Franco Ventroni
Questa volta mi lascio trascinare, anche se da incompetente, nel dibattito sulle libertà personali e il corona virus. Voglio farlo, però, in modo anomalo dedicando questo intervento alla sola ricerca scientifica e ai suoi protagonisti. L’argomento ricerca, nonostante sia oggi il nodo centrale, è stato relegato, sia nel passato, sia recentemente, ad un ruolo subalterno e di comprimario rispetto alla passerella quotidiana nei talk show dei “professoroni, politici e tecnici”, tutti alla ricerca di un protagonismo fuori luogo. Infatti, in questo circolo mediatico del corona virus c’è di tutto: scienziati, tecnici esperti, giornalisti, parolai e tuttologi, soprattutto “protagonisti/e” e “presenzialisti/e” litigiosi. Tutti ricercano mediaticamente notorietà con frasi ad effetto e con qualche scoop che non hanno nulla di scientifico.
Ad onor del vero devo però dire che tra loro abbiamo potuto ascoltare anche opinioni autorevoli, rappresentate da eminenti scienziati nostrani, in campo farmacologico, epidemiologico e virologico: pochi purtroppo rispetto alla pletora di esperti e tecnici ingaggiati dal nostro Governo e dalle Regioni. A questi signori scienziati dobbiamo dire grazie per quanto abbiamo imparato in campo scientifico e medico ma soprattutto in campo epidemiologico.
Nell’ascoltare i discorsi degli onnipresenti apprendisti stregoni, presenti nei dibattiti giornalieri, devo rilevare che, seppure improntati da nobili obiettivi, risultano tutti finalizzati ad un unico scopo: chiedere ai cittadini di stare a casa; come lavarsi le mani; come mettere guanti e mascherine; come comportarsi nella vita quotidiana della quarantena; come contribuire ad attenuare i danni prodotti da questo terribile virus.
Pochissimi, parlano di soluzioni terapeutiche da somministrare attraverso farmaci oppure delle fasi di sperimentazione dei vaccini. Quasi tutti liquidano l’argomento in questo modo: per questi strumenti ci vuole tempo. Per adesso state a casa e usate bene il “distanziometro” oppure “lavatevi bene le mani”.Come potete notare su questo versante l’unica speranza proviene, quindi, dalle migliaia e migliaia di autorevoli ricercatori/scienziati che le società farmaceutiche multinazionali, comunità scientifiche e i vari stati impiegano nel campo della ricerca farmacologica e dei vaccini: la maggior parte di questi soggetti, sono molto spesso sfruttati e malpagati. In questi giorni abbiamo però scoperto, anche se i media li ignorano perché non fanno audience, che queste figure altamente qualificate risultano prevalentemente impegnate nello sviluppo di nuove terapie farmacologiche o di nuovi vaccini da impiegare contro il corona virus. Mi fa piacere, quindi, che il lavoro di scienziati e ricercatori di grande valore economico e strategico torni, prepotentemente, al centro dell’ interesse di governi e opinione pubblica: questo è una delle poche conseguenze positive di questa pandemia.
Sono sicuro, pertanto, che il Presidente del Consiglio e i Presidenti delle Regioni, dopo aver invocato per mesi la responsabilità di noi cittadini nel comportamento quotidiano,” tornino a parlare degli strumenti (vaccini e farmaci) destinando anche cospicue risorse alla ricerca scientifica, la sola peraltro in grado di sconfiggere il corona virus alla radice. I nostri governanti devono, inoltre, chiedere ai ricercatori/scienziati di trovare soluzioni in grado di farci tornare, il più presto possibile, alle nostre quotidianità senza ansie e pericoli per la nostra vita. Anche perchè le soluzioni transitorie, sempre a carico dei cittadini, sono sempre la clausura, lo spirito di sopportazione e il famoso “distanziometro”.
Tranquilli signori: non siamo all’anno zero e questo non è un problema soltanto del nostro Paese. La diffusione del corona virus e la conseguente pandemia ha posto l’argomento all’ordine del giorno del panorama scientifico mondiale e di quasi tutti i governi del nostro pianeta.
Consentitemi perciò di fare un minimo di analisi dello stato della ricerca scientifica sul corona virus.
