La Russia di Putin: verso un nuovo impero monopartitico?

3 Maggio 2009
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Gianluca Scroccu

Mosca. Seduta al ristorante di specialità azere, chissà perché chiamato “Versailles”, Elena, una bellissima ragazza russa, racconta con naturalezza delle sue lezioni al corso da 500 dollari finalizzato all’apprendimento di tutte le tecniche necessarie per riuscire a sposare un ricco oligarca all’Abramovich, l’unico canale per assicurarsi una vita di lussi ed agi. È uno dei momenti più significativi del nuovo libro di Emanuele Novazio, Back in URSS. Reportage dal nuovo impero russo (Guerini e Associati, pagine 167, euro 19,50), che ci mostra tutte le contraddizioni di questa Russia putiniana sospesa tra cesarismo politico e ricerca del lusso.
L’autore, corrispondente diplomatico de “La Stampa” da Mosca, inizia la sua analisi dal racconto della guerra fra Georgia e Russia dell’agosto scorso, scoppiata mentre tutto il mondo aveva gli occhi sulle Olimpiadi di Pechino. Un conflitto che è sembrato riportarci di fronte ad una storia che noi occidentali credevamo sepolta sotto le macerie del Muro di Berlino e che invece proprio nel Caucaso vede giocarsi una partita fondamentale. È infatti in questa zona che emerge una delle questioni centrali della strategia neoimperiale della nuova Russia e che in un futuro prossimo potrebbe vedere coinvolta l’Ucraina.
Il grande merito del libro è quello di portare il lettore, attraverso brevi capitoli arricchiti da opportune schede sulla realtà dell’ex repubbliche sovietiche, all’interno di quel nuovo sistema politico che si è consolidato con la presidenza Putin, costruitosi su assi ben più forti rispetto a quelli assai sgangherati dell’era Eltsin.
Il disegno Putin-Medvedev, seppur percorso da tensioni latenti che, come dice l’autore, potrebbero portare ad inediti scontri di potere in futuro, si basa su un preciso progetto politico, basato sul controllo statale dell’economia, a partire dalle risorse energetiche, sull’accentramento del potere al Cremlino e sull’eliminazione di ogni forma di opposizione relegata, di fatto, ad una condizione di mera rappresentanza senza nessun potere di controllo. Desta impressione leggere l’analisi di tale strategia, nata soprattutto grazie alla gestione centralizzata di risorse energetiche come il gas e il petrolio che i russi comprano da molte repubbliche ex-sovietiche, mettono nei loro gasdotti e vendono ad un prezzo maggiore agli occidentali incamerando profitti immensi che oggi tuttavia si sono assottigliati con il crollo del costo dell’oro nero e le conseguenze della crisi economica mondiale.
Particolarmente significative sono le pagine in cui Novazio ci fa scoprire il potere di Putin e dei suoi “siloviki”, ovvero la rete di alti funzionari e uomini d’affari, molti dei quali provenienti dai servizi di sicurezza, che costituiscono la cerniera di questo nuovo apparato neoimperiale. Un sistema fondato sul nazionalismo, sul legame ferreo con la Chiesa ortodossa secondo una tendenza propria dello zarismo, su un Parlamento in mano al partito del presidente grazie ad una legge fortemente maggioritaria, introdotta dall’attuale premier, a cui si somma un controllo strettissimo dei media funzionale al consenso dell’opinione pubblica, facilitato dal fatto che il 75% degli spazi informativi sono occupati dal partito di Putin, “Russia Unita”, a cui presto potrebbe affiancarsi una stretta su Internet.
Ecco perché non sembra poi così sbagliato, se Putin dovesse essere rieletto alle presidenziali del 2012, parlare di un nuovo impero monopartitico come sembra suggerirci l’intrigante titolo del libro nel riecheggiare la famosa canzone dei Beatles.

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