Coronavirus: non scherziamo, la guerra è un’altra cosa!

23 Marzo 2020
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Gianna Lai

Guardo, dopopranzo in Tv,  le immagini di Rai Storia, a cura di Lucarelli,  sulla battaglia del Don e la disfatta dell’ARMIR. Le bombe, i Katiuscia che sparano in continuità e a intermittenza, e poi le cartine che descrivono avanzate e contrasti tra tedesco-italiani invasori e esercito e popolazione russa e partigiani russi. E l’accerchiamento, le lunghe file dei prigionieri,  i morti in mezzo alla neve, e la terribile ritirata dell’esercito italiano, cosi ben descritta da Nuto Revelli, uno dei più illustri protagonisti di quella vicenda.  In tempo di pace, quando non si sa come definire un momento di crisi o un’emergenza che pure, è sotto gli occhi di tutti, si sta affrontando, si procede facilmente, di sicuro per rendere più allarmante l’allarme, con il  ’siamo in guerra lo volete capire? Chissà se riusciremo a vincere questa guerra. Quando c’è una guerra bisogna fare così, Una chiamata alle armi. L’analogia con la guerra è fondata, ecc. ecc. ecc. Certo, è un modo di dire, ma alza un velo sulla tenuta psicologica di chi invece dovrebbe, sostenendo l’immane compito di medici, infermieri ed ospedali, sollecitare il senso civico degli italiani, piuttosto che  aggiungere paura a paura. Forse perché, chi di dovere, non  riesce ad essere convincente in altro modo, oppure perché, in generale, non si ha molto da dire, ma bisogna pur dire, se si devono vendere i giornali, compresi quelli che nessuno legge.
In guerra ormai anche gli ospedali vengono bombardati, e persino la Crocerossa, e persino le donne, i bambini e gli uomini; col Corona, gli ospedali ci salvano la vita, grazie a un sistema sanitario, un tempo invidiato da tutta l’Europa, se non fosse per le privatizzazioni. In guerra migliaia di medici devono seguire gli eserciti per curare i soldati feriti dalle bombe e dalle cannonate; col Corona i medici son tutti concentrati negli ospedali, a salvare vite, e chiamano i medici militari a dare una mano per aiutare i civili. In guerra i militari sono al fronte, col Corona svolgono servizi civili di primaria importanza e rincuorano i cittadini, nella convinzione che ci siano ancora risorse importanti a cui attingere, anche quando i sindaci denunciano, giustamente angosciati, la gravità dell’emergenza. E se in guerra gli Stati si azzannano tra loro, mandando a morire i poveri cristi, in questa  guerra combattuta al tempo della pace e del Corona virus, i cinesi mandano materiale e medici ed esperienze importanti. E arrivano i medici da Cuba che, a suo tempo, avevano sconfitto Ebola in Africa, lo ricordava la figlia del Che, qualche anno fa qui a Cagliari, lei stessa pediatra. Quei medici, detto tra parentesi, che a noi mancano, avendo ridotto la sanità all’emergenza, anche in tempo di pace, in particolare nel Meridione; la stessa Emergency  pronta a intervenire, come fa in Africa. Perché intanto la guerra al tempo di pace si avvale di cibo sicuro, di sforzi per mantenere le scuole aperte, seppure on-line, di lavoro e relazioni garantite attraverso la tecnologia, che sarà pure invenzione di guerra, ma che al tempo di pace, e ai fini della  pace, noi continuiamo oggi a utilizzare tranquillamente, risolvendo così un sacco di problemi. Io avrei appena iniziato l’elenco della guerra al tempo di pace e del Corona virus,  ma potremmo continuare all’infinito, mettendo a sinistra la colonna della vita in guerra, a destra la colonna della vita al tempo di pace e del Corona virus. Direte che si può aggiungere, per esempio, a sinistra 1) papa Pio XII, che non interviene a salvare i più di mille  ebrei romani, il 16 ottobre 1943, dalla deportazione nazifascista. A destra papa Francesco solidale con noi, che chiede di pregare per i medici e per i nostri governanti, 2) a sinistra, il re e i generali a capo dell’Italia al tempo della Grande Guerra, il regime nazifascista al tempo della Seconda Guerra. A destra, una Repubblica che sembra volersi prendere cura degli italiani, suscitando la solidarietà internazionale di tanti cittadini, che ricordano i nostri partigiani,  cantando Bella ciao. 3) A sinistra, gli italiani costretti a scappare  di casa verso i rifugi, per non morire sotto le bombe, al tempo della guerra. A destra, i decreti governativi per tenerli protetti in casa contro il virus. 4) a sinistra, l’Italia in guerra, quando c’era proprio da vergognarsi, avendo allargato all’intera Europa il nostro bell’esempio di classe dirigente eversiva che, di fronte al pericolo bolscevico, ricorre al fascismo. A destra l’Italia al tempo del Corona virus, con  il governo Conte a godere  in Europa, finchè dura, di una certa popolarità, che serve a darci speranza, a non farci disperare come al tempo della guerra.
Ma ognuno ne può aggiungere quanti ne vuole, di esempi.  Era solo per dire che non son d’accordo con chi ricerca  analogie fra il tempo di guerra e il tempo di pace, al tempo del Corona virus.

1 commento

  • 1 Maria Grazia
    26 Marzo 2020 - 14:17

    Sono pienamente d’accordo… siamo abituati troppo bene… a tenere tutto sotto controllo e se qualcosa ci sfugge andiamo fuori di testa…

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