Un primo filone di ricerca riguarda la messa a punto di test per individuare velocemente e con certezza il virus. In questo momento in Italia si contendono il mercato alcuni test:
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il primo prodotto dalla statunitense Abbott che ha fornito gratis i 150mila test da somministrare a campione in tutta Italia sui soggetti più esposti che operano in prima linea nella lotta sanitaria al corona virus. La stessa azienda immetterà sul mercato italiano altri 4milioni di test;
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un gruppo di 100 scienziati della DiaSorin,(Azienda leader nella diagnostica di Laboratorio) guidati da Giulia Minnucci responsabile del Gruppo di ricerca per l’Europa, stanno lavorando alacremente tra Vercelli, Varese e la California per portare a casa un nuovo test molecolare su tampone per l’identificazione rapida del nuovo corona virus. Il test ha ricevuto la certificazione europea e quella più severa della statunitense Fda (Food end Drug Adminstration);
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Un Gruppo di Lavoro, guidato da Fabrizio Bonelli, ha ideato un test sierologico di sicuro avvenire. Anche questo test, proposto sempre dalla DiaSorin, ha ricevuto la certificazione europea e quella più severa della statunitense Fda;
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La DiaSorin, infine, sta anche mettendo a punto un altro test immediato ed economico basato sull’utilizzo delle saliva; L’Amministratore Delegato Carlo Rosa, che affianca nell’azionariato la famiglia Denegri (Biotecnologie), ha affermato che in tempi brevi dovremo avere una gamma di prodotti in grado di assicurare test rapidi e sicuri.
E’ quindi più che probabile che in Italia arrivi, nel mese di giugno, un test economico, in grado di dare nel giro di pochissimo tempo un risultato finale affidabilissimo.
Un altro segmento di sperimentazione e ricerca sta coinvolgendo prevalentemente strutture ospedaliere e centri di ricerca avanzata per testare nuovi farmaci in grado di contrastare e diminuire il tasso di mortalità nei soggetti colpiti da Covid-19:
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Il primo farmaco utilizzato per pazienti colpiti da embolia polmonare massiva o altri gravi fenomeni trombo embolici è l’Eparina a basso peso molecolare: si tratta di un noto anticoagulante che a una dose medio-alta potrebbe avere un ruolo in grado di contrastare il virus. L’uso di questo tipo di medicinale è già raccomandato dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità per gestire anche i pazienti Covid per prevenire eventi trombo embolici;
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Il secondo, chiamato Remdevisir, è un farmaco antivirale sviluppato da Gilead Sciences, azienda statunitense di biofarmaceutica attiva nell’ambito della ricerca, per il trattamento della malattia da virus Ebola: è stato utilizzato nell’epidemia in Africa tra il 2016 e il 2018. E’ attualmente in fase di studio per il trattamento del Covid-19. Il farmaco è in attesa dell’autorizzazione USA della Food end Drug Adminstration per l’uso ospedaliero.
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Le speranze si concentrano anche su farmaci specifici già esistenti quali il paracetamolo e l’idrossiclorochina quest’ultima da prendere sotto stretto controllo medico;
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Qualora il sistema immunitario non riesca a bloccare l’infezione e si presenti una infiammazione polmonare, i farmaci utili per combatterla sono il Tocilizumab e altre molecole simili. Quindi anche basse dosi di steroidi possono favorire il miglioramento delle condizioni dei pazienti;
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Da alcuni giorni l’Aifa (Agenzia Italiana per il Farmaco) ha dato il via libera per la sperimentazione di un vecchio medicinale per la gotta, la Colcichina, da usare prima che i pazienti entrino in terapia intensiva. Inoltre, tra glia altri farmaci testati, c’è la combinazione tra Lopanivir e Ritonavir, studiata in origine per trattare l’Hiv.
Come potete notare le basi farmacologiche esistono e molte di queste risultano testate attraverso la cura di altre malattie. Fonti autorevoli, ma soprattutto la sperimentazione effettuata sul campo confermano l’attendibilità di questi farmaci.
Per quanto riguarda, infine, i vaccini anti corona virus qualcuno degli scienziati nel campo della virologia ha recentemente sentenziato: quella per il vaccino anti Covid-19 è una corsa contro il tempo. Ci siamo quasi.
