è l’alto tradimento etico.
Occorrerebbero sanzioni quali la decadenza automatica, dopo aver sancito in partenza per tutti, compresi liberi professionisti e docenti universitari, come accade per i lavoratori dipendenti pubblici, che l’indennità parlamentare è incompatibile con qualsiasi altra forma di remunerazione da altre fonti.
Detto questo, vediamo di non cadere in certe trappole e di non contribuire alla campagna di demolizione della rappresentanza.
1 commento
1 Aladinpensiero Online
11 Agosto 2020 - 08:37
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=111105
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