Biolchini solleva un tema: il personale sanitario deve risiedere in ospedale?

21 Marzo 2020
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Andrea Pubusa

Vito Biolchini, con la sua solita acutezza, nel suo bel blog richiama l’attenzione su una delibera della giunta regionale. Per rispettare il decreto Conte e per “garantire il mantenimento dei servizi essenziali di cura e di assistenza alla popolazione sarda e di tutelare, al contempo, gli stessi operatori, i pazienti e i familiari degli operatori”, la giunta Solinas lo scorso 17 marzo ha adottato una delibera (la 13/24) con la quale innanzitutto si fissano in maniera precisa di quali protezioni devono essere adottati dagli operatori sanitari in tutti i contesti possibili (ecco l’allegato con le tabelle).
Ma il punto incandescente è un altro. Eccolo. “Considerato che agli operatori in argomento (asintomatici e con tampone negativo) è richiesta la prosecuzione dell’attività lavorativa, sebbene con le cautele e le precauzioni riportate dettagliatamente nell’allegato alla presente deliberazione, al fine della maggiore tutela della popolazione generale e in particolare dei familiari, le direzioni sanitarie aziendali, in collaborazione con le direzioni di presidio ospedaliero, potranno allestire dei moduli abitativi in spazi attigui alle strutture ospedaliere o dedicare allo scopo porzioni degli stabilimenti ospedalieri, atti ad ospitare i predetti operatori”.
Vito si chiede se son stati sentiti i sindacati e la domanda mi sembra sacrosanta, come mi pare ovvia la risposta: la concertazione è doverosa. D’accordo con Vito, su questo punto.
E che dire sul merito? E cioè, è utile ai fini del contenimento della pandemia prevedere che il personale sanitario rimanga in una sorta di quarantena ospedaliera? Certo, quanto sta avvenendo in Sardegna ha dell’incredibile. E’ paradossale che nella nostra isola la maggior parte degli infetti venga dagli ospedali. All’ospedale ci si dovrebbe curare e invece si prende il virus! Qui c’è una questione organizzativa ineludibile. Questi esiti assurdi sono il frutto di un deficit organizzativi gravi. Una struttura sanitaria deve avere dirigenti e mezzi all’altezza di queste evenienze. A Sassari e a Nuoro c’è stata la prova clamorosa di una grave carenza. E su questi aspetti la giunta dovrebbe correre ai ripari sulla base delle indicazioni di esperti di sicuro affidamaneto. Altro che tentare di chiuderee la bocca a chi mette in luce le criticità! Ma Solinas, fresco di laurea in Giuiriprudenza, ha mai letto l’art. 21 Cost.? Lo legga così evita quantomeno di fare brutte figure e di dedicarsi a quanto gli compete. I suoi sproloqui sul tema sono vani e ridicoli.
E’ anche chiaro, per quanto se ne può capire, che questo personale sanitario, nei casi in cui non presenta sintomi, può difondere in modo esponenziale l’infezione. Neutralizzare questo possibile focolaio non è insensato. Del resto, credo che gli stessi operatori sanitari si pongano, con qualche angoscia e apprensione, il problema. Ma obbligarli a stare nella struttura sanitaria dopo il lavoro significa accrescerne lo stress, sminuirne l’operatività e l’attenizone. Occorre semmai indirizzare a condotte prudenziali questo personale al loro rientro a casa. Fuori servizio è evidente ch’essi devono mantenere forme di isolamento e di distanza superiori a quelle dei comuni mortali. Ma tenerli chiusi in ospedale anche dopo l’orario di lavoro non giova.

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