Andrea Pubusa
Con questa storia della lungaggine dei processi gli oppositori della novella sulla prescrizione mi ricordano quel negoziante di fronte a casa che una volta mi disse che aveva cambiato la macchina perché aveva bucato. A lui risposi che in quel caso io al massimo cambio la gomma e spesso neanche quella perché la faccio aggiustare.
Che c’entra la prescrizine con la lunghezza dei processi? Nulla. La prescrizione è connessa all’inerzia (si badi: inerzia) nell’esercizio di un diritto o di un potere protratta nel tempo. Ma se un cittadino ha un giudizio in corso vuol dire che lo Stato non è inerte, vuol dire che sta esercitado la sua funzione. Quindi non può esserci prescrizione.
E’ poi veramente stravagante far correre la prescrizione quando gli ulteriori gradi del giudizio nascono da impugnazioni dell’imputato condannato. Qui è proprio il condannato che fa si che il processo duri di più, con gli ulteriori gradi di giudizio. A voler essere coerenti in questo caso si dovcrebbe ammettere (con Davigo) che per limitare il moltiplicarsi dei processi l’impugnazione del condannato, se seguita da apppello incidentale del PM, possa portare anche ad un aggravamento della pena. Sarebbe un bel disincentivo per i condannati con la coscienza sporca. Se invece ad agire è il PM contro la sentenza di assoluzione torniamo al punto precedente. Non c’è inerzia, quindi non può correre il termine di prescrizione.
A me pare dunque che la disciplina attuale potrebbe avere un correttivo solo (come più volte ho detto) nel lasciar correre la prescrizione per i reati lievi, per i quali l’interesse alla condanna è socialmente attenuato o nullo. Non per quelli che più colpiscono la coscienza sociale.
Un altro modo per limitare le lungaggini sarebbe che il GIP facesse davvero da filtro. Nella mia esperienza solo una volta ho evitato il rinvio a giudizio, ma solo perché nel giorno in cui sarebbe stato commesso il reato (insito in una delibera di Giunta) l’assessore da me difeso stava non a Selargius, ma a Bologna. Di là dal mare. Se fosse stato, poniamo, a P. Torres, lo avrebbero rinviato a giudizio! Se non hai una prova schiacciante, vai sempre a finire a dibattimento.
Ma si chiederà: come mai in altri paesi non è come da noi. Il contenzioso è scarso e le decisioni più celeri. In tutta la Francia ci sono meno cassazionisti che a Roma! So di dire una cosa che non dice quasi nessuno perché apparentemente estranea al tema. Perché in altri paesi (penso alla Germania, l’Austria, la Francia) hanno buone amministrazioni. Se voi ci pensate gran parte del contenzioso anche non amministrativo nasce dal fatto che l’amministrazione non è presente e puntuale, non interviene. Pensate a tante controversie in campo edilizio, o anche in materia di confini o fra vicini. Se voi vi recate in caserma per lamentare o segnalare qualcosa vi rispondono che se non c’è una sentenza loro, i carabinieri, non muovono un dito. Ci son state donne ammazzate per l’inerzia dell’Arma: benché pesantemente sotto minaccia, mancava il provvedimento del giudice.
E i funzionari dell’amministrazione? Dicono d’essere terrorizzati dalla Corte dei conti, e per questo, nei casi appena appena complicati, non decidono se non dopo la pubblicazione di una sentenza. Per cui tutto finisce nelle aule di giustizia e la giurisdizione supplisce non solo la politica ma anche l’amministrazione.
Aumentare gli organici della magistratura è essenziale, lo è attrezzare gli uffici giudiziari, ma senza che ognuno prenda a fare il proprio dovere il contenzioso non diminuirà.
La prescrizione con tutto questo non c’entra nulla, non c’azzecca. Quando si buca, bisogna riparare la gomma non cambiare la macchina. E viceversa se questa è vecchia e lenta ce ne vuole una nuova, non basta cambiare le gomme.
1 commento
1 Aladinpensiero
10 Gennaio 2020 - 10:04
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