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Ieri il ddl sul federalismo fiscale è stato approvato in via definitiva dal Senato. Secondo i suoi sostenitori, la nuova disciplina mira a creare un fisco a misura delle autonomie locali ma che salvaguardi un servizio di pari livello a tutti i cittadini. Crea nove città metropolitane e Roma capitale con la sua ‘Assemblea Capitolina’. Istituisce una ‘bicameralina’ per rafforzare il potere di controllo del Parlamento sui decreti attuativi della delega. Una riforma che punta a chiudere in cinque anni con la ’spesa storica’ e i relativi trasferimenti statali alle Autonomie per passare al ‘fabbisogno standard’ con totale responsabilità di entrata e spesa a livello locale.
A caldo si può dire che un sistema fiscale fondato sulle entrate proprie di ciascun ente locale finisce per favorire quelli ricchi a danno degli altri e ad incrementare il divario. Certo, il collegamento della spesa alle entrate proprie dovrebbe accrescere anche il senso di responsabilità degli amministratori e un maggior controllo sulla spesa (oltre che sulle entrate) dei cittadini, ma è evidente che senza una efficace camera di compensazione statale, la responsabilità del povero si traduce in restrizioni sui servizi e, dunque, nella violazione sostanziale del principio di uguaglianza fra i cittadini. Il nuovo testo và dunque meditato per scongiurare ch’esso diventi fonte di egoismi in luogo della solidarità, e, in definitiva, mini la coesione sociale. E su di esso certamente torneremo per vederne le ricadute nel nostro sistema autonomistico. Ecco ora, nella sintesi ANSA, alcuni punti chiave del testo:
DA SPESA STORICA A COSTO STANDARD - L’obiettivo della riforma é quello di assicurare autonomia di entrata e spesa agli enti locali in modo da sostituire, gradualmente, per tutti i livelli di governo, il criterio della spesa storica con quello dei costi standard per i servizi fondamentali che devono costare ed essere erogati in modo uguale in tutto il Paese.
AUTONOMIE, ARRIVA FISCO SU MISURA - Il fisco diventa a più livelli, ognuno con propria autonomia, anche se nel rispetto dei principi di capacità contributiva e progressività previsti dalla Costituzione. Per quanto riguarda le Regioni, le funzioni fondamentali (assistenza, sanità e spese amministrative dell’istruzione) vanno coperte con gettito tributario valutato ad aliquota e base imponibile uniformi e in base a tributi propri derivati, istituiti con legge statale; addizionale regionale Irpef; compartecipazione all’Iva (in via prioritaria); quote di fondo perequativo; Irap, ma solo in via transitoria in vista di un superamento di questa imposta. Le altre funzioni sono finanziate con tributi propri e fondo di perequazione. Le spese essenziali dei Comuni (che riguardano territorio e ambiente, istruzione con gli asili nido o l’edilizia scolastica, viabilità, settore sociale…) vengono finanziate con le imposte immobiliari, un mix di compartecipazione a Iva e Irpef e fondo di perequazione. Per le altre ci sono tributi propri e compartecipazione a tributi regionali. Le funzioni fondamentali delle Province (tutela ambiente; trasporti; istruzione…), vengono finanziate con tributi connessi al trasporto su gomma; compartecipazione a tributi erariali; perequazione. Mentre per le altre il meccanismo è uguale a quello dei Comuni.
FONDO PEREQUAZIONE: SOLIDARIETA’ PER PRESTAZIONI BASE - Il fondo perequativo è statale ed alimentato dal gettito da compartecipazione all’Iva assegnata per le spese relative alle prestazioni essenziali ma anche da una quota del gettito derivante dall’aliquota media di equilibrio di addizionale regionale all’Irpef assegnata per il finanziamento delle spese non riconducibili alle funzioni essenziali. Viene utilizzato, secondo il principio costituzionale del favore verso i territori a minore capacità fiscale e le sue quote vengono assegnate a ciascuna regione senza vincolo di destinazione.
ROMA CAPITALE, ARRIVA ASSEMBLEA CAPITOLINA - Arrivano norme ad hoc per la Capitale. Il ddl specifica le funzioni amministrative che spettano al nuovo ente di ‘Roma Capitale’, che va a sostituirsi al Comune. Si va dal concorso alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali all’edilizia pubblica e privata alla protezione civile. Queste funzioni sono disciplinate con regolamenti del consiglio comunale, che diventa ‘Assemblea capitolina’.
NOVE CITTA’ METROPOLITANE, ANCHE REGGIO CALABRIA - Nel ddl viene delineato l’iter per l’istituzione di nove città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. Percorso che prevede anche un referendum consultivo della popolazione, potrebbe anche portare - è previsto esplicitamente - alla cancellazione delle corrispondenti province. BICAMERALINA - A dare il parere sui decreti attuativi della delega sarà una commissione bicamerale, composta da 15 deputati e 15 senatori nominati dai presidenti delle Camere che indicano, di comune accordo, anche il presidente.
CLAUSOLA SALVAGUARDIA - L’entrata in vigore del federalismo fiscale non può causare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
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