Carbonia. Dalla Regia Prefettura di Cagliari al ministro dell’Interno, nell’anno di guerra: ’scoramento e angustia in provincia’.

9 Febbraio 2020
1 Commento


Gianna Lai

 

 

Il post domenicale su Carbonia ci parla degli umori popolari durante la guerra secondo la Prefettura. Il primo post il 1° settembre.


‘Scoramento e angustia in provincia’, anche per l’esaurimento delle  scorte di grano e di gasolio: in sorvolo velivoli nella zona di Sant’Antioco e di Carbonia, intensa l’attività aerea del nemico, a novembre passaggi di  velivoli dall’Inghilterra verso Malta, con intervento della contraerea italiana. E, più precisamente,  dalla Relazione del Comitato provinciale della protezione antiaerea, 360 bombe  nel mare e in campagna intorno a Cagliari, Carbonia, Iglesias e Sestu, che provocano 12 morti e 52 feriti, tra il giugno e il dicembre del 1940. Fatte esplodere mine presso gli ormeggi a Sant’Antioco e Carloforte, mentre è di gennaio il siluramento, a Capo Carbonara, di 2 piroscafi carichi di materiale vario diretti a S. Antioco, di proprietà dell’ACaI:  2 morti tra i marinai fuochisti. E  ancora, il piroscafo San Marco carico di ‘carbone germanico’, proveniente da La Spezia per conto delle FFSS, silurato e affondato presso Capo Carbonara: morti 5 civili e 5 militari, 7 i feriti. Mentre si fa sempre più forte la preoccupazione  per un possibile attacco alla diga del Tirso, che spinge il prefetto a  richiedere alla SES di dotarsi delle  reti parasiluranti, onde evitare  pericoli alla popolazione e  al traffico nord-sud dell’isola, in particolare a quello delle ‘produzione minerarie, che intensamente lavorano per assicurare alla nazione i pochi minerali pur tanto importanti’.
Ed è già grave il bilancio in  provincia, che, ‘nell’anno di guerra 1941′, ‘ha dato alla  Patria, tra ufficiali e truppa, 329 feriti, 183 morti, 213 dispersi,  413 prigionieri’. E poi altri 14 morti e 56 feriti, quasi tutti militari, ancora nei successivi bombardamenti, come si legge in  una successiva  nota prefettizia. E poi la  battaglia di mare tra Sardegna  e Tunisia, con  due mitragliamenti a bassa quota, 1 morto e 3 feriti nel mese di ottobre, seguiti da 6 allarmi aerei  con 4 mitragliamenti a bassa quota  e un bombardamento: lievi i danni. Cosparso di  ordigni il tratto di Capo Carbonara, a  Cagliari si può riprendere  la navigazione, a lungo interrotta, solo dopo il rastrellamento delle  mine sganciate dai sommergibili nemici. Fino al mitragliamento di Serbariu e a quello di Calasetta, nell’isola di Sant’Antioco, che provoca vari feriti.
E’ dall’inizio della guerra che le linee del traffico navale Sardegna-Continente non hanno più regolare corso, saltuaria la  partenza e l’arrivo a Olbia delle navi,  senza orari e giorni prefissati. E la situazione  economica, nell’anno di guerra, segnala una  ‘produzione della Provincia che non basta a questa, tranne che per bestiame, formaggio, vino, mentre per il resto è necessaria l’integrazione dal Continente’. Unica eccezione resta l’Oasi Mussolini, non avendo dato utili risultati i sistemi seguiti per la bonifica dei terreni e per la trasformazione agraria: ‘nessuna bonifica è stata ultimata,  e pochissime sono le terre trasformate a cultura razionale’. Così, non fidandosi dei coltivatori locali, la Bonifica del Basso Sulcis è stata ceduta all’ONC (Opera nazionale combattenti, n.d.a), pur se  la guerra non ha consentito l’inizio dei lavori. Un Ente non sardo e  ben attrezzato, ‘perché il contadino e agricoltore sardo per natura sono apatici e poco o nulla intrapendenti e con scarsissima fiducia nella possibilità della loro terra’.  Contemporaneamente  l’analisi del Prefetto  nella nota al ministro dell’interno, sottolinea  come, su 106 imprese industriali, in maggior parte minerarie, ben 79 hanno la loro sede in Continente, ‘il che importa nessuna o poca utilità economica per la zona di sfruttamento’. E si sente anzi di denunciare, il Prefetto, come ‘la maggior parte dei. minerali vengano inviati grezzi in Continente con richiesta quindi di forti tonnellaggi per i trasporti, particolarmente difficili nell’attuale momento’. Quando sarebbe giusto, esplicitando infine la sua proposta, che venisse ‘costituita in Cagliari una zona industriale, indispensabile sia per la particolare economia industriale della provincia, sia per essere  Cagliari il primo porto verso l’Occidente’.
