La letteratura è un’immortalità all’indietro

14 Maggio 2020
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Stefania Falzoi


Leggere non è un’attività per riempire il tempo. La dimostrazione esemplare sono sicura ci sarà fornita dalle statistiche che dimostreranno che chi non ha abitudine di farlo non lo ha iniziato a fare nemmeno in quarantena. Anzi è accaduto il fenomeno contrario, ovvero i più accaniti lettori si sono trovati nella situazione di non riuscirci più.
Questo accade perchè leggere non è un passatempo, uno svago. Un qualcosa da fare quando non si ha altro tra le mani di più importante. La lettura comporta un impegno, la possessione di strumenti interpretativi, l’intenzione di farsi attraversare da una storia che potrebbe cambiare per sempre la nostra prospettiva.
Leggere sta diventanto sempre piu un’impresa eroica. Oltre all’ovvia scansione convulsa del tempo (da tutti ormai assimilata come necessario e irreversibile dato di fatto), tutto sembra insinuarci e portarci verso altre strade. Le imperdibili serie, ormai sempre più cult, qualunque sia il loro livello qualititativo. I fondamentali profili di Instagram dove le cosiddette/i opinioniste/i di massa dispensano le istruzioni per vivere una vita glamour. E poi come dimenticare i fenomenali reality show, dove le relazioni e il talento (o sedicente tale) si spettacolarizzano. Concentrarsi sembra impossibile, la lettura è anche introspezione e in questo momento c’è veramente troppo baccano, il nostro smartphone non ci dà tregua.
Eppure, negli ultimi decenni abbiamo assistito a una sovraccarico imbarazzante di volumi, saggi, vademecum, di cui forse per la maggior parte dei casi non se ne sentiva il bisogno e che certamente non sopravviveranno alla prova del tempo. Il lettore si trova immancabilmente inghiottito in un vortice di varietà dove non è facile trovare il proprio intimo posto speciale. Ma dove si acquistano (per chi può permetterselo) sempre più i libri? È qui che inizia a svilupparsi la trama diabolica.
Entrare in una libreria o in una biblioteca è un’esperianza totale, coinvolge tutti i sensi. Tutto può succedere. Tra un certo lasso di tempo (a ognuno il suo) sceglieremo la nostra prossima lettura, il nostro futuro piccolo mondo, solo per noi. Rappresentazioni fragilissime che si apriranno davanti ai nostri occhi immaginari, create dall’immaginazione di un’altra persona ma rimodellate dalla nostra. Un piccolo miracolo ogni volta.
Ritorniamo quindi alla trama diabolica.
L’ e-commerce livella i nostri carrelli virtuali, si vende un’asse da stiro allo stesso modo che un romanzo. In base a quale logica viene deciso che libro immetere sul mercato oppure no? Che succede se la domanda di una determinata opera crolla? Non è vendibile online dunque non esiste.
Non è il caso di citare il nome della famigerata azienda di commercio elettronico che come una schiacciasassi sta polverizzando le librerie di tutto il mondo e annichilendo le libertà editoriali. Sappiamo bene tutti che il nostro è il tempo dell’impazienza. È comodo un servizio che fulmineamente recapita a casa ciò che desideriamo. Che fatica se non troviamo al momento quello che ci interessa, attendere che il libraio di fiducia contatti i fornitori e poi ci telefoni per informarci dell’agognata consegna.
Oppure, forse, potremmo aspettare e nel frattempo iniziare un’altra lettura. Magari andare in biblioteca e scoprire cosa di nuovo ha da proporci il bibliotecario (figura quasi mitologica). Magari questa attesa ci farà amare ancora di più quello che abbiamo deciso di leggere senza passare per il mercato virtuale.
Ho sempre pensato che ognuno di noi in fondo ha la propria biblioteca casalinga che si merita e forse oggi anche la libreria o l’assenza della stessa.
La celeberrima frase di Urberto Eco ci avverte, ma non solo, è una sentenza. Badate bene, stiate attenti a usare bene il vostro tempo. I libri ci regalano l’eternità. Noi abbiamo, quindi, alla luce di questo monito, una responsabilità. Attenzione a come quell’immortalità viene distribuita oggi perchè forse domani non ce ne sarà più per nessuno.

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