Sardegna. L’ANPI provinciale di Cagliari sul Coronavirus

23 Marzo 2020
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 Antonello Murgia, Presidente ANPI Prov. Cagliari

 

Il riconoscimento da parte dell’OMS della caratteristica di pandemia per l’infezione da Covid-19 e l’elevato numero di casi e l’alta letalità nel territorio italiano, configurano un’emergenza importante. Questa però, in Sardegna, ha assunto prerogative assolutamente peculiari che preoccupano ancora di più per la riuscita del contenimento della diffusione dell’infezione e del numero di morti: la percentuale dei sanitari colpiti è intorno al 50% del totale, contro un 8% delle altre aree.
Inizialmente il problema è stato sottovalutato, ma questo è successo ad altri prima di noi, in Italia e all’estero, anche se l’esperienza altrui avrebbe potuto consentirci di ridurre gli errori. Se inizialmente poteva esserci stata un po’ di sfortuna, è difficile pensare alla stessa quando, dichiarato lo stato di emergenza ed assunti i provvedimenti del caso, gli ospedali continuano ad essere un luogo privilegiato di diffusione della malattia: ai nosocomi di Sassari e Nuoro si sono anzi aggiunti in questi giorni quelli di Alghero ed Olbia, nel mentre che gli operatori gridavano, ben poco ascoltati, la necessità di adeguare con urgenza le dotazioni di protezione individuale e le misure igieniche. La metà dei colpiti dal virus è costituita da operatori della salute dipendenti pubblici: con questo triste record la Sardegna ha conquistato la ribalta nazionale e internazionale. E’ una tragedia che mette a nudo le carenze dell’Amministrazione e, mentre la stampa impietosamente evidenzia per sovrappiù i tagli dell’Amministrazione regionale sulla sicurezza ed il Presidente non trova di meglio che invocare la benevolenza di S. Antioco, Madonna di Bonaria e S. Efisio, l’Assessore alla Sanità cerca di bloccare le notizie sul fenomeno mettendo il bavaglio ai dipendenti del Servizio Sanitario. E’ una vicenda dolorosa soprattutto per l’alto indice di letalità della malattia ed è un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione che diventa meno esigibile per cause che vengono certamente da lontano, ma che l’attuale amministrazione regionale sta acuendo con le sue negligenze. E’ necessaria una rapida e netta inversione di rotta: le istituzioni non devono combattere le cattive notizie adoperandosi affinché le stesse e le loro cause non arrivino alla consapevolezza dei cittadini, ma predisponendo quanto necessario perché si realizzino le buone pratiche. Ed è evidente a tutti che un impegno corretto ed efficace delle istituzioni è indispensabile anche come esempio di quella correttezza e di quell’impegno nell’osservanza delle norme antivirus che vengono giustamente richiesti agli operatori sanitari e ad una popolazione impaurita e spaesata.

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