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Mentre in Sardegna sinistra, centrosinistra e molti costituzionalisti hanno condiviso o non contrastato forme inaccettabili di monocratismo, e molti ancora lo rimpiangonno, da altre parti del Paese, per fortuna, si riflette sulla crisi della democrazia e si mettono in campo idee per difenderla e rilanciarla. A Torino si è svolta dal 22 al 26 aprile la Prima edizione della Biennale Democrazia, su iniziativa dei giuspubblicisti dell’Ateneo torinese, segnato nel profondo dalla lezione di Norberto Bobbio e ricco di personalità coerentemente impegnate nella lotta per la democrazia, con la Presidenza del presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky. Un ruolo importante ha svolto anche la Regione Piemonte, favorendo questa iniziativa sul piano politico e finanziario. Potrebbe essere un esempio per dar senso e attualità a Sa die de sa Sardigna, scaduta a stanco e poco mobilitante ricordo di un evento storico.
Riservandoci di pubblicare materiali e commenti sulla prima edizione della Biennale democrazia, diamo ora conto di questo importante progetto per la difesa della Costituzione e per una ripresa della battaglia democratica.
Partecipare attiva[la]mente
[…] anche quando le istituzioni della democrazia si sono affermate e i diritti democratici si sono diffusi, la democrazia vive in condizioni problematiche di insicurezza che la configurano non come un compito svolto una volta per tutte, ma sempre da svolgere e riconsiderare.
Gustavo Zagrebelsky - Presidente di Biennale Democrazia
Perché una Biennale Democrazia
Nel 2011 Torino, prima capitale d’Italia, si prepara a celebrare il 150° anniversario dell’unificazione nazionale. Sarà questa l’occasione per una rivisitazione del processo risorgimentale culminato nell’unificazione statal-territoriale del 1861, ma anche per un’autonoma riflessione sul progetto etico-politico della democrazia, ancora e sempre incompiuto, aperto per definizione a sfide sempre rinnovate.
La Città di Torino, il Comitato Italia 150 – ente istituito nel 2007 per organizzare le celebrazioni, costituito dal Governo italiano, dagli enti locali piemontesi, dalle due maggiori fondazioni bancarie, dalle camere di commercio e dai quattro atenei regionali - e la Regione Piemonte hanno così deciso di dar vita a una Biennale Democrazia: una manifestazione culturale di respiro internazionale che avrà luogo a Torino ad anni alterni, con la sua prima edizione da mercoledì 22 a domenica 26 aprile 2009.
L’iniziativa si richiama alla lezione civile di Norberto Bobbio e vuole essere prima di tutto uno strumento per la formazione e diffusione di una cultura della democrazia che si traduca in pratica democratica: un laboratorio pubblico permanente, radicato nel territorio e rivolto alle grandi dimensioni della politica odierna, aperto al dialogo, capace di coinvolgere i giovani delle scuole e delle università, destinato a tutti i cittadini. Si articola in una serie di momenti preparatori (laboratori per le scuole, iniziative destinate ai giovani, workshop di discussione) che culminano, ogni due anni, in cinque giorni di appuntamenti pubblici: lezioni, dibattiti, letture, forum internazionali, seminari di approfondimento e momenti diversi di coinvolgimento attivo della cittadinanza.
Ecco il documento di intenti del Presidente Gustavo Zagrebelsky
Documento d’intenti
La Città di Torino e il Comitato Italia 150, in occasione delle celebrazioni per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia nel 2011, promuovono una serie di progetti, destinati a rinnovarsi ad anni alterni a partire dalla primavera 2009 e raccolti sotto il segno di Biennale Democrazia. Alla loro realizzazione è invitata a partecipare l’intera Città, attraverso le sue istituzioni culturali.
