A.P.
Giacomo Meloni, dal DNA stampacino, ha diffuso una lettera aperta al sindaco in cui chiede uno scatto di ribellione, un sussulto di dignità per S. Efis. Lasciarlo andare, “presoneru e tristu“, solo a Nora non è da uomini, da gente che ha sentimenti. I cagliaritani non lo hanno lasciato solo soletto neanche quando Cagliari era sotto i bombardamenti, sanguinante e ferita. Le immagini di quel primo maggio sono toccanti. L’auto cammina lenta in mezzo a cumuli di macerie, a case sventrate, ma si sente il calore popolare.
Quest’anno tutto questo non era in programma, doveva mancare proprio questo calore. Non è prudenza questa è mancanza di sentimenti. Non voglio usare parole forti, perché - se non stessimo parlando di santi - mi verrebbe da dire viltà. Ma come? Proprio quelli che vogliono aprire tutto imprigionano Efis? Distanziano dalla sua gente il santo! E quale santo! Efisio come Antioco sono amati perché hanno lasciato quello che avevano per stare dalla parte del popolo, della povera gente. Efisio ha lasciato la milizia, Antioco, nero, ha dedicato la sua sapienza medica alla cura dei poveri, potendolo fare con miglior profitto presso gli abbienti. Ecco perché il popolo li ama, perché istintivamente li sente dalla propria parte, vede Efis e Antioco come uno di loro. E anche noi laici li amiano per questo. Per la loro vicenda umana, come Cristo, del resto. Ecco perché il popolo dalle finestre e anche ai bordi delle strade, compostamente, lo ha salutato. Perché il popolo sa essere disciplinato, anche quando deve esprimere un sentimento forte.
In queste giornate abbiamo letto le storie dei tanti che hanno combattuto per la libertà. Oggi Radio3 ci ha ricordato il martirio di Felice Cascione, il giovanissimo medico ligure, coautore di Fischia il vento, diventato partigiano e ucciso dai tedeschi. Cosa c’è di diverso rispetto al martirio di Efis? Entrambi hanno fatto una scelta di libertà, sapendo di poter pagare il prezzo più alto. E lo hanno pagato. Come possiamo lasciarli soli? Ha ragione Giacomo, loro devono sentire sempre l’affetto del popolo, la nostra vicinanza, nelle forme possibili, con la prudenza dovuta. Quanti modi, controllati, regolati e tuttavia generosi si possono inventare per esprimere un sentimento? Quando lo si vuole esprimere. Se si è aridi, si riesce anche a imprigionare a intristire i santi proprio come il nostro Efis, “presoneru e tristu” secondo le autorità, mai solo per volontà popolare.
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