Solinas, se non sei leghista, i non residenti (fuori dal decreto Conte) devi reimbarcarli!

13 Marzo 2020
3 Commenti


Andrea Pubusa

Come al solito, c’è in giro un po’ di gente che rivela nelle occasioni topiche, la sua piccineria. Cosa può dirsi, se non questo, per quei continentali che si sono riversati nelle loro seconde case in Sardegna. A Villasimius pare mille, a Calasetta non si sa quanti e così via. Mossi dal loro egoismo, vengono in un luogo poco colpito dal coronavirus, e però anche con poche strutture (ah! i 150 milioni al Mater Olbia!).
Ora, credo che questo comportamento non possa essere tollerato, perché va contro quello spirito di solidarietà e rispetto delle persone che informa la nostra Costituzione fin dai primi articoli. Si può fare qualcosa per reimbarcali, ossia per reprimere una condotta e ancor prima un’istinto animalesco, antisolidale?
Intanto ribadiamo che l’art. 16 Cost. ammette le limitazioni della libertà di circolazione e soggiorno con misure generali per motivi di sanità e di sicurezza pubblica. Art. 16. “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche“.
Quindi una limitazione per motivi di sanità e sicurezza dei sardi può essere adottata. I decreti del presidente Conte si fondano, per l’appunto, sull’art. 16.
Si potrebbe obiettare però che un ordine di Solinas nel senso indicato non supererebbe il limite del carattere generale (in via generale) perché riguarda soltanto i non residenti nell’isola. Ma  non è così. La generalità delle restrizioni nell’art. 16 è riferito ai luoghi, ossia la limitazione deve prendere in considerazione, non le persone, ma una circoscrizione territoriale (il comune, la provincia o la regione) interessata. Nel caso dei continentali furbacchioni si deve disporre che in Sardegna possono stare, per le note ragioni sanitarie e d’incolumità degli isolani, soltanto coloro che risiedono stabilmente da noi, non gli altri.
Solinas dovrebbe dunque procedere a reimbarcarli immediatamente, anche perché le nostre strutture sanitarie non sono in grado di curare neanche i sardi ove, malauguratamente, il coronavirus si dovesse estendere.
A ben vedere Solinas deve solo dichiarare, esplicitare un ordine già contenuto nel decreto Conte. In questo si stabilisce che ognuno deve stare in casa propria, se non per i casi eccezionali espressamente previsti, nei quali non è contemplata la paura, la furbizia e tantomeno la coglioneria. Il decreto Conte già vieta lo spostamento dalla propria residenza effettiva (abitazione abituale) al di fuori dei casi ammessi (far la spesa, recarsi al lavoro etc.), e venire dal “continente” nella casa al mare o in albergo o in affitto, per allontanarsi dalle zone più critiche, non rientra fra queste, anzi le viola palesemente. Del resto neanche noi sardi possiamo spostarci nella nostra casa al mare o in campagna.
Anche perché se non si interviene e se la situazione (Dio non voglia!) peggiorasse, in molti piccoli centri, dove tutti si conoscono, potrebbero rispolverare un vecchio indirizzo proprio della antica scuola pedagogica sulcitana. Così, ad esempio, mi segnalava un amico del mio paese che una coppia di continentali che si sono presentati, con aria furbesca e di chi la sa lunga, per le vie di un paesino sulcitano, sono stati presi a male parole e, lui, ha subito anche la vecchia sanzione prevista da una norma consuetudinaria: ai prepotenti e ai furbi una “card’e corpus“!  Un bel po’ di botte …proporzionate, s’intende, all’entità dell’arroganza del reo! Insomma, fuori dallo scherzo, potrebbero sorgere problemi d’ordine pubblico.

P.S. Il presidente della Toscana Rossi ha adottato un’ordinanza che invita chi è in vacanza in Toscana a tornarsene a casa sua.