Tale intento nasce dalla considerazione dell’intera vicenda risorgimentale, quale unificazione nazionale non solo statal-territoriale interamente realizzata, ma anche etico-politica, ancora sempre da perseguire come compito. La via di questa seconda dimensione dell’unificazione politica è storicamente rappresentata dalla democrazia, una forma di vita politica basata sulla dotazione di diritti e doveri civili e politici uguali per tutti i cittadini, il cui esercizio deve confluire nella vita comune. Questa seconda unificazione nazionale, a differenza della prima, si è fatta largo solo a poco a poco, in mezzo a conflitti d’ogni genere, politici, sociali e bellici, nel corso delle vicende dell’Italia unita, fino a noi. E nuove divisioni, conflitti e separazioni, le condizioni della vita sociale odierna ci presentano con evidenza: polarizzazioni politiche e ideologiche difficilmente componibili, sistema informativo accentrato nelle mani di pochi e con il settore pubblico largamente condizionato dal sistema politico, sfiducia diffusa di ampi settori della società civile verso le istituzioni politico-rappresentative, differenze etniche e culturali difficilmente integrabili, distanze culturali e disuguaglianze economiche difficilmente tollerabili in una società democratica, impegnata a combattere ogni forma di esclusione e discriminazione sociali.
Torino, artefice della prima unificazione, ritiene di poter vantare un titolo e una responsabilità particolari, anche in considerazione della propria tradizione intellettuale e civile, per svolgere una parte di rilevo con riguardo a questo secondo aspetto dell’unificazione nazionale.
Come, anzi più di ogni altra forma di governo, la democrazia è sempre imperfetta rispetto ai suoi ideali ed è sempre esposta all’involuzione oligarchica, al rovesciamento demagogico delle parti e alla copertura di altre “-crazie”. In tutti questi casi, le forme della democrazia, cioè le sue procedure, vengono svuotate e rese disponibili a favore di sostanze, cioè di poteri, non democratici.
Per questo, anche quando le istituzioni della democrazia si sono affermate e i diritti democratici si sono diffusi, la democrazia vive in condizioni problematiche di insicurezza che la configurano non come un compito svolto una volta per tutte, ma sempre da svolgere e riconsiderare.
La Biennale Democrazia mira, nella misura del possibile, a colmare un vuoto che deriva da una percezione infondata dei caratteri della democrazia stessa, come forma di governo di cui tutti i popoli sarebbero capaci spontaneamente, cioè in ottemperanza a impulsi naturali. Di fronte alle sfide e alle crisi della democrazia, si risponde spesso con la richiesta di “più democrazia”, e non anche di “migliore democrazia”, cioè di una partecipazione ai problemi comuni più larga, più consapevole, più informata e più responsabile, soprattutto nel momento in cui la comunità nazionale si trova ad affrontare le sfide portate, in misura crescente, dal multiculturalismo e dalla forza della tecnologia, cioè dalla convivenza di esseri umani appartenenti a tradizioni culturali diverse e dalla sfida che lo sviluppo della tecnica, come dimensione totalizzante delle società sviluppate del nostro tempo, muove alla stessa natura politica della umana convivenza.
La Biennale Democrazia non è dunque solo un modo di rievocare e celebrare retrospettivamente uno degli aspetti più importanti della vicenda dell’Italia unita. Vuole essere soprattutto uno strumento per la formazione e la diffusione di una cultura della democrazia che si traduca in pratica democratica, all’altezza dei problemi del momento presente. Essa concentrerà le sue iniziative in una triplice attività di diffusione e approfondimento dell’etica democratica: come habitus dei cittadini, come rispetto delle regole comuni e come consapevolezza dei caratteri della democrazia, quale ideale politico.
La promozione della democrazia come habitus implica la diffusione, anche nella pratica, di modelli comportamentali basati, a titolo d’esempio, sulla definizione e assunzione pratica di criteri di giustizia validi in generale; sulla cura e la messa in comune dei diversi talenti di cui ogni individuo è dotato; sullo spirito del dialogo e dell’uguaglianza; sulla apertura, curiosità e disponibilità alla “contaminazione” nei riguardi delle identità culturali diverse; sull’atteggiamento critico nei confronti delle proprie assunzioni di partenza e sulla capacità di apprendimento da quelle altrui; sull’atteggiamento sperimentale, disposto ad apprendere dai propri errori; sull’assunzione delle responsabilità che conseguono all’applicazione del principio maggioritario, tanto da parte di chi sta con la maggioranza quanto da parte di chi risulta minoranza; sull’atteggiamento altruistico e sull’onestà comunicativa, attraverso una speciale attenzione alla precisione, alla comprensibilità, al carattere non violento e non suggestivo del linguaggio impiegato. Si immagina che questa attività di promozione, anche attraverso esperienze di coinvolgimento pratico, si indirizzi naturalmente, e in primo luogo, là dove si formano i cittadini della democrazia di domani, cioè alle scuole. Ma la pratica della democrazia potrà essere promossa altresì attraverso l’organizzazione di esperienze pratiche di “democrazia deliberativa” nei più diversi ambiti, nelle quali coinvolgere persone motivate, competenti e responsabili, al fine di promuovere modelli di partecipazione qualificata alle scelte collettive.
L’esigenza di rispetto delle regole comuni sarà oggetto di un programma diffusivo, rivolto non solo a sollecitare la presa di coscienza del valore della legalità, come condizione-base di una vita civile, politica e amministrativa il più possibile liberata da prepotenze, inganni, favoritismi e ingiustizie, ma anche a promuovere la partecipazione e il controllo, circa il corretto uso dei poteri pubblici e privati, incidenti sulla vita collettiva dei cittadini. Anche a questo proposito, si potranno promuovere esperienze di partecipazione-controllo a diversi livelli e nei diversi settori della vita collettiva.
La democrazia come ideale politico sarà l’oggetto di un programma di lezioni e conferenze dedicate innanzitutto alle dottrine democratiche, alla storia delle loro realizzazioni, dei loro fallimenti e tradimenti, ai problemi e alle sfide di fronte ai quali essa si trova nel mondo contemporaneo, con l’attenzione rivolta non solo alla dimensione immediatamente politica della democrazia. Tutti gli aspetti della vita collettiva, infatti, si prestano e richiedono di essere presi in considerazione dal punto di vista della democrazia: a titolo d’esempio, i caratteri delle strutture urbane e architettoniche e le maniere di viverle; i modi di organizzazione del lavoro e la tutela dei lavoratori, le istituzioni culturali, a iniziare da quelle scolastiche; i sistemi di informazione e comunicazione; i rapporti che si dicono “di genere”; i modi di convivenza interindividuale. La democrazia è diffusiva di sé; la si può cercare in tutti i rapporti sociali e la si può trovare usando tutti i mezzi della comunicazione sociale: non solo quindi lezioni e conferenze, ma anche spettacoli cinematografici, teatrali e musicali ai quali ci si rivolgerà ugualmente, non solo per raggiungere un pubblico il più vasto possibile, ma anche per toccare uno spettro di tematiche il più ampio possibile.
Le iniziative di cui ai punti indicati, pratiche e teoriche, saranno integrate. In particolare, quelle da svolgersi nelle scuole e in luoghi di esperienze concrete dovranno avere anche un valore propedeutico a quelle di tipo teorico; ma anche il contrario: la trattazione dei temi della democrazia in teoria potrà avere ricadute nella dimensione pratica.
Questo programma si svilupperà negli anni. Con cadenza biennale, a iniziare dall’aprile del 2009, si concentreranno le iniziative “visibili”, di maggiore richiamo e coinvolgimento sociale; ma il periodo di tempo intermedio non sarà un tempo passivo e muto, poiché sarà dedicato a promuovere esperienze e riflessioni diffuse capillarmente nel tessuto della città e della regione, così come una teoria e una pratica democratiche richiedono.
Gustavo Zagrebelsky
Presidente Biennale Democrazia
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