Caterina Gammaldi
.
Leggo Riccardo Luna e Ilvo Diamanti su Repubblica, ascolto il ministro in TV, leggo le centinaia di messaggi che arrivano via mail, whatsapp, i post su facebook e mi domando se oggi è il tempo giusto per immaginare il futuro. Penso di sì e allora comincio a scrivere i pensieri che affollano le mie giornate ora che non vivo la quotidianità del fare scuola. Sono una insegnante in quiescenza e tanto basta credo per descrivere quel che sento. Mi emozionano i bambini che dicono “quando sarà finita questa tragedia… e torneremo a incontrarci”, gli adolescenti, gli “sdraiati” che scrivono “mi manca la scuola” e sorrido ripensando alle tante volte che mi è capitato di cercare di capire perché molti studenti non ne fossero attratti.
In un tempo sospeso qual è quello che i nostri bambini e i nostri ragazzi stanno vivendo, talora inconsapevoli, rivive in me una consapevolezza antica, la dimensione politica del mestiere dell’insegnante. E mentre mi passano davanti episodi di vita quotidiana che mi hanno vista insegnante in Lombardia e in Calabria, penso che toccherà agli adulti ancora una volta affrontare il tema del vivere al mondo, dando tutti gli strumenti del sapere per comprenderlo. Il passato di chi come me è nata, finita la guerra, incombe. Ne abbiamo sentite raccontare tante dai nostri genitori, dai nostri nonni, impegnati a ricostruire nelle nostre vite il senso del “sortirne insieme”. È toccato a noi oggi più che settantenni immaginare un mondo solidale, capace di riconoscere l’altro quale che fosse la sua provenienza. Non è stato facile convivere con le logiche del profitto e del mercato. Avremmo voluto ben altra società per i nostri figli e oggi per i nostri nipoti. Siamo stati alcuni di noi di parte, ovvero partigiani difendendo sempre i diritti e i doveri costituzionali, soprattutto per i più deboli. Se oggi, in un presente oscuro, che appare difficile da vivere, ci sentiamo impegnati a immaginare il futuro è perché sappiamo che è questo il tempo per vivere nella prospettiva che se c’è una ripartenza, non può che essere quella dell’impegno civile a “rimuovere gli ostacoli”, di cui all’art. 3 della nostra Costituzione. Viviamo in una democrazia imperfetta ma è l’unica idea di futuro che riesco a immaginare.
1 commento
1 aladinpensiero
25 Marzo 2020 - 10:42
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=105790
Lascia un commento