La strada verso Dongo

19 Maggio 2020
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Stefania Falzoi


Ecco un altro scritto, raccolto dall’ANPI di Cagliari, in occasione del 25 aprile per sentirci vicini nonostante la clausura per coronavirus.

Chi vive sul ramo occidentale del lago di Como lo sa. Quelli sono luoghi speciali, luoghi dove la storia è entrata per lasciare la traccia potentissima della fine della guerra.
Passando per per quelle strade a volte strette, a volte non troppo sicure del lungo lago è impossibile non lasciarsi andare, si avvertono presenze le immortali dei vinti e dei vincitori.
Si possono incontrare tanti cartelli a partire da Sala Comacina fino a nord oltre la ben nota località turistica di Domaso. Questo suggestivo viaggio forma parte di un sistema di percorsi tematici che trovano il loro culmine nel museo della fine della guerra, ubicato nella piazza Paracchini teatro del letterale smascheramento e poi arresto di Benito Mussolini.
Emerge da quei luoghi la sensazione di vicinanza con quelle storie, con quei momenti. La voglia di camminare e leggerli tutti quei cartelli, di essere ancora più curiosi e interessati. Ancora di più in questi sentieri sentiamo il bisogno delle piccole storie, delle piccole testimonianze, dei minuscoli ritagli di vita che incastrandosi hanno portato alla libertà. La libertà di tutti.
Il 25 aprile è una giornata di festa che ci ricorda l’importanza di destinare ogni giorno dell’anno un piccolo pensiero a quella voglia vivere, a quel sogno. Uno slancio appassionato che teneramente oggi ci viene raccontato nelle testimonianze di chi all’epoca era poco più che un bambino o una bambina.
Nulla è più importante delle testimonianze dirette e dell’ascolto. Viene voglia di aggrapparsi a quegli eterni partigiani, non possono lasciarci, sappiamo già che il vuoto sarà spaventoso. Piccoli gesti, aneddoti, narrazioni e cronache che raccontate dalle loro voci assumono un valore inestimabile. Voci spesso spezzate ma infuocate e mai stanche.
Sono i piccoli frammenti e i luoghi nascosti a creare la robustezza della grande storia. Un luogo nascosto è il cancello di un villa a Giulino di Mezzegra. La strada è in salita, dal veicolo in spinta e in accellerazione è facile non avvertire la presenza di quelle due immagini. Le foto sono di un uomo e di una donna e sotto le foto i loro nomi.
Ti racconto questi fatti perchè un giorno, se diventi presidente, e ti vogliono fare firmare una guerra, tu avrai svitato il cappuccio della penna e starai per mettere il nome tuo sul foglio, e tutt’insieme ti ricorderai di questi fatti e potrà essere, chi sa , che dici: non firmo” Scrive così Erri De Luca nel suo romanzo “Il giorno prima della felicità”. Sono le parole che lo scrittore fa pronunciare a Don Gaetano rivolgendosi all’adolescente dai tanti soprannomi da lui preso in cura.
Non sono ridontanti le feste civili e le giornate della memoria, sono un regalo. Un dono che ognuno di noi deve fare a se stesso e agli altri. Tutte le conquiste sono reversibili e le verità manipolabili. Non è vero che siamo protetti, siamo forse ancora più fragili e le parole di Don Gaetano ci fanno intendere quanto sia facile cadere ancora una volta nel baratro.

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