Scuola. Tempo di “Note”

22 Marzo 2020
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Caterina Gammaldi - CIDI  Centro Iniziatva dem. Insegnanti -

Ricevo a giorni alterni testi che dovrebbero garantire agli insegnanti indicazioni su come affrontare dal punto di vista professionale l’emergenza sanitaria, a scuola chiusa. Trovo irricevibili tutte le proposte che provengono nella forma di nota (meno di una circolare) perché poco hanno a che fare con la quotidianità del fare scuola e con i diritti di chi insegna e di chi apprende. Non a caso le organizzazioni sindacali hanno chiesto - tutte - il ritiro immediato della nota diramata in data 17 marzo. Ne scrivo per dar voce ai tanti che mi telefonano, mi scrivono chiedendomi cosa penso, come ai tempi dell’allora CNPI. Quindi…

 

  1. Si tratta di note non di direttive, né di decreti … e non possono contenere indicazioni di alcun genere, se vengono indirizzate come in molti casi per via gerarchica ai direttori generali, fino ai dirigenti scolastici e ai forum – consulte che, a vario titolo, rappresentano i genitori e gli insegnanti. Se la memoria non mi fa un brutto scherzo, le fonti giuridiche hanno il loro valore anche per il sistema – scuola e, nel caso specifico, più che di indicazioni, le scuole avrebbero bisogno di un riferimento normativo certo, ovvero di norme che valgono se c’è una emergenza. Basterebbe aggiornare, se è il caso, quelle emanate in tempo di guerra o a seguito dei terremoti che periodicamente si sono abbattuti sul nostro paese. Per chiarezza vanno emanati provvedimenti transitori sugli esami di stato del primo e secondo ciclo e sulla valutazione finale per evitare confusione. Rammento a me stessa e a tutti che gli insegnanti non avevano a disposizione la didattica a distanza. Chi scrive di autonomia delle scuole e poi finge che tutto sia uguale, sta mandando un messaggio che mi sembra quanto meno contraddittorio, se non preoccupante. Mi riferisco ai possibili voti da dare a bambini e ragazzi, ai possibili esami fatti con i soli insegnanti di classe. Per questa via si torna a suonare vecchi strumenti che proponevano l’abolizione del valore legale del titolo di studio. Ma soprattutto si ignora chi non fruisce di questa opportunità(!?), ovvero i senza scuola, come preferisco chiamare gli studenti che non hanno accesso, per motivi diversi, a queste modalità. E’ difficile tempestivamente e con trasparenza emanare norme transitorie adatte all’emergenza?

 

  1. Le note pretendono di utilizzare/richiamare in molti punti il linguaggio pedagogico, quasi a ricordare che solo ora valgono concetti quali relazione educativa, apprendimento etc. Penso e non da ora che abbiamo, volutamente, messo sotto controllo il sapere della scuola sostituendo alle scelte educative e didattiche parole e concetti suggeriti in altri ambiti. Penso a capitale umano e rabbrividisco. Ho un passato di studentessa e di insegnante al tempo dei Programmi consumato fra il 1952 e il 2012, quando il principio dell’istruzione obbligatoria per almeno 8 anni, innalzato poi a 10, si affermava faticosamente fra i banchi e nella società. Intanto la società cambiava e quindi la scuola. Nuovi aventi diritto bussavano e bussano alle porte delle nostre scuole, Ma, se mi è concesso, questa è una nuova stagione, senza diritti di accesso, di cura, di relazione, in cui si pratica la disparità di trattamento. Penso ai bambini e ai ragazzi non italofoni, a chi è in una situazione di handicap di varia natura, a chi vive in piccole realtà o nelle periferie urbane… . La scuola reale, i maestri, i prof., è bene ribadirlo, non riescono a raggiungere tutti i bambini e i ragazzi che frequentano la scuola. Non mi sembra che dette note ne tengano conto.

 

  1. Infine, e non per importanza, segnalo una questione che le note sollevano senza dirlo esplicitamente a cui la nota sindacale fa esplicito riferimento. Sono mutate le condizioni di lavoro. Non si può chiedere a chi è in emergenza di assumere decisioni collegiali via Skype, né il rispetto dell’orario di lavoro come se fosse a scuola. Rimane fermo un principio: gli insegnanti sono lavoratori a cui è dato un tempo sospeso, in cui devono fare i conti con scelte inedite: ad esempio la bontà o meno di alcuni strumenti disponibili in internet o forniti dall’editoria scolastica nel contesto in cui lavorano prima di sottoporli agli studenti. Un tempo della progettazione, divenuto inesistente senza un confronto reale negli organi collegiali. Che ne è della progettazione dei percorsi curricolari, individuale o collegiale che sia? Il tempo delle note è anche il tempo del potere del mercato. Il rischio di un utilizzo acritico di questa o quella attività a cui gli insegnanti hanno avuto accesso è evidente.

 

 

P. S. Un consiglio non richiesto, ma doveroso. Si leggano pure le note ministeriali senza mai dimenticare che l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. Per questa via difendiamo l’autonomia culturale e professionale della scuola e degli insegnanti e soprattutto il diritto ad imparare a tutte le età, soprattutto in emergenza.

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