Ciò che rende più interessante però questa dichiarazione sta nel fatto che a pochi mesi dalla comparsa del corona virus sulla scena mondiale ci sia già un numero consistente di aziende farmaceutiche pronte alla sperimentazione sugli esseri umani per testarne l’efficacia. Siccome sono un inguaribile ottimista sono convinto che ciò viene fatto per il bene dell’umanità e per debellare in via definitiva questo mostro invisibile che ci tiene in apprensione. Spero però che ciò non costituisca solo un affare colossale per alcune case farmaceutiche e per tutto il settore della cosiddetta Big Pharma. L’illustrazione che segue mette in evidenza che gli interessi in gioco sono tanti e anche diversificati sia perché geograficamente distribuiti, sia perché a scendere in campo sono i colossi della farmaceutica mondiale che non sono certo enti senza scopo di lucro. Per farmi capire meglio presenterò qui di seguito la mappa delle sperimentazioni:
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EUROPA
La sperimentazione promossa dalla Università di Oxford e dalla Società italiana Advent-IRBM di Pomezia è quella che ha raggiunto, a livello mondiale, lo stadio più avanzato.
In Germania esiste uno studio molto avanzato e riguarda un vaccino anti tubercolosi.
Si lavora anche in Svezia e in Spagna.
Due gruppi sono impegnati in Italia: si tratta di Takis e di Reithera di Castel Romano.
In tal senso si muove anche l’iniziativa della Commissione Europea che propone una iniziativa finanziaria per rafforzare l’impegno della UE in questo settore strategico.
Tempo stimato per il vaccino: 14 mesi
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NORD AMERICA
Negli Stati Uniti ci sono due studi allo stadio iniziale. Tra questi anche quello dell’Istituto Nazionale delle Malattie Infettive.
Colossi della farmaceutica come Johnson&Johnson o Pfizer hanno annunciato che saranno pronti a partire nel mese di settembre.
Tempo stimato per i vaccino: 36 mesi
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CINA
Siamo in presenza di tre studi già in fase clinica, due a Shenzen e uno a Pechino. Per la sperimentazione usano le stesse piattaforme di Ebola e Sars. Stadio molto avanzato
Tempo stimato per il vaccino: 14 mesi
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ASIA E AUSTRALIA
In Giappone esistono studi e sperimentazioni ad uno stadio avanzato pari a quello di Oxford e di Pomezia. Esistono gruppi di lavoro anche in Thainlandia e India.
Tempo stimato per il vaccino: 14 mesi
Buone notizie: la produzione del vaccino su larga scala potrebbe iniziare prima di quanto previsto, già dal mese di Settembre. A dichiararlo è il responsabile del Jenner Institute dell’Università di Oxford che sta sperimentando, insieme alla Società italiana di Pomezia Advent-Irbm l’antidoto. I competitor sono tanti: chi arriverà per primo. Si accettano scommesse.
In considerazione di ciò che ho esposto ritengo che, in tempi ragionevoli, si possano raggiungere obiettivi certi sia nel campo della sperimentazione dei test e dei farmaci, sia nell’ambito della realizzazione di vaccini, realizzando cosi prodotti in grado di sconfiggere quanto prima il corona virus.
Quindi cari amici non disperate, qualcosa succederà: lo ha detto recentemente anche il Presidente della regione Campania Vincenzo De Luca. Settembre dovrebbe essere il mese cruciale. Io ci credo.
Non me ne vogliano quindi gli scienziati e gli amici medici ai quali devo molto rispetto. Quella che avete letto è una semplice analisi, un approccio/diagnosi fatta da un “ragioniere”, anzi come direbbe un mio amico del rione Castello, “de Ragionieri e’ ollu”.
Nota
Ragionieri e’ ollu: un giovane rampollo di una famiglia del Campidano operante nel settore agricolo si iscrisse all’età di circa 16 anni al primo anno dell’Istituto Tecnico per Ragionieri “Pietro Martini”. Dopo qualche anno da pluri ripetente si iscrisse al 2’ anno di un Istituto privato, fino a conseguire alla “veneranda” età di 34 anni l’agognato diploma di Ragioniere. Le malelingue narrano che ando’ avanti attraverso ripetizioni trasversali tenute da parecchi professori che si accontentarono nel tempo, oltre che dei pochi soldi, di molti “bottiglioni d’olio”, dispensati lautamente dalla sua famiglia. Impiegato in un Ente inutile divenne famoso dispensando a tutti opinioni senza senso su argomenti vari e difficili, fino a conseguire, complice un amico e collega regionale di Castello, il titolo di “Ragionieri e’ ollu”.
1 commento
1 GPAOLOG
8 Maggio 2020 - 11:01
Bravino questo ragioniere pensionato! E pensare che gli “scienziati” ci vedono morti!
Un pensionato pentito
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