______________________________________________________________________________________res Giancarlo Tartaglia - da “Non mollare” del 2 marzo 2020
A questo punto è probabile ed è bene che il referendum venga rinviato. Non si può decidere della Costituzione, la legge fondamentale della Repubblica, senza un normale dibattito pubblico.
Anche noi del CoStat ci vediamo costretti a rivedere i nostri programmi. Cercheremo di rimediare al divieto di assemblea, trasmettendo via streaming on demand e mediante gli scritti su questo blog, su Aladin pensiero e sul Manifesto sardo. Ecco, dunque, questo interessante scritto per il NO.
Domenica 29 marzo gli italiani saranno chiamati a esprimersi sul taglio del numero dei parlamentari. Non ci sarà bisogno di raggiungere il quorum della metà più uno degli aventi diritto al voto per la sua validità e, di conseguenza, il risultato referendario, qualunque sia il numero dei partecipanti, sarà definitivo. È questo il primo motivo che deve indurre tutti gli italiani ad esercitare, più che mai in questa occasione, il loro diritto di voto. L’art. 56 della Costituzione stabilisce che il numero dei deputati è di 630, mentre il numero dei senatori elettivi è di 315. Con la modifica costituzionale oggetto del referendum si vuole ridurre il numero dei deputati a 400 e quello dei senatori a 200. Ma perché la Costituzione del 1948 ha voluto fissare il numero dei parlamentari, sia per la Camera che per il Senato? È questa la prima domanda alla quale dobbiamo rispondere. È di tuttaevidenza che il legislatore costituente, nel momento in cui definiva l’architettura costituzionale di una repubblica parlamentare, si era posto l’obiettivo di individuare un rapporto tra popolazione e rappresentanza parlamentare che garantisse un’adeguatarappresentatività del Parlamento, in quanto cuore della democrazia rappresentativa. Nel corso degli anni, per effetto dell’aumento della popolazione, questo rapporto si è notevolmente alterato. Gli aventi diritto al voto, che elessero il primo Parlamento repubblicano nel 1948, erano poco meno di 30 milioni. Gli aventi diritto al voto il 4 marzo 2018 sono stati poco più di 46 milioni. È, perciò, inconfutabile che ci sia già stata una penalizzazione del principio di rappresentatività, così come era stato individuato dai costituenti. Se questo dato è inconfutabile, non vi è alcun dubbio che una riduzione ulteriore del numero dei parlamentari, così come vuole la riforma sottoposta a referendum, costituirebbe una nuova ulteriore pesante alterazione del rapporto di rappresentatività, con il risultato che verrebbe messo in crisi lo stesso principio fondamentale su cui si basa un regime di democrazia parlamentare, quale è il nostro. Perché, allora, si vuole ridurre il numero di deputati e senatori? Il Movimento 5 Stelle non ha mai nascosto che questo sia il suo unico obiettivo: passare da un regime democratico parlamentare ad un regime plebiscitario. Questo obiettivo si raggiunge delegittimando il Parlamento, sostenendo che si tratta di un poltronificio che impedisce il rapporto diretto tra cittadini e Governo. Il Parlamento sarebbe, a loro giudizio, una inutile e costosa sovrastruttura di intermediazione, oggi facilmente eliminabile grazie all’utilizzo della piattaforma Rousseau. Non dimentichiamoci che il loro motto elettorale nel 2018 è stato, non a caso: “dobbiamo scoperchiare il Parlamento come una scatoletta di tonno”. La presenza maggioritaria dei 5Stelle in questa legislatura ha finito per condizionare in tal senso le forze politiche chiamate alla formazione del Governo. Il Governo giallo verde, che ha colorato la prima fase della legislatura, aveva tra i suoi punti programmatici la riduzione del numero dei parlamentari. Il Governo giallo rosso, che ne è seguito, è stato reso possibile dalla supina accettazione da parte del PD del ricatto dei 5Stelle. Dopo aver per ben tre volte votato contro la riduzione dei parlamentari, il PD, in quarta lettura, ha votato a favore!Una delle motivazioni di facciata portata avanti dal populismo grillino è quella che sostiene che la riduzione del numero dei parlamentari porterebbe un beneficio economico per le casse dello Stato. Si tratta di una motivazione ridicola. Il risparmio (calcolandolo per eccesso) sarebbe dello 0,005% del debito pubblico! Una cifra decisamente insignificante. Ma, attenzione, questa è anche una motivazione estremamente pericolosa. Se ragionassimo in termini di risparmio potremmo anche chiedere