A seguire, le altre note dolentissime, l’approvvigionamneto dei generi di prima necessità in Provincia, dove già risultano esaurite le scorte di grano, per  effetto dell’annata scadente e per i danni della recente alluvione: ’si invii subito il grano promesso’. E mancano, o arrivano con gravissimo ritardo, il pane, la tessera ne prevede 300 grammi al giorno, 500 per gli operai impegnati nei lavori pesanti, ‘la pasta, la frutta e le patate e il granoturco. E il latte, la tessera ne prevede mezzo litro per ogni tre persone, e il carbone vegetale’. E il sapone e lo zucchero e la carne bovina, fagioli e legumi scarsissimi e cari, tutti beni che arrivano solo dal Continente. Come pure il grano per la semina, ma sempre con grave ritardo e in quantità ridotte. E scarsa risulta l’annata delle olive a Sassari e la produzione di olio, che sarà necessario far arrivare anch’esso dal Continente: dunque, quasi tutto il fabbisogno di patate, verdura  e frutta arriva ormai attraverso le rotte del mare Tirreno. Intanto completamente mancati si registrano gli ammassi al mercato provinciale se, addirittura  anche il formaggio, di cui vi è abbondanza nell’isola, manca  presso i dettaglianti. E manca l’olio lubrificante per le moto aratrici, appena 20 mila i quintali di perfosfati, necessari alla semina,  giunti nell’isola rispetto ai 58mila assegnati dal ministero. E manca il gasolio per i servizi delle Ferrovie Meridionali Sarde e per gli  automezzi addetti al rifornimento alimentare e al collegamento col capoluogo, spesso requisito dall’esercito stesso. Gravissima la situazione, così il Prefetto chiude l’informativa: ‘Resisterò come posso acché il quantitativo messo a disposizione per gli usi civici non venga sottratto dalle  richieste delle  autorità militari’. Impossibilitati i trasporti  per mancanza di  nafta, pur avendone il ministero assegnate 58 mila tonnellate mensili, ‘a gennaio neanche 1 litro’ è giunto, denuncia ancora il Prefetto Leone, in un’isola come la Sardegna sprovvista di strade ferrate per i 9/10 del suo territorio. Così il carbone si trasporta solo dove c’è la ferrovia o, in quantità naturalmente ridotte e in tempi lunghissimi,  con i carri  a trazione animale. Molte miniere hanno ridotto o sospeso l’attività, compresa Carbonia, cui il Duce ha assegnato 6 tonnellate  mensili di nafta, che tuttavia non si riesce ad avere dall’AGIP, il quantitativo essendo  bloccato dalle  autorità militare. Mentre la SES non dispone di quantitativi di  energia sufficiente ai bisogni industriali della  zona, anche per le deficienze dell’impianto di Santa Caterina, a seguito di un guasto alle macchine.  E sono spesso le stesse autorità militari a requisire in zona le verdure e a fare ‘incetta di uova’, ormai sparite in provincia, mentre la Marina di guerra requisisce i pescherecci, provocando una grave  riduzione del pescato.  Il fatto è che il Corpo di armata grava sulla disponibilità dell’isola per quanto riguarda i viveri di prima necessità forniti dalla sussistenza, verdura, uova, patate, ecc. Alquanto pressati, a loro volta,  i militari stessi, se il Prefetto  deve registrare  ‘un vivo malcontento fra le truppe e gli ufficiali  delle divisioni dislocate nell’isola, a causa della  mancata assegnazione dell’indennità di guerra, per dislocamento in zone disagiate e malariche, prive di qualsiasi conforto’.
Di qui la necessità per il prefetto di stabilire a Cagliari, Oristano e Carbonia, dove già si registra un ‘certo malcontento’, rifornimenti a parte per i militari, onde evitare possibili urti con la popolazione  civile. ‘Su ciò ho richiamato l’attenzione del Federale e fatto presente alle autorità militari che, coi trasporti adibiti a uso militare, si dovrebbe far pervenire patate, legumi e frutta di cui la provincia è priva, una volta sbarcati dalle navi provenienti dal continente’.   Fino ad ottenere un ‘grazioso prestito’ da parte dell’esecito di stanza in zona, in favore della popolazione civile.

1 commento

Lascia un commento