3 commenti

  • 1 Tonino Dessì
    13 Marzo 2020 - 21:15

    Caro Andrea, ti manifesto un franco dissenso.
    Solinas non ha nè le disposizioni statali gli delegano alcun potere di far andar via chi ormai è arrivato qui da giorni. Le autorità competenti possono dall’entrata in vigore dei relativi provvedimenti governativi bloccare chi arrivi adesso “a monte”, persino rimpatriare “abusivi” a valle, ma non è prevista nè consentita alcuna deportazione di massa. Basta con certe oscillazioni, non solo giuridiche. La questione anche dal punto di vista politico e più ancora civile va ricondotta entro binari realistici.
    Ben tredicimila persone si sono autodenunciate (e, formalmente, impegnate all’isolamento fiduciario nonchè al rispetto delle prescrizioni statali e regionali anche retroattive di sicurezza) per esser arrivate/rientrate dal continente dall’inizio del rischio epidemico.
    Ammetto che non avevo immaginato potessero esser tante. Immagino ora che comunque, dopo l’emanazione degli ultimi provvedimenti governativi e regionali, il flusso si sia interrotto.
    In realtà poi non sappiamo nemmeno bene quanti siano i foranei arrivati che dispongono di seconde case nell’Isola, quanti i sardi originari rientrati nelle medesime condizioni, quanti i lavoratori e gli studenti fuori sede tornati a causa della sospensione delle rispettive attività.
    Non sappiamo nemmeno quanti al momento della partenza per la Sardegna abbiano realmente violato quelle che erano prescrizioni valide per le “zone rosse” originarie, gli unici che avrebbero effettivamente trasgredito le norme delle ordinanze vigenti al momento.
    Gli altri hanno esercitato un diritto, bisogna esserne consapevoli.
    Non è nemmeno scontato che non abbiano pensato, alla luce delle conoscenze disponibili in quei momenti, di porre in essere un comportamento prudenziale non nocivo, persino fidandosi oltre misura della sicurezza igienica dei trasporti e dei relativi controlli.
    Può anche essere che considerino l’autodenuncia come una sorta di sanatoria legale, cosa che a stretto rigore, per chi avesse trasgredito le regole allora vigenti, non sarebbe possibile.
    Arrivati qua si sono conformati ai nostri comportamenti correnti: forse elusivi, ma purtroppo comuni.
    Ancora ieri le autorità competenti hanno chiuso, in un paese della Barbagia che mi è caro, un circolo ricreativo rimasto aperto addirittura dopo le 20.00 ed elevato sanzione pecuniaria, rapporto contravvenzionale e informativa penale nei confronti dei gestori e degli astanti presenti.
    Oggi molti ci segnalano che lungo la SS 131 sono risultati affollati da viaggiatori e da cittadini dei paesi e delle città circostanti punti di ristoro e bar delle stazioni di servizio (che non avevo capito fossero autorizzati a restare aperti).
    Comprendo le reazioni risentite, gli allarmi, le stigmatizzazioni, le raccomandazioni.
    Non mi sono invece piaciute fin dall’inizio le criminalizzazioni generalizzate.
    Non mi piacerebbe che politici e amministratori ci ricamassero sopra demagogia e nemmeno che perdessero (come taluno mi pare stia facendo) l’autocontrollo anche solo verbale.
    Non è facile e nemmeno obbligatorio prender parte in una contesa che ancora serpeggia su media e social.
    Io sarei per accettare le cose come stanno e per applicare e per pretendere che vengano rigorosamente applicate le disposizioni statali e regionali vigenti, compresi i loro effetti retroattivi.
    Non possiamo criminalizzare chi si è spostato in preda a una psicosi di massa, possiamo evitare qualche forma di xenofobia interna non meno psicotica, non è obbligatorio nemmeno esibire un’ospitalità formale non indispensabile.
    Però evitiamo ipocrisie e isterie.
    Vedremo in seguito se il fenomeno denunciato avrà contribuito negativamente a un picco non auspicabile di contagi: per ora non sembra.
    Ma teniamo la testa al solito posto, come avrebbe detto Totò: sul collo.

    Risposta di Andrea

    Caro Tonino,
    purtroppo, i furbetti non mi sono mai piaciuti e forse con loro sono più severo di quanti seguono il senso comune.
    Comunque, il presidente della Regione Toscana ha emanato un’ordinanza (n° 10 del 10 Marzo 2020) con cui, se non ho inteso male, invita i non residenti in Toscana a tornarsene a casa, e nega loro le cure per i casi non gravi, invitandoli, in tale evenienza, a farsi prendere in carico dal servizio sanitario della loro residenza. E pare sia stata volontariamente eseguita: i non residenti se ne sono tornati a casa loro.
    Ecco uno stralcio dell’ordinanza toscana per i non residenti in quella regione. Dispone:
    3.che, in ogni caso, al fine di evitare la diffusione del contagio da COVID-19 e, pertanto, di tutelare la salute pubblica, nonché garantire la corretta presa in carico da parte deiMMG o PLS, evitando, altresì, l’aggravio del sistema sanitario regionale in ordine alle procedure di sorveglianza connesse alla disposizione dell’isolamento fiduciario, i soggetti, di cui al punto 1, fatta eccezione delle casistiche enunciate al punto 2, facciano rientro al proprio domicilio, abitazione o residenza.
    Inoltre, “al fine di garantire l’appropriatezza delle cure erogate e salvaguardare la funzionalità del SSR, garantendo la cura dei pazienti complessi e gravi e la gestione delle emergenze, qualora i soggetti indicati al predetto punto 3 accedano ad un Pronto Soccorso del Servizio Sanitario Toscano, in carenza di uno stato di salute che necessiti di ricovero, saranno invitati a farsi prendere in carico dal proprio MMG o PLS del luogo di domicilio, abitazione o residenza presso il quale dovranno recarsi “.
    Quindi, Solinas può invitare i furbetti a tornarsene a casa, precisando che, in caso di sintomi non gravi, dovranno farlo dopo il contagio. Norma di diifficle attuazione, ma che ha un indubbio effetto dissuasivo.
    Mi sembra un segnale razionale volto a salvaguardare la funzionalità del sistema sanitario regionale e a non gravarlo di impossibili oneri di controllo del rispetto delle regole e di assistenza. Sullo sfondo s’intravedono anche problemi di ordine pubblico, ove - dio non voglia! - la diffusione dovesse aggravarsi. Insomma, non è un momento questo che ammette comprensione verso imperdonabili e miserabili furbizie.

