Andrea Pubusa
Oggi alle 18 in diretta streaming il Manifesto sardo ricorda Luigi Pintor, con tre protagonisti assoluti della storia del Movimonto politico del Manifesto: Luciana Castellina, fondatrice del movimento insieme a Pintor, Magri, Rossanda, Parlato, Milani ed altri, Marco Ligas, fondatore in Sardegna con Nuto Pilurzu, Salvatore Chessa, Franco Restaino, Cenzino Defraia, Serafino Canepa ed altri, e Tonino Dessì, per ragioni angrafiche venuto qualche anno dopo, ma indubbiamente una delle menti più stimolanti e brillanti della sinistra sarda ancora oggi.
Ricordare Pintor è sempre utile e arricchente. Si conosce o si approfondisce il pensiero e l’opera di una persona affascinante, fuori dai ranghi, si scopre un comunista-libertario, binomio che ai più oggi pare un ossimoro, l’avvicinamento di due parole inconciliabili, un po’ come il diavolo e l’acqua santa. A noi giovani di allora, attraversati dal vento impetuoso del ‘68, amanti della libertà ma anche dell’uguaglianza, Luigi parve l’incarnazione di questo legame necessario. Del resto, se noi riflettiamo sul pensiero marxista, anche nella lettura che ne fece Lenin prima della Rivoluzione, a partire dagli scritti sulla Comune, ci rendiamo conto del potente carattere liberatorio che per milioni di uomini e di donne ebbe il messaggio del Movimento Operaio e della analisi di Marx ed Engels, a partire dal formidabile Manifesto del Partito Comunista del 1848. In Italia, poi, noi abbiamo la fortuna di avere un pensatore come Antonio Gramsci, che di quel filone libertario e rigorosamente egalitario è stato forse il più coerente continuatore e innovatore nel ‘900.
Pintor, nella persona, negli scritti e nella sua opera politica, evocava senza ombre e riserve questa prospettiva, la tensione verso una società comunista come massimo della libertà e dell’uguaglianza.
Di Gramsci e dei grandi della Sinistra Luigi aveva poi la tempra morale. In un tempo in cui nella sinistra e nel sindacato iniziavano a far capolino, accanto a persone eccezionali, piccoli e grandi intriganti, per noi Luigi e gli altri del gruppo dirigente del Manifesto, apparvero come cavalieri senza macchia e senza paura. Per questo li abbiamo seguiti senza riserve e con passione, e questo insegnamento ha guidato molti di noi sempre nella perigliosa e tragica sorte della sinistra alla fine del secolo scorso. A pensarci bene la sinistra è morta perché del binomio uguaglianza/libertà non ha salvato nell’uno nè l’altro termine. La libertà è diventata liberismo, antitetico irrimediabilmente all’uguaglianza, di cui si è smarrita perfino la percezione. Si è persa l’idea che il mondo - come credeva Pintor - si ricostruisce dal basso, dalle fondamenta, dai lavoratori, dal mondo del lavoro. E se ne vedono i risultati.
Ricordare Luigi perciò è importante, perché il suo pensiero e la sua condotta ci dicono che un altro mondo è possibile, che una sinistra che si batta per questo è necessaria.
1 commento
1 Aladinpensiero Online
17 Maggio 2020 - 09:55
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=107775
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