Il dopo coronavirus: “tutto come prima?”. No grazie! “Tutto il contrario di prima!”. Occorre un rivolgimento sociale nel segno dell’uguaglianza! Un tempo si chiamava socialismo

15 Aprile 2020
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Andrea Pubusa

Tornerà tutto come prima“. Se c’è una cosa che dobbiamo fare è combattere col coltello fra i denti e senza esclusione di colpi perché niente sia come prima. Il virus ha messo a nudo le intollerabili storture della società in cui viviamo. Fin nelle azioni che vengono assunte ad esempio di buonismo è insita una conclamata ingiustizia. Milionari che erogano in beneficienza somme superiori a quelle del bilancio di taluni stati, magnati, attori, calciatori, manager e stars varie che hanno introiti inimmaginabili a fronte della miseria più nera della moltidudine. Crescono a dismisura i poveri, senza lavoro, che fanno la fila per avere un pacco spesa. Scusate, ma in questo non vedo l’impegno che pure c’è di chi dà o raccoglie, c’è a monte l’ingiustizia sociale che lancia un urlo assordante, che non può farci dormire tranquilli.
Vogliamo tornare a tutto questo? Vogliamo che l’accumulazione sia così iniqua che le legge della giungla, del mercato riprenda il sopravvento? Vogliamo che la gelida legge del profitto sprigioni i suoi spiriti animaleschi? A questo “prima” vogliamo tornare?
Credo di no. L’unica difficoltà che vedo - e non è poco! - è la mancanza di una sinistra radicale in Italia e nel mondo capace di guidare un movimento di così profondo cambiamento. Quindi non saprei su chi contare, ma un rivolgimento è più che mai necessario. Una rivoluzione sociale e istituzionale che rimetta le cose a posto. Niente come prima. Mentre le finte sinistre liberiste amainano bandiera, noi la bandiera rossa del socialismo dobbiamo levarla di nuovo con forza e orgoglio. Se andiamo a vedere nei valori del socialismo italiano e internazionale delle origini troviamo la risposta, almeno in linea di principio, a tutti i mali di questa società ingiusta. Dalla pace, alla solidarietà fra i popoli (internazionalismo) e le persone (egualitarismo) alle libertà formali e sostanziali tutto troviamo in quel ricco patrimonio di pensiero e di azione, di cui òa Comune è stata emblema.
Il punto più delicato, come ha spesso sottolineato Norberto Bobbio insieme a tanti altri pensatori liberalsocialisti, è la questione delle libertà,  è il bilanciamento preciso tra la necessaria avocazione al pubblico delle produzioni o degli strumenti di produzione, e l’accrescimento delle libertà unendo a quelle formali quelle sostanziali.
Questo investe anche il ceto medio, almeno quello finora garantito o appagato, che deve decidere se val la pena qualche piccolo sacrificio per un’eguaglianza diffusa e una società giusta. Un ceto medio che spesso vede aprirsi per i porpri figli lo spettro dell’insicurezza e della povertà.
Qualcuno pensa che sto vaneggiando, e forse è vero. Ma attenti, da questa crisi non si esce senza grandi sacrifici; per parlarci chiaro, senza prelievi pesanti, da chi ha conti in banca, stipendi o pensioni più alti come si potrà evitare uno squilibrio sociale come quello che si manifesta e si prospetta. E’ inutile credere che si darà un pasto a tutti o una garanzia minima, senza toccare e con pesantezza le leve della imposizione fiscale. Salvini, Meloni e altri, quando dicono che bisogna spendere di più e insieme abbassare le tasse, o non sanno quel che dicono o sanno di mentire clamorosamente. E così anche molti del centrosinistra. No, il momento richiede parole di verità, e cioé che, per riprenderci, ci vogliono sacrifici; il momento richiede anche una indicazione precisa: a cosa questi sono diretti? Se non si dicono queste parole di verità, il risultato non sarà “tutto come prima“, ci sarà un ennesimo balzo verso nuove disuguaglianze e ingiustizie più feroci.  Dire parole di verità sui sacrifici comporta anche affermare con chiarezza che si cambia tutto e si chiama alla mobilitazione il popolo che oggi sta reggendo la baracca, dai lavoratori che producono beni e servizi essenziali agli operatori sanitari, giù giù fino a chi sta a casa senza entrate.
A questi si devono dire parole di verità e di lotta. Il buonismo strappacuore e il volemose bene fanno solo danni. Fanno tornare tutto non come prima, ma peggio di prima. Ciò che bisogna assolutamente evitare.

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