  • 2 Tonino Dessì
    14 Marzo 2020 - 00:06

    Ti invito a leggerla bene l’ordinanza di Rossi, perché in altri tempi tu l’avresti definita imbroglionesca. Il sindaco renziano di Firenze del PD Nardella e il Presidente di LeU della Regione Toscana hanno in questi giorni inscenato un gioco a rincorrere la Lega sul suo trrreno in vista delle prossime elezioni regionali. Se leggi come ti invito a fare l’ordinanza depurandola dalle manzoniane grida di principio, constaterai che ha due uniche disposizioni concrete, del tutto ovvie e praticamente riconducibili a fattispecie limitatissime, anche perché dopo il decreto-Conte non particolarmente rilevanti. Esse dispongono che i non residenti in Toscana i quali si rechino nei pronto soccorso toscani, se non vengono ricoverati, debbono essere “invitati” a contattare e a farsi prendere in carico dal proprio medico di famiglia o pediatra di base nel luogo di residenza. Il pronto soccorso a sua volta deve comunicare al sindaco del comune toscano dove si trova il non residente (presumibilmente ivi domiciliato o sostante temporaneamente) affinchè come autorità sanitaria locale prenda i provvedimenti occorrenti (foglio di via? Daspo? TSO? Comunque provvedimenti sindacali dei quali non dispone il Presidente della Regione). Nulla quaestio se il medico di famiglia raccomanda al suo paziente di tornarsene senza indugio o pericolo per se od altri alla sua residenza. In caso contrario, se gli raccomanda di non muoversi dal domicilio in cui si trova e di mettersi in isolamento fiduciario domiciliare, non c’è nessuno che possa disporre il contrario, se non accollandosene mezzi idonei, costi e responsabilità. La ratio prevalente della normativa statale ex art. 16 Cost, rispetto alla quale quella regionale può integrare anche restrittivamente, ma non contraddittoriamente, è rallentare il contagio possibilmente congelando i movimenti, non quella di subordinare la tutela della salute alle valutazioni degli aggravi sui singoli sistemi sanitari regionali. Tutto questo tra l’altro in Toscana, considerato che Lombardia e Veneto non sono poi così lontane e son ben collegate per autostrada e treno, è gestibile. Noi abbiamo il mare, di traverso, e spostare in blocco alcune centinaia, se non qualche migliaio di persone finirebbe per vanificare lo scopo fondamentale della normativa approvata. Ora a me non sfuggono le fragilità del sistema sanitario regionale. Però ormai la situazione va congelata allo statu quo, se non vogliamo creare più problemi di quanti già ne abbiamo. Tieni conto che i residenti sardi gravemente ammalati da questo virus non sono nemmeno ricoverati in Sardegna, ma a Roma, allo Spallanzani. Tieni anche conto che se la Lombardia dovesse trovarsi in difficoltà per saturazione delle strutture d’emergenza anche noi pro quota dovremmo soccorrerla e che se ci trovassimo in difficoltà noi le altre Regioni sarebbero chiamate a soccorrerci. Perciò non vedo motivo per ispirarci proprio a un esempio, quello toscano, che è stato quasi seppellito dalle critiche, non tanto per il presunto rigore, quanto per la sostanziale inutilità e per la manifesta finalità demagogica.

    Risposta di Andrea

    Caro Tonino
    forse, più che per il suo valore precettivo, l’ordinanza toscana ha un effetto dissuasivo verso pratiche non accettabili, come gli spostamenti di massa al sud e la nostra isola (anziché starsene chiusi in casa propria). Tuttavia, anche i segnali, benché poco più che simbolici, servono. Fatto sta che l’ordinanza toscana - a quanto dicono - ha prodotto l’effetto desiderato: i non residenti sono andati via.
    Noi sardi siamo ospitali e noi democratici siamo per un mondo senza frontiere e con diritti fondamentali per tutti, questo però non significa lasciare che le cose non siano governate e indirizzate. Le persone non residenti in Sardegna, ammesso che siano venute da noi prima della dichiarazione delle prime zone rosse, scaduta la quarantena fiduciaria, in base al decreto Conte non hanno alcuna giustificazione per stare fuori dalla loro residenza. Cosa autocertificano, che sono in vacanza? In Sardegna questi signori divengono inevitabilmente dei fuorilegge, nel senso che violano il decreto. E’ bene quindi che anche loro rispettino le regole limitative, speriamo per il più breve tempo possibile.
    Questa situazione d’emergenza richiede molta attenzione e - come si diceva un tempo - vigilanza democratica, anche nell’assicurare che ci sia un serio rispetto delle regole a tutela della salute di tutti e di ciascuno.

  • 3 Aladinpensiero
    14 Marzo 2020 - 08:39

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=105449

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