l’abolizione dell’intero Parlamento, il risparmio sarebbe decisamente molto più consistente.Un’altragiustificazione sarebbe quella che anche nel resto del mondo i parlamenti nazionali avrebbero un minor numero di parlamentari. Anche questa è una motivazione insignificante e, comunque, non corrispondente alla realtà. Peraltro, molti costituzionalisti sostengono che in questa riforma ci siano gravi elementi di incostituzionalità. Nell’attribuzione dei senatori, per esempio, nelle due province del Trentino Alto Adige basterebbero 171 mila voti per eleggere un senatore, mentre nel Friuli Venezia Giulia ce ne vorranno 304 mila, con la conseguenza che il Trentino Alto Adige, con un milione di abitanti, potrà avere più seggi del Friuli Venezia Giulia, della Sardegna e della Liguria. Un’evidente violazione dell’art. 3 della Costituzione sulla parità dei dirittidei cittadini.Ma, la questione centrale su cui i cittadini italiani devono riflettere con attenzione non è se e quanto si riduca il costo dello Stato, né se il numero dei parlamentari sia sufficiente, eccessivo o inadeguato. La questione principale è un’altra. Si vuole difendere il regime di democrazia liberale rappresentativa disegnata nella Costituzione del ’48? O si vuole intaccare la Costituzione, per portarla verso quella pericolosa deriva plebiscitaria (eleggiamo direttamente il Presidente della Repubblica!, eleggiamo direttamente il Sindaco di Roma!), mai sopita e oggi alimentata dal populismo pentastellato?Questo è il vero interrogativo referendario. Questa riforma è un attacco al cuore della Costituzione del ’48. Mi sembra una buona motivazione per votare NO.
4 commenti
1 Aladinpensiero
5 Marzo 2020 - 09:40
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=105067
2 lilipi48
1 Aprile 2020 - 22:43
Mi pare doveroso ricordare agli strenui difensori della Costituzione,sempre pronti a parlare di incostituzionalità,che l’attuale testo non è quello originario, perché dal 1948 al 2017 vi sono state ben 43 leggi costituzionali: molti articoli sono stati modificati,anche più volte,o addirittura abrogati,e solo nel 2001 vi è stato un referendum confermativo.E che il numero dei parlamentari prima era variabile,con riferimento al numero degli abitanti(un deputato per ottantamila abitanti o frazione superiore a quarantamila, un senatore per duecentomila abitanti o frazione superiore a centomila). Pertanto nella I legislatura i deputati furono 574 e i senatori 237, nella II rispettivamente 590 e 237, nella III 596 e 246.Solo con la legge n.2/1963 è stato fissato in 630 deputati e 315 senatori.Non dimentichiamo che allora, a differenza di oggi,la popolazione era in costante aumento! Prima del 1948 si era molto discusso circa il rapporto numerico rappresentanti/abitanti.Riporto in sintesi alcune posizioni favorevoli ad un numero inferiore a quello che poi fu approvato e le relative motivazioni. Proponevano una Camera di 300 o 400 deputati(o 1 deputato ogni 150000 abitanti)i repubblicani Giovanni Conti e Tomaso Perassi,sia perché passando da uno Stato accentrato ad uno decentrato gli affari locali non sarebbero stati più di competenza del centro, sia perché ritenevano che un’ Assemblea di alta preparazione e competenza avrebbe svolto meglio la sua funzione legislativa se fosse stata meno numerosa; questa motivazione era condivisa dal liberale Luigi Einaudi (futuro presidente della Repubblica) sia per la Camera che per il Senato.E il liberale Francesco Saverio Nitti un anno dopo avrebbe detto, profeticamente “più aumenta il numero dei nostri legislatori e più essi diminuiranno di serietà e di prestigio” e avrebbe citato l’esempio ancora valido del numero di deputati e di senatori negli USA, Paese ben più popoloso dell’Italia.Anche se prevalse l’opinione di chi voleva un maggior numero di rappresentanti, non penso che nessuno dubitò dell’amore per la democrazia dei Costituenti citati,tutti personaggi autorevoli e veri antifascisti! Concludendo, io sono per il SI, e mi sconcertano il contenuto e il tono catastrofico dell’articolo. Certo, affinché il Parlamento sia rappresentativo, bisognerà ridisegnare i collegi,ma soprattutto va fatta una nuova legge elettorale che permetta di avere di nuovo parlamentari scelti dagli elettori e non nominati dalle segreterie dei partiti.
Risposta
Cara Lili, non si comprende il tono sostenuto. La tua è un’opinione rispettabile, come le altre. Per questo discutiamo democraticamente. Alla fine sarà il corpo elettorale a decidere. E non ci sarà la fine del mondo dopo il referendum, comunque vada. Per ora, grazie per il tuo cotributo al confronto. Mandaci ancora riflessioni e commenti (A.P.).
3 lilipi48
4 Aprile 2020 - 20:05
Accogliendo il Vostro gentile invito, aggiungo qualche altra considerazione sull’argomento.Mi pare che i 5 Stelle (per i quali non ho votato!) si siano ormai integrati nel sistema parlamentare e non intendano affatto scardinarlo; ma, dopo aver ceduto su tanti punti, dovevano conseguire il taglio del numero dei parlamentari (punto fondamentale del loro programma) per non perdere elettori,e per lo stesso motivo gli altri partiti si sono accodati. La legge è stata approvata con le maggioranze prescritte dall’articolo 138 della Costituzione e la richiesta di referendum confermativo è stata presentata da 71 senatori,il 7,5% dei parlamentari. Sorvolo su come siano state raccolte le firme e quali siano le personalità e il colore politico dei firmatari! E’ strano però che, mentre si accusano i 5 Stelle di voler passare a un regime plebiscitario, si chieda un referendum , che è proprio un esempio di democrazia diretta! Se nel referendum dovesse vincere il NO, questo parlamento dovrebbe essere sciolto, perché la mancata conferma di una sua legge dimostrerebbe che non rappresenta davvero il popolo. Ma i sondaggi ci dicono che prevarrà il SI (può solo variare la percentuale) perché la maggioranza dei cittadini ritiene che sia più importante la qualità che la quantità dei parlamentari (che resterebbero 600, più che i 535 degli Stati Uniti!) e sono in grado di resistere a pressioni e strumentalizzazioni. E allora mi chiedo: a che serve questo referendum che, secondo le previsioni, costerà 300 milioni di euro? E che credibilità abbiamo davanti all’Europa e al mondo se,mentre chiediamo comprensione e aiuto, non diminuiamo i costi della politica? Non sarebbe meglio che le persone sinceramente preoccupate per la democrazia si concentrassero per elaborare una buona legge elettorale,lineare e chiara, che attribuisse di nuovo al popolo la sovranità di cui parla l’art.1 della Costituzione e facesse diminuire l’astensionismo? Spero che si rinunci al referendum e che i Comitati per il No si trasformino in Comitati per la Riforma Elettorale.
Risposta Al rerendum a questo punto non si può rinunciare.
4 lilipi48
5 Aprile 2020 - 18:46
Si può sempre rinviare alla fine naturale della legislatura.
Risposta
Il referendum è un istituto di democrazia diretta che la Costituzione mette fuori dalla disponibilità degli organi rappresentativi. C’è una precisa disciplina che regola modi e tempi. Non si può rinviare se non per ragioni del tutto eccezionali, come per l’attuale pandemia. Per fortuna! Tornati alla normalità deve svolgersi al più presto.
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