Gianfranco Sabattini
Il dibattito aperto in questo blog sulla crisi e sulle nuove frontiere della democrazia si arricchisece di questo contributo del Prof. Sabattini che esamina alcuni aspetti della cosiddetta “democrazia deliberativa”.
Nei giorni 22-26 aprile si è svolto a Torino un dibattito nell’ambito della prima edizione di “Biennale Democrazia” organizzata dal Comune. Al dibattito ha partecipato John Gastil, professore di Comunicazione alla Washington University e uno dei massimi esperti di “modelli di discussione pubblica”, finalizzati a trasformare la democrazia decidente (democrazia rappresentativa), che assume prioritario il diritto della maggioranza a prendere delle decisioni all’interno delle istituzioni, in democrazia deliberativa, che, invece, assume essenziale, per i processi decisionali autenticamente democratici, integrare la democrazia decidente con un’attività deliberativa; ossia con la creazione di una solida base informativa presso tutti i componenti una data popolazione attraverso una generalizzata discussione sui problemi sociali all’attenzione della pubblica opinione e del legislatore.
La democrazia deliberativa sta riscuotendo un crescente interesse in tutto il mondo ed è considerata da alcuni come un evidente sintomo del disagio provocato dalle derive oligarchiche ed integraliste della democrazia decidente. Di ciò, in Italia, se ne ha una conferma continua quando, sui problemi in discussione, quali ad esempio i cosiddetti problemi “eticamente sensibili”, in assenza di un’opinione pubblica informata, le maggioranze parlamentari impongono i loro dictat, rendendo la democrazia decidente, come ha affermato Giuliano Amato, un’istituzione non meno pericolosa di quanto è stata per Galileo quella che lo ha fermato a suo tempo.
Non esiste, tuttavia, un corpus teorico ed operativo unitario relativo alle modalità di funzionamento della democrazia deliberativa. Molti autori confidano nelle opportunità offerte, sul piano dell’estensione del dialogo, dalla dinamica delle nuove tecnologie dell’informazione.
Molto dibattuta è la proposta del politologo americano James S. Fishkin, (professore alla Stanford University ed autore de I sondaggi deliberativi, Marsilio, Venezia, 2003), di effettuare dei “sondaggi deliberativi”, attraverso la messa a punto di tecniche di campionamento dell’intera popolazione, con le quali derivare ciò che effettivamente pensa la gente su specifici problemi attraverso l’animazione di un confronto tra i “campioni”, dislocati in sedi diverse, sulla base di un’ampia gamma di argomenti e di idee contrapposte. Per quanto la proposta sia giudicata interessante, essa, però, rivela delle difficoltà statistiche concernenti la costruzione dei “campioni”; nella proposta di Fishkin, infatti, la natura del “campione finale” non è casuale, come invece dovrebbe essere, in quanto risente delle decisioni di chi sovrintende il sondaggio. Vi è così chi, come Richard Posner (dichiarazione rilasciata a Radio Radicale il 24.8.2007), professore di diritto alla Chicago University, nutre nei confronti della democrazia deliberativa l’”ingeneroso sospetto” che chi la propone coltivi, attraverso la “fede nel popolo”, solo il desiderio di cambiare i risultati politici indesiderati perseguiti attraverso le istituzioni rappresentative.
Infine, vi sono i problemi dei costi che la collettività dovrebbe sostenere per consentire lo svolgimento del processo deliberativo. Rispetto a questo processo, uno degli ostacoli più significativi è rinvenuto nelle difficoltà che insorgono allorché i partecipanti al processo, volendo rimuovere i limiti del campionamento della popolazione, aumentano la loro numerosità; in questo caso, si osserva, un processo decisionale che fosse orientato a tenere conto delle ragioni di tutti sarebbe pressoché improponibile.
In conclusione, malgrado le difficoltà che si oppongono alla sua reale attuazione e le critiche che gli vengono mosse, la democrazia deliberativa costituisce un progetto istituzionale fondato sull’utopia dell’accordo che può contribuire ad arricchire il sistema sociale di un’ampia riflessione su tutti i problemi oggetto di discussione, dove l’arricchimento sociale conseguirebbe dal confronto delle opinioni di ognuno con le opinioni diverse degli altri.
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