La pandemia e la necessità di cambimento

9 Maggio 2020
1 Commento


Rosamaria Maggio

L’ultimo secolo è stato caratterizzato da un crescendo dei nostri ritmi di vita.
Sicuramente questo cambio di paradigma è iniziato molto prima con la rivoluzione industriale, la mobilita’ nazionale ed internazionale delle persone, una nuova divisione del lavoro, un modo diverso di intendere il villaggio e la città.
Questo cambio di organizzazione del lavoro ha portato con sé un cambiamento nella nostra vita familiare, sociale. Nella organizzazione della famiglia del territorio, nella mobilita’ cittadina e periferica.
Abbiamo scoperto la velocita’ nei rapporti, nelle situazioni, nel lavoro.
In 24 ore abbiamo imparato a fare cose che una volta richiedevano tempi molto piu’ lunghi.
Abbiamo viaggiato, abbiamo raggiunto localita’ del mondo in luoghi  sconosciuti e apparentemente inaccessibili.
Tutto questo ci ha inebriato.
In poche ore potevi andare nell’altro emisfero, in tempo reale potevi comunicare e vedere il tuo interlocutore online. Fino a meno di un secolo fa, fino a circa 60 anni fa, occorreva imbarcarsi su un transatlantico e solcare gli oceani. Lo stesso sistema ti consentiva di spedire e ricevere una lettera: un mese per inviare ed un mese per ricevere!
Qualche giorno fa seguivo un servizio in una tv locale, ed il giornalista intervistava un operatore turistico di uno dei luoghi piu’ belli del mondo. Mi riferisco al Golfo di Orosei ed alle sue cale meravigliose, Cala Luna, Cala Mariolu, Cala Gloritze’.
L’operatore parlava con vanto dello sviluppo economico di quella zona, che realizzava fatturati consistenti fino alla scorsa stagione estiva, ed orgogliosamente raccontava che erano riusciti a portare a Cala Mariolu ben 1000 persone contemporaneamente (moltiplicato per 90 gg estivi, come minimo, fa 90000 persone). Ho avuto un brivido. Come è stato possibile arrivare a questo? La spiaggia è piccola e quindi una pressione di questa intensita’ non puo’ essere benefica per l’ambiente a prescindere dal COVID.
L’arch.  Stefano Boeri in un sua intervista su La Repubblica ha ipotizzato un cambio significativo nella riorganizzazione degli spazi della citta.
La necessita’ di distanziamento portera’ ad una riorganizzazione delle citta’ e forse ci sara’ un recupero della vita in campagna, soprattutto se ci sara’ piu’ lavoro da remoto e questo potra’ alleggerire la pressione sulle citta’.
Suggerisce che le grandi citta’ adottino spazi di campagna limitrofi. Questo comporterebbe la diminuzione della pressione anche dei trasporti sulle grandi citta’.  Serve dice, “una campagna per facilitare la dispersione ed una ritrazione dall’urbano”.
Anche il grande fotografo Sebastian Salgado nell’affrontare il problema del Covid in Brasile e nella foresta amazzonica, sostiene che la situazione sia complicata e che ci vogliono comportamenti coerenti e unitari. Il Capo dello Stato brasiliano invita a non seguire la quarantena mentre i governatori ed i sindaci invitano a stare attenti. In Brasile mancano gli ospedali e manca un sistema sanitario capillare. Il numero dei morti reali è sicuramente 10 volte piu’ alto. Salgado sostiene che l’Amazzonia sia alla vigilia di un genocidio. Perché le popolazioni indigene rischiano di essere eliminate e di scomparire a seguito del contagio con l’uomo bianco. Sono state tolte tutte le protezioni e l’Amazzonia è invasa dai cercatori d’oro, dai tagliatori di legname, dai cercatori di petrolio che, se contageranno gli indigeni, determineranno un genocidio.
Questi sono solo 3 esempi di che cosa cambiera’ con la pandemia. Che lo vogliamo o no.
Il turismo, lo sfruttamento delle risorse naturali, la vita nelle grandi citta’, non potranno continuare con le stesse modalita’. Possiamo decidere di soccombere o possiamo ripensare il nostro modello economico e di sviluppo.
Occorre un ripensamento di tutti i settori essenziali della nostra vita.
Intanto il sistema sanitario. Che sia gestito dallo Stato, dalle Regioni, pubblico, privato o misto, occorre prevedere l’esistenza di un sistema sanitario territoriale, che sappia intercettare i bisogni sanitari dei cittadini nella fase precedente l’ospedalizzazione che, se adeguato, potra’ evitare il ricovero di tante persone.
L’istruzione, che sia pubblica e statale, che preveda spazi ripensati per gruppi classe non troppo numerosi, che assicuri che i bambini ed i ragazzi convivano con insegnanti e personale in sicurezza.
I trasporti, piu’ ecologici, biciclette e mezzi elettrici, ma anche mezzi pubblici che non concentrino eccessivamente le persone, che abbiano dimensioni ridotte in relazione al decentramento urbano. Meno grandi metropoli, piu’ diffusione di abitazioni familiari nel territorio, sviluppo dello smartworking tutelato e del lavoro da remoto.
Diffusione di negozi di medie dimensioni nel territorio ed eliminazione dei grandi centri commerciali.
Tutela dei lavoratori nei luoghi di lavoro, fabbriche ed uffici, di dimensioni ridotte se possibile, di unita’ diffuse e dove non sia possibile adottando tutti i protocolli di sicurezza.
Cura della persona, ristoranti, bar di piccole dimensioni diffusi e con osservanza dei protocolli di sicurezza. Cosi’ per abbigliamento e negozi vari.
Iniziative culturali e ludiche in grandi spazi all’aperto organizzati.
Turismo ….fine delle grandi concentrazioni di persone…nelle navi da crociera, nei villaggi turistici, nei grandi alberghi. Incentivazione di alberghi diffusi, forme alternative di turismo a contatto con la natura e destinati a piccoli gruppi.
Lo Stato avra’ la funzione di stimolare incentivare queste attivita’, le potra’ promuovere anche attraverso iniezioni di liquidita’ in quei settori ed in quelle modalita’, attraverso anche agevolazioni fiscali.
Dovra’ cessare lo sfruttamento del territorio, come i grandi condoni edilizi, i progetti di edificazione senza limiti. Occorre tornare a rispettare la natura.
E’ innegabile che quanto è successo sia il frutto di una pressione senza limiti sull’ambiente.
Non sappiano ancora molte cose, ma ci stiamo ponendo molte domande.
Che relazione c’è tra il numero di contagi e l’inquinamento atmosferico? Quale relazione con la densita’ abitativa? Con il traffico e l’industrializzazione?
Avremo davanti a noi ancora molto tempo prima di tornare alla normalita’. Ma quale?
Alcuni virologi hanno fatto notare come questo virus abbia circolato molto velocemente, non piu’ a piedi, come circa 4 o 5 secoli fa fece ad es. il virus del morbillo, anch’esso di origine animale e precisamente bovina, ma il Covid 19 ha viaggiato in business class, raggiungendo le terre piu’ lontane da quelle del primo contagio umano, in pochissimo tempo.
Forse tutto questo rappresenta una grande occasione per l’uomo. Una grande opportunita’ per riflettere sulla propria esistenza sul pianeta e sulle condizioni per renderla ancora possibile.

1 commento

  • 1 Giorgio
    9 Maggio 2020 - 11:36

    Bene speremus, hominum enim vestigia